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Ma il Pd è di sinistra?

Il mio ultimo pezzo sulla probabile (ma conoscendo i dirigenti del Pd, direi sicura) sconfitta del Pd alle prossime elezioni ha suscitato consensi unanimi ma anche vibrati dissensi. Mi spiego meglio: come potete verificare leggendo i commenti, nessuno o quasi mette in discussione che il Pd sia destinato a perdere. Anche fra le mail private non mi è riuscito di beccare uno che accettasse il mio invito a scommettere. E sin qui, tutto normale. Invece una levata di scudi unanime c’è stata a proposito del fatto che ho definito il Pd un partito di sinistra: “Ma sei impazzito?” è stato il commento più benevolo. E va bene: cerchiamo di capirci.

Se dovessimo giudicare il Pd dal punto di vista della linea politica seguita sin da quando si chiamava Pds e non si era ancora fuso con i Dc nel Partito Democratico, non c’è dubbio che dovremmo ritenerlo un partito di destra. Ed anche molto di destra: nella Prima Repubblica (bei tempi!) il Pri di Ugo La Malfa sarebbe stato un partito di estrema sinistra al confronto ed alche il Pli di Malagodi si sarebbe collocato alla sua sinistra.

Anche dal punto di vista del gruppo dirigente e della sua sconnessa cultura politica, dovremmo fare le stesse considerazioni (salvo il fatto che, più che di destra, questi mi sembrano cretini). Ma basta questo per collocare il partito nel continuum sinistra-destra?

Un partito non è solo il suo gruppo dirigente e la conseguente linea politica che persegue. Se fosse solo questo, non avremmo alcuna difficoltà a riconoscere che hanno ragione quelli che sostengono che destra e sinistra sono espressioni che non hanno più senso, data la sostanziale omogeneità del ceto politico attuale. Tutto sommato, la differenza più rilevante fra il ceto politico berlusconiano e quello del Pd è la pratica del bunga bunga.

Ma un partito ed un’area politica non sono fatti solo del loro vertice. Esiste una base di militanti, iscritti ed elettori e qui le cose cambiano. La base elettorale e degli iscritti del Pd è fatta di lavoratori dipendenti (più pubblico impiego che precariato e classe operaia) di orientamento “socialista”. Sottolineo: di orientamento socialista. Lavoratori dipendenti sono presenti anche fra gli elettori del Pdl, della Lega, del M5s e fra gli astenuti, dunque non si tratta solo di una base definibile in relazione alla sua collocazione sociale (che pure è un elemento rilevante), ma anche per la sua cultura politica. E nel Pd c’è una fetta molto larga (anche se non più maggioritaria) di ex militanti del Pci, che ha una cultura politica magari un po’ vecchia, ma indubbiamente di tipo socialista (intendendo con questo termine un’area politica che, sino a trenta anni fa, a livello europeo, includeva sia la componente socialdemocratica che quella comunista). A questo si aggiunge una parte della base (meno “attempata” e più composta di liberi professionisti) di orientamento più “liberal”, e che, ugualmente, potrebbe essere considerata una componente di sinistra, come lo furono a suo tempo gli azionisti (con ben altro radicalismo, va detto), la Sinistra Indipendente, parte degli stessi Pci e Psi e, per certi versi, il Pri.

Anche questa parte della base non apprezza il neo liberismo e guarda ai modelli socialdemocratici del nord Europa. Dunque, nel complesso, abbiamo il paradosso di un partito che ha una base di sinistra estranea (quando non ostile) alla cultura neo liberista, che ha un gruppo dirigente liberista e di destra. Una anomalia, certamente, ma questo non significa che questa contraddizione possa essere ignorata e ridotta con una ascrizione totale del Pd alla destra.

Certo, la base ha sin qui seguito pedissequamente i suoi dirigenti ai quali non ha mai chiesto conto né delle ripetute sconfitte né dell’uso scandaloso delle vittorie dissipate. In questo c’è lo storico atteggiamento fideistico della base del Pci che, talvolta, sfiora la dabbenaggine, ma ciò non cambia nulla nella sua caratterizzazione di sinistra.

D’altro canto, cari amici, dopo il dissanguamento per suicidio di Rifondazione e del Pdci e con il magro risultato di Sel, mi sapete dire dove è finita la base di sinistra che, sino a tempi non proprio remoti, superava il 30% dell’elettorato? In parte essa è nel Pd (quella meno giovane, di lavoratori dipendenti, di ispirazione socialista, più “partitista” ed istituzionale) ed in parte nel M5s (quella tendenzialmente più giovanile, fatta di lavoratori precari, di cultura più libertaria più movimentista ed anti-istituzionale). Un’altra parte si astiene. Ovviamente non mancano giovani precari che votano Pd o vecchi elettori di Rifondazione o dello stesso Pd passati al M5s, ma nel complesso è più o meno questa la divisione della sinistra italiana (intesa come base) con cui dobbiamo fare i conti. A meno che non pensiate che per fare un nuovo soggetto di sinistra occorra reclutare fra i marziani, questo è quello che passa il convento.

D’altra parte, questa liquidazione del problema Pd come semplice condanna del suo “destrismo” sa tanto di rimozione per non fare i conti con il nostro passato. Insomma, i D’Alema, i Veltroni, i Fassino, i Bersani, ecc. e persino i Cuperlo, da dove vengono? E siete proprio sicuri che non si siano portati dietro niente di quella cultura politica?

Il Pci fu un grande partito che ebbe tantissimi demeriti ma più grandi meriti, di quella grande tradizione. Il ceto politico passato per il Pds, poi Ds ora Pd si è portato dietro solo la parte peggiore: l’ottuso burocratismo ma non il senso della politica di massa, la diffidenza verso le novità, ma non la serietà dell’analisi, l’incomprensione del mercato, ma non l’egualitarismo, il moderatismo eccessivo ma non il reale slancio riformatore, una certa propensione al compromesso deteriore ma non l’abilità tattica.

Sono liberisti, ma non hanno dimenticato del tutto lo stalinismo. Questi hanno buttato via il bambino per tenersi solo l’acqua sporca. D’accordo: sono dei personaggi indecenti, di ripugnante asservimento al capitale finanziario ed ai suo grand commis della Bce, va bene. Ma sono anche il prodotto - per quanto degenerato - di quella cultura politica e di quel modello organizzativo che allevava i dirigenti come polli di batteria. E questo è il risultato. Ora, non possiamo far finta di nulla e liquidare tutto con una spicciativa scrollata di spalle ed una rapida etichettatura di destra. Mi spiace, ma dobbiamo riconoscere che sono un prodotto della nostra cucina politica e dobbiamo capire cosa è che non andava bene in quella cucina al punto di far andare a male il tutto.

E, dunque, quello che succede nel Pd non ci può essere indifferente: abbiamo bisogno che si apra un ripensamento profondo, una spaccatura reale nel gruppo dirigente che apra la strada ad un radicale rimescolamento di carte. Da questo punto di vista l’emergere di Renzi è stato potitivo perché ha iniziato a spaccare il gruppo dirigente dando il via ad una competizione reale, ma, nel merito, non è certo Renzi quello che può fare del Pd un partito di sinistra, anzi...

Più che altro una sua segreteria può avviare una decantazione fra le diverse anime del Pd. E non è nemmeno Cuperlo quello da cui sperare un corso positivo: da sempre uomo di D’Alema, in perfetta continuità con quella tradizione tardo-piccista che è sfociata nel corso Pds-Ds-Pd.

Al contrario, mi pare che si possa fare una cauta (ho detto "cauta") apertura di credito a Civati che si presenta come il sostenitore di una maggiore radicalità del Pd che parla esplicitamente di soggetto di sinistra. Dobbiamo dargli atto che sin qui è quello che ha mostrato un atteggiamento molto critico verso il governo ed anche in tema di difesa della Costituzione è quello che ha manifestato le posizioni più decenti del suo partito. Questo non vuol dire che io condivida tutto quello che dice (ad esempio non mi è parsa felicissima una sua uscita sulla questione dell’Imu), ma non c’è dubbio che sin qui ha svolto bene il suo ruolo di “guastafeste” della finta competizione Renzi-Cuperlo.

Considerato che, a differenza di altri, mi pare che non abbia né padri “nobili” né lauti finanziatori, credo che il suo quasi 10% di due settimane fa sia un risultato interessante che segnala come ci sia una parte della base che vuole un Pd più di sinistra.

E per questo spero che l’8 dicembre abbia un risultato ancora più significativo per il quale invito chi mi legge a sostenerlo. Vedremo più avanti che uso farà di questa apertura di credito, ma per ora credo sia il meglio che ci viene offerto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.65) 4 dicembre 2013 18:26

    Saresti più serio nei tuoi giudizi se provassi a definire cosa per te significa sinistra.

    Per quanto mi riguarda mi basta che un partito difenda lo stato sociale, una politica di redistribuzione del reddito verso i più deboli e una politica estera di pace (non pacifista) per poterlo considerare di sinistra.

    L’idea che mi sono fatto leggendoti è che sei affetto dalla malattia più grave che colpisce molti esponenti della sinistra da oltre un secolo: il massimalismo (o estremismo, radicalismo avventurismo, infantilismo e tutti gli ismo che hanno consentito alla destra italiana di comandare sempre, sin dal 1861).

    Come nel ’68 gli extraparlamentari di sinistra sognavano milioni di operai che strappavano la tessera del PCI per correre da loro, così tu ti attacchi a Civati ,che per mero opportunismo personale si è messo a fare il "sinistro", sperando che sia l’inizio della conversione del PD

    Egregio Giannulli il giudizio sul PD è molto più complesso di quanto i tuoi schemini da vecchio comunista possano immaginare.

  • Di (---.---.---.34) 4 dicembre 2013 19:09

    Di sinistra non lo so,

     ma di certo gli affari li sanno fare benissimio (per le loro clientele)

    http://www.lincredibileparlamentoit...

    http://www.corriere.it/opinioni/13_...

    http://www.lastampa.it/2013/10/27/i...

  • Di (---.---.---.96) 5 dicembre 2013 00:03

    "la differenza più rilevante fra il ceto politico berlusconiano e quello del Pd è la pratica del bunga bunga"?  Io non sarei tanto sicuro: tutto sommato, senza per questo volerlo minimamente difendere, B. è stato solo più sfacciato, in linea con il suo primo comandamento: "io sono io, e voi non siete un ...", perciò faccio come mi pare e non devo rendere conto a nessuno.

    Ma chi può dire dall’altra parte come stanno veramente le cose? Chi metterebbe la mano sul fuoco parlando di etica e morale dei PDini?  Forse certe cose sono solo più nascoste.
  • Di (---.---.---.218) 5 dicembre 2013 01:15

    il pd è una corporazione piu’ che un partito.

  • Di (---.---.---.195) 5 dicembre 2013 02:29

    La risposta è semplicemente no. Il PD è uno specchietto per le allodole che serve a far credere al popolo bue che ha vinto la sinistra, mentre la lobby masso-bancaria spenna i sudditi (definiti "cittadini" dalla nostra stampa) di quel poco che gli rimane.

    Alessandro Rossi

  • Di (---.---.---.144) 5 dicembre 2013 18:27

    Giannulli sei sempre il solito arrogante comunista, spari le tue sentenze e non ti sogni neanche lontanamente di rispondere a obiezioni come quella nel primo commento su cosa significa essere di sinistra per un partito.

  • Di (---.---.---.75) 5 dicembre 2013 19:45

    non potendo rispondere a tutti gli interventi che ricevo nei vari blog, rispondo solo alle persopne intelligenti che dicono cose intelligenti. Non è il tuo caso ma era giusto per chiarire

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