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MATTINO

Mi sono svegliata che ancora era buio; il suono del vento, lí fuori, penetrava familiare attraverso i vetri e le pareti, la sottile linea che separa le mie notti da quel felice giardino. Il tepore del letto ben si confà al graffiante stridore del vento, che scuote le fronde con la veemenza di un mare in tempesta. Avverto le onde rigonfie, grosse nel lento rollio, a sovrastarsi l'un l'altra, fino a infrangere in un prezioso letto di schiuma. 

 Ammirata e sedotta, nella penombra della mia stanza, ho visto quell'immenso mare vivace, animato da forti correnti, come un enorme strano animale che respira e si espande, spavaldo sovrano del suo immenso regno al confine con l'immensa distesa del cielo.

 E sembrava parlarmi, sussurrare in una lingua ancestrale un certo conforto, chiamarmi al risveglio da un mondo in un altro, entrambi reali, con toni avvolgenti e amicali...

Mattina, tra queste mura tranquille, mi raggiunge leggero un lungo nitrito dal campo vicino. Sa di leggero e di fresco, una fragranza dal manto lucente, come quello dello stallone robusto che si aggira nel verde del campo. Ha il collo liscio e diritto, allungato al terreno, e mastica l'erba bagnata di fresco, solitario e tranquillo nel suo territorio. Quando gli passo davanti succede qualcosa ad entrambi: come curiosi turisti ci rivolgiamo silenziosi l'un l'altro, in ascolto, a guardarci. Rimaniamo così per qualche minuto, ogni volta, ognuno dalla sua parte della staccionata: lui lí e io qui, connessi attraverso un sentire che sa di tranquillo e che piace ad entrambi. 

Il cielo si tinge di sfumature rosate, e poi diviene arancione. E illumina i campi ed i vetri delle rade dimore. Quella luce dipinge le foglie con sprazzi preziosi, ed espande il respiro sulle ampie distese coperte di brina: oro in cielo e argento ai miei piedi. 

Appoggio le mani sul muretto muschiato mentre l'aria frizzante raggiunge attraverso le nari il mio corpo, e mi accorgo che sto sorridendo. 

Io mi sento felice.

 

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