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Marchionne e la globalizzazione

Il referendum a Mirafiori induce ad alcune cosiderazioni.

Il referendum a Mirafiori è stato vinto da Marchionne ma con uno scarto veramente ridotto e con l'apporto del voto degli impiegati che per altro non saranno interessati dai nuovi provvedimenti (e quindi secondo me non avrebbero dovuto votare). Nel clima di ricatto in cui si è svolto il referendum è veramente importante considerare quanti operai abbiano votato no sapendo di rischiare la perdita del posto di lavoro. Questo indica che la dignità e l'orgoglio per alcuni, ancora non hanno prezzo. A me sono venute in mente alcune considerazioni. Non sono un economista ma penso che l'economia mondiale non possa e non debba essere regolata solo dal libero mercato e dalle leggi del profitto, passando sopra i diritti umani e le garanzie e questo non solo per motivi morali ma anche per motivi pratici. Un'industria come la Fiat, non può prenderci in giro dicendo che nel mercato globale il costo del lavoro troppo alto in Italia ci rende meno competitivi. Anche diminuendo i salari degli operai fino all'osso ci saranno sempre altri paesi dove i lavoratori sono pagati ancora meno e sfruttati di più, paesi in cui per la legge del profitto sarà conveniente investire e creare nuovi stabilimenti. In Italia inoltre lo Stato, con un'evasione fiscale altissima, ha appesantito il costo del lavoro di un'infinità di balzelli per cui un operaio costa all'azienda il doppio di quanto guadagna e allora invece di agire sui salari perchè non agire sui costi del lavoro? Non si può pensare di sostenere l'economia solo favorendo i profitti e martellando sempre sulle classi deboli che poi a questo punto sono la maggioranza. Se la domanda interna di un paese crolla per mancanza di denaro da parte delle famiglie, a chi le industrie venderanno i loro prodotti? Chi comprerà le auto Fiat se è già difficile arrivare a fine mese?

La ricchezza concentrata in poche mani non fa la ricchezza di un paese, al contrario un popolo che in media sta bene economicamente è portato ad aumentare i consumi e a muovere l'economia.

La crisi italiana e quella europea non sono solo dovute a contingenze economiche ma anche e forse sopratutto a scelte politiche. I nodi stanno venendo al pettine. Il governo poi ha brillato per il disinteresse con il quale ha trattato il caso Fiat, e non c'era da stupirsene vista la mancanza di attenzione per non dire peggio verso concetti come onestà, solidarietà sociale, legalità, principi costituzionali ecc. Io sono convinta che questo sacrificio chiesto agli operai i cui frutti avvelenati si vedranno nel futuro, non porterà molti vantaggi e comunque è solo questione di tempo perché gli stabilimenti Fiat chiudano, visto che ci sono un'infinità di paesi dove portare la produzione a costi vantaggiosi per la proprietà, ma mi chiedo quando si capirà che proprio in un'economia globale l'unico modo per emergere è quello di fare prodotti esclusivi e di qualità. l'Italia dovrebbe puntare a ciò che di esclusivo possiede e che non è sostituibile in nessun posto e svilupparlo al massimo consentito. Puntare sulla ricerca e l'innovazione campi nei quali siamo il fanalino di coda. alleggerire la macchina mastodontica della burocrazia che frena qualunque sviluppo, eliminare gli sprechi in ogni campo e sconfiggere l'evasione fiscale che fa pagare troppo a pochi e niente a molti. Invece continuamo sulla stada del quotidiano galleggiare sui problemi, tamponando qua e la senza progetti e senza idee. La nave affonda e noi ci preoccupiamo delle tresche del capitano...

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