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Lo tzunami delle scommesse

Nel 2009 gli italiani hanno investito 54,4 miliardi di euro per tentare la fortuna; a valle di tale stratosferico giro d’affari, lo Stato, mediante lo strumento delle imposte, ha conseguito incassi pari a circa 9 miliardi.
 
Si tratta di notizia indubbiamente clamorosa e che, inoltre, dà l’estro per molteplici e variegati commenti.
 
La riflessione, magari provocatoria, che viene in mente a me è che, forse, non bastavano le disastrose calamità naturali - terremoti, frane, smottamenti e allagamenti – che di tanto in tanto si abbattono e infieriscono sul nostro Paese.
Ora, sembra essersene aggiunta una “nuova”, di carattere sociale, dal nome “passione per giochi e scommesse”, che, è vero, non causa direttamente vittime umane, e però genera effetti e conseguenze, dal punto di vista economico finanziario e per lo stesso equilibrio dei costumi, ben più gravi delle prime, anche perché il fenomeno, chiamiamolo indolore, imperversa non ciclicamente, bensì costantemente e a ritmo inarrestabile.
 
Gli italiani che giocano in modo abituale sono 20 milioni e quindi, lasciando da parte le persone che scommettono di tanto in tanto, nell’arco del calendario verrebbe fuori un investimento pro capite di 2720 euro.
 
Ma, è il caso di soffermarsi su una seconda rilevazione: il nostro Paese è composto, pressappoco, da 22 milioni di famiglie, la qual cosa vuol dire che, in rapporto ai nuclei, il consumo in Superenalotto, Galline dalle uova d’oro, Bingo e Poker on line, ammonta a 2000 euro circa per ciascuno.
 
Si è, dunque, in presenza di una voce di spesa da primissimi posti. Difatti, è sufficiente considerare che, ad esempio, nel Nord Italia il consumo di pane e cereali, non di quisquilie, oscilla intorno a 800 - 850 euro l’anno per famiglia, mentre nelle regioni del Centro, per l’acquisto della carne si consumano mediamente 1300 - 1400 euro.
 
A questo punto, ecco stagliarsi, in lontananza, la suggestiva figura evangelica del “figliol prodigo”, il quale sperperò le sue ricchezze conducendo una vita dissoluta, fra banchetti e escort. L’accostamento può sembrare azzardato, nondimeno, a parer mio, bisogna sperare che non ci si sia “ridotti “ irrimediabilmente ad una collettività che spende e spande con disinvoltura e a livelli esagerati in giochi e scommesse e che si tratti, invece, di una sbandata modaiola e passeggera.

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