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MES, domande e risposte su una commedia italiana

In cosa consiste e a cosa serve la riforma del Meccanismo europeo di stabilità che i non troppo svegli nipotini di Machiavelli tengono in ostaggio da tempo. 

So che il tema è ormai stucchevole e di scarso appeal, ma a volte è utile fare sintesi fuori dal frastuono. Parlo del MES (yawn), questo oggetto di ossessione tipicamente italiana, quindi organico al tipo di dibattito pubblico del paese che analizza il dito fregandosene della luna o del meteorite che diventa sempre più grande all’orizzonte. Un tema che prima o poi troverà sistemazione, immagino.

La storia è nota: la maggioranza pro tempore rifiuta la ratifica (come già accaduto in passato, con altre maggioranze), farfugliando di strumento inadeguato ai tempi, logica “a pacchetto” (cioè levantinismo ma senza l’astuzia negoziale tipica dei levantini), e altre amenità. Vediamo quindi di cosa parliamo, sotto forma di domande e risposte, come già fatto anni addietro ma oggi con riguardo specificamente alla riforma del meccanismo.


La riforma del MES punta a farne lo strumento di backstop del Fondo di Risoluzione unica delle banche. Che significa?
Che l’ESM sarà usato solo come ultima istanza, in caso il Fondo sia esaurito, e il Single Resolution Board non sia in grado di raccogliere sufficienti contributi o prendere a prestito fondi a tasso accettabile da altre fonti.

Ma cosa è il Fondo di risoluzione unica?
È un fondo creato dalla Ue per la risoluzione di banche in dissesto, nel contesto dell’Unione bancaria. È finanziato da contributi del settore bancario, non da soldi dei contribuenti. Nel caso in cui il Fondo sia esaurito, il MES può agire appunto come backstop e prestare i soldi necessari al Fondo per finanziare la risoluzione, e lo fa mediante una linea di credito revolving.

Quanti soldi può prestare il MES al Fondo di risoluzione unica?
Fino a 68 miliardi di euro. Importo che è superiore al livello target del Fondo, fissato a 1% dei depositi assicurati nell’ambito dell’unione bancaria. Se tale linea di credito viene utilizzata, il Fondo di risoluzione unica ripaga il prestito del MES con soldi provenienti da contributi bancari, entro tre anni, periodo che può essere esteso fino a cinque anni.

Ma di che eventualità parliamo, in questo scenario?
Beh, di un evento certamente catastrofico, con fallimenti bancari a catena che ricordano un po’ il 1929 americano.

Un evento probabile?
Al momento non si direbbe.

Allora perché non ratificare la modifica del MES?
Non saprei, bisogna chiedere a chi non intende votare a favore di un qualcosa che oggi è altamente astratto e improbabile. Certo, dato il livello, potrebbe risponderti che proprio per quello è inutile votarlo.

C’è chi dice che il MES servirebbe a risanare le banche di altri paesi europei, a spese dei contribuenti italiani.
Beh, in teoria qualsiasi paese può chiedere fondi per situazioni di criticità, in caso rischi di perdere l’accesso ai mercati, ma non mi pare di vedere oggi alcun sistema bancario devastato, in Eurozona, come invece accaduto alla Spagna ai tempi che furono. Peraltro, il MES si finanzia sui mercati, usando il capitale come garanzia del debito emesso, e al momento i tassi sul suo debito esistente sono superiori a quelli di molti paesi, fatta eccezione proprio per l’Italia.

Che altro cambia, con la riforma del MES?
In essenza, la concessione di linee di credito quando un paese ne ha bisogno.

Quali sono queste linee di credito?
Ce ne sono due, quella precauzionale e quella rafforzata. La prima è disponibile agli stati dell’eurozona con “solidi fondamentali economici”, che potrebbero essere colpiti da shock avversi fuori dal loro controllo. Per la linea precauzionale non serve il famoso o famigerato memorandum d’intesa.

Ma quindi questa linea è senza condizioni attaccate?
Non proprio. Occorre, nei due anni precedenti la richiesta, essere in regola con i parametri numerici “classici” della Ue, cioè un deficit-Pil non superiore al 3%, un saldo di bilancio strutturale almeno pari al benchmark specifico minimo, un rapporto debito-Pil sotto il 60% o una riduzione del medesimo, nei due anni precedenti, al passo medio di un ventesimo l’anno. Inoltre, il paese richiedente deve avere accesso al mercato internazionale dei capitali “a termini ragionevoli” e trovarsi in una posizione esterna sostenibile.

Alla faccia del precauzionale! Ma cos’è, una presa in giro? Se un paese ha queste metriche, vuol dire che non ha bisogno di fondi di questo genere.


Vero, ma in quel caso resta disponibile la seconda linea, quella “rafforzata”. E lì serve un memorandum d’intesa.

Ecco, vedi dove sta la fregatura?
Non mi pare sia una fregatura: se un paese non intende attivare le linee di credito, non lo fa. E trova altre soluzioni. Ricorda che, al nadir della nostra crisi di debito sovrano, il premier Mario Monti fece un punto d’onore di evitare di richiedere interventi del MES. Quindi, non capisco perché non ratificare la revisione: non è che arriva qualcuno “col favore delle tenebre” (o anche no) e trascina gli italiani per i capelli a chiedere il memorandum. E ti aggiungo un’altra cosa: se in Italia c’è gente terrorizzata per il fatto che la richiesta della linea rafforzata è subordinata all’esame di sostenibilità del debito effettuato da Commissione Ue, Bce e MES (la nuova troika), non c’è alcun obbligo a richiedere la linea di credito. Semplice, non trovi?

Ma ho anche letto che la revisione del MES punta a rendere più facile la ristrutturazione del debito pubblico, con le cosiddette single-limb CACs.
Ma quante ne sai! Spieghiamola bene: con le single-limb CACs si prevede che, se una maggioranza qualificata di creditori approva determinate modifiche al regolamento del prestito, queste valgano per tutti i titoli emessi. Questo per evitare situazioni, viste ad esempio con l’Argentina, in cui alcuni speculatori comprano una emissione di debito pubblico a forte sconto e ne rifiutano la ristrutturazione se non a prezzo sensibilmente maggiore di quello di loro acquisto, bloccando tutto il processo. Sono i cosiddetti holdout.

Quindi vedi che si tratta di una novità molto pesante, per noi?
Ma perché dici questo? Siamo forse sull’orlo di un default e di una ristrutturazione di debito? Se non chiediamo linee di credito condizionate rafforzate, non saremo sottoposti al test di sostenibilità del debito e non rischieremo che qualcuno ci chieda di ridurne il valore nominale. Che poi forse ti sfugge che la mistica patriottica, da molti anni prima dell’arrivo di Meloni, dice una cosa molto precisa…

Cosa?
Che bisogna aumentare la quota di debito pubblico in mano agli italiani. Questo però in teoria aumenta la possibilità di interventi successivi non dico di ristrutturazione del debito pubblico ma di “repressione finanziaria rafforzata”, diciamo così. Una specie di corralito, insomma.

Vabbè, ma forse ti è sfuggito che già oggi c’è uno strumento per aiutare l’Italia, in caso di turbolenze sui mercati: è il TPI, Transmission Protection Instrument, della Bce.
Temo sia tu quello a cui sfugge qualcosa: il TPI è avvolto dalle nebbie, serve per proteggere la trasmissione della politica monetaria e non a risolvere problemi fiscali ma soprattutto è uno strumento consegnato alla discrezionalità estrema della Bce, che può accordarlo o meno, fissando le condizioni che ritiene. Dubito fortemente (eufemismo) che lo concederebbero come surrogato di un intervento di emergenza per cause non strettamente di politica monetaria.

Forse il governo punta a usare il MES come strumento espansivo, per dare finanziamenti agevolati…
Veramente non è quello il suo scopo. Il MES nasce come equivalente in Eurozona del FMI, che piaccia o meno. Se ci mettessimo a dargli il ruolo di cornucopia, lasceremmo sguarnito l’ambito degli interventi di assistenza. Che deve essere previsto e codificato. E comunque, te lo ripeto: oggi il debito del MES gira sul mercato secondario a un rendimento che è superiore a quello di tutti paesi europei salvo praticamente l’Italia. Voglio dire che nessuno ha interesse a fargli emettere debito che costa più di quello sovrano nazionale, per erogare “agevolazioni” che semplicemente non sarebbero tali.

Però potrebbe darsi che il governo voglia usare la ratifica del MES per ottenere una riforma del Patto di stabilità e crescita non penalizzante, no?
Può tentare, certamente. Ma in quel caso i nostri eroi dovrebbero spiegare perché ratificare qualcosa che ritengono intrinsecamente malvagio, al solo scopo magari di ottenere due o tre anni di minore pressione sul percorso di riduzione di deficit e debito. Sarebbe la prova che in questa penisola circolano molti nipotini non particolarmente svegli di Machiavelli.

Senti, e la storia del “MES sanitario”?
Ma…ancora?? Parliamo di qualcosa che non esiste più da un anno, e per cosa? Per “ridurre le liste di attesa”? In che senso? E la spesa corrente aggiuntiva così generata come la ripagheremmo, con altro debito “speciale” europeo? Non ti viene in mente che, se la richiesta è questa, finiremmo dritti in un memorandum, con tutto quello che ne consegue? Anche qui, vale la frase finale della risposta di cui sopra.

E quindi, non c’è via d’uscita?
Boh, forse sì, se il governo userà la ratifica come moneta di scambio per una sorta di paracadute sul Patto di stabilità, a valere -curiosamente ma non troppo- sino alla fine della nostra legislatura. Ma in quel caso, ripeto, farebbero la figura dei levantini poco svegli.

Quindi ha ragione chi dice che il governo Meloni punta a proteggersi per questa legislatura e poi il diluvio?
Ma secondo te, il governo Meloni punta a fare solo questa legislatura? Perché, se il beneficio è limitato a questa, si confermerebbe che trattasi di levantini poco svegli. Oppure di gente che, andreottianamente, punta a tirare a campare per non tirare le cuoia. Ma la resa dei conti arriva sempre, persino in Italia. Nel caso di specie, sarebbe la resa dei tonti.

Secondo te, cosa intendeva Meloni quando ha detto che “ci si dovrebbe interrogare sulla ragione per la quale in un momento in cui tutti facciamo i salti mortali per reperire risorse nessuno voglia attivarlo”?
Non saprei: forse voleva comunicarci ufficialmente che non sa di che parla. Però una cosa vorrei dire alla premier: non c’è alcun MES in fondo all’arcobaleno, essendo una istituzione di gestione delle crisi. Il fatto che nessuno lo stia usando indica che, per fortuna, non abbiamo crisi gravi in corso in Eurozona.

Come vedi tutta questa vicenda, quindi?
Come un tipico prodotto italiano: un diversivo ad uso di patetici sfigati (scusa il tecnicismo) divorziati dalla realtà ma convinti di essere dei negoziatori senza eguali.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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