• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Moda e tendenze > Lorena Cesarini porta a Sanremo il suo monologo contro il razzismo

Lorena Cesarini porta a Sanremo il suo monologo contro il razzismo

Scelta da Amadeus come co-conduttrice per la seconda serata del Festival di Sanremo, un’emozionatissima Lorena Cesarini si presenta sul palco dell’Ariston: “Sono nata a Dakar e sono cresciuta a Roma, mia mamma è senegalese e mio papà è italiano. Ho una laurea in storia contemporanea, ho lavorato all'Archivio di Stato e poi ho iniziato a recitare, è diventato il mio lavoro. Sono un'attrice”.

 La giovane attrice è arrivata alla notorietà grazie alla serie televisiva Netflix “Suburra”, in cui interpreta il ruolo di Isabel Mbamba al fianco di Alessandro Borghi. Tra le sue passioni anche la moda, che le ha permesso di diventare una delle Muse di Valentino durante la campagna della fragranza Voce Viva.

Su invito dello stesso Amadeus, Lorena racconta un aneddoto legato all’annuncio della sua partecipazione al Festival: «A 34 anni scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante, io resto nera. Fino ad oggi a scuola, all'università, al lavoro, sul tram anche, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo. Invece appena Amadeus dà questa notizia certe persone hanno sentito proprio questa urgenza. Evidentemente per alcuni il colore della mia pelle è un problema, al punto che hanno voluto dirlo a tutti. Vi leggo alcune frasi che sono uscite sui social. La prima: "non se lo merita l’hanno chiamata lì perché è nera". "È arrivata l’extracomunitaria" (che brutta parola). "Forse l’hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori"».

Quando il pubblico le urla «Sei italiana». Lei risponde: «Sì, e ne sono anche molto fiera». E poi risponde agli hater: «Lavare le scale è un lavoro come tanti e non c’è nulla di svilente. Però ovviamente un pochino all’inizio, lo ammetto, ci sono rimasta male perché non ci ero abituata. Mi sono arrabbiata, poi mi è passata. Ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Perché alcuni sentono la necessità di pubblicare certi post? Perché alcuni si indignano per la mia presenza? Perché c’è della gente che ha un problema con il mio colore della pelle? Io ora non sono qui per darvi una lezione, non ne sarei neanche capace. Sono una che legge e che si informa, cerco di chiedermi perché».

Suggestiva anche la scelta di chiudere il monologo prendendo un libro, “Il razzismo spiegato a mia figlia” dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, di cui ha letto alcuni passaggi: qui il video completo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità