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 Home page > Attualità > Politica > Maurizio Sacconi, Ministro del terrorismo e del licenziamento

Maurizio Sacconi, Ministro del terrorismo e del licenziamento

In tutte le case esistono luoghi oscuri e sotterranei dove si nascondono le cose ingombranti che servono ogni tanto, e che è bene non diano impiccio nella vita di tutti i giorni.

Ebbene. Anche la storia di questo Paese possiede uno scantinato. Un luogo oscuro che conserva qualcosa di terribile e d'impiccioso. Qualcosa che è rinchiuso a chiave perché pericoloso ma che alla bisogna, in circostanze particolari, può tornare buono.

Il Ministro (?) Sacconi ieri ha deciso che è giunto il momento. E' sceso nello scantinato della storia di questo paese e ha liberato, evocandolo, quel terribile mostro che vi stava rinchiuso: il terrorismo.

E' stata questa l'unica risposta che è riuscito a trovare ai milioni d'italiani che, ancora sbalorditi e scandalizzati, si chiedono come possa essere rilanciata la nostra economia trasformando tutti i lavoratori precari. Licenziabili a volontà. Di fronte all'indignazione, alla protesta, alla rabbia. Ma anche di fronte alla smisurata discussione che si è aperta, il Ministro (?) Sacconi ha pensato bene di tirar fuori il feroce cane da guardia: il terrorismo.

E' un segno dei tempi. Del disfacimento di questa classe politica sfascioleghista, fascista. Padronale nel senso più rozzo, ottocentesco e schiavista del termine. Di fronte alle sfide della modernità queste destre sono state capaci per anni di non fare assolutamente niente. Perché la crisi, ricorderete tutti, non esisteva.

Non per noi, almeno, che eravamo i primi della classe. Sistema solido e sicuro. Liquidità abbondante, lavoro a gonfie vele. Insomma: godetevela.

Poi, in un momento non meglio identificato, all'improvviso l'Italia s'è scoperta non solo dentro la crisi, al pari degli altri; si è trovata proprio nell'occhio del ciclone. Siamo noi i sorvegliati speciali, siamo noi la palla al piede che l'Europa sta tentando di portarsi appresso. E' a noi che qualcuno vorrebbe staccare la spina, perché il nostro tracollo rischia di trascinarne altri.

Proprio come tragicamente avviene nelle scalate d'alta montagna. Il primo che va giù rischia di far precipitare con sè anche i compagni di cordata. E così mentre nell'universo è in atto un riassestamento capitalistico di proporzioni gigantesche che sta alimentando persino una (al momento ancora abbozzata, ma che certamente si approfondirà e specificherà col tempo) critica profonda dello stesso sistema capitalistico, che mai come in questo momento sta rivelando tutta la ferocia della sua ideologia.

Mentre insomma il mondo cerca di capire, di analizzare, senza distogliere gli occhi dal presente e dal futuro, queste nostre destre scendono nello scantinato della storia e ne riemergono con un fantoccio mostruoso solo per tacitare ogni discussione, per impedire l'analisi, per arginare il dissenso devastante che sono riusciti ad alimentare. Guardano al futuro con gli occhi del passato.

Per il Ministro (?) Sacconi, dunque, tutti noi che ci stiamo interrogando sul perché di questa nuova oscenità dei licenziamenti facili, anzi facilissimi, tutti noi che di fronte a quest'ennesima schifezza stiamo gridando chiaro e forte la nostra opposizione, tutti noi che ci sentiamo ancora una volta, ed ancora di più, traditi ed abbandonati da un regime che è stato capace solo di distruggere. Tutti noi stiamo alimentando il terrorismo, anzi, magari siamo noi stessi, di già, terroristi.



Perché non stiamo zitti, perché non rinunciamo alle critiche, perché non ci abbandoniamo al Grande Fratello, perché ci interroghiamo sul futuro nostro e dei nostri figli. Per tutto questo siamo già terroristi, agitatori di quella pace sociale che il regime ha sempre creduto di poter mantenere con il rimbambimento televisivo.

Le insensatezze del gossip, le nottate dei tanti satrapi di regime che, proprio come Mussolini, hanno sempre la luce accesa di notte per dimostrare quanto i tiranni lavorano per il loro popolo, come è ripetuto dai federali di tutti i ventenni.

Ma in realtà, come abbiamo ampiamente capito, solo per vedere bene su quali cosce appoggiare le mani nel vecchio e nuovo ventennio. Ebbene no, signor Sacconi. Nessuno di noi è un terrorista. Nessuno di noi è un violento. Questo gioco non funziona più;

Non riuscirete a distrarci dall'obiettivo fondamentale che è il nostro presente ed il nostro futuro; che è il presente ed il futuro dei nostri figli; che è la possibilità di avercelo ancora, un futuro, di poterci credere e poterlo progettare nel senso dello sviluppo. Non ci tapperete più la bocca con lo spaventapasseri, non ci impedirete di discutere, di pensare, di dirvi in faccia che per l'ennesima volta, avete compiuto una scelta classista, fascista, primitiva. Contraria a qualsiasi ipotesi di reale rilancio progettuale.

E' il solito vecchio gioco del potere. Distrai le masse. Sopratutto, spaventale. Evoca i mostri, intorbida l'acqua. Perché tanto, poi, gli strumenti della repressione stanno tutti nelle stesse, solite mani. In questo gioco i più bravi son sempre i moderati. Meglio. Coloro che hanno sempre brigato per presentarsi come tali. Coloro che hanno frequentato corsi specifici di apprendimento su come riuscire a far finta di essere moderati.

Sono proprio loro che, ad un certo punto, ricevono dal potere l'incarico più prestigioso. Il piano B definitivo. Là dove non arrivano gli strumenti tradizionali, servono misure speciali. Serve qualcuno capace di scendere in cantina, di liberare i mostri.

Stavolta è toccato al ministro (?) Sacconi. Il fedele, scialbo esecutore degli ordini di regime ha finalmente trovato i suoi cinque minuti di tragica celebrità. Ma sappia, il Ministro del licenziamento, che anche noialtri temiamo il terrorismo. Anzi. L'abbiamo sempre temuto. Proprio come abbiamo sempre temuto la violenza. Specie quella strumentalizzata di chi le armi di repressione di massa ce l'ha proprio tutte.

Economiche, mediatiche e materiali.

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