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Lo stop di Facebook al gruppo per cambiare la legge elettorale

Quella di Valigia Blu è una lotta, una battaglia che da mesi cerca porre al centro dell’attenzione pubblica diversi argomenti caldi. Partiti con l’intento di far correggere al Tg1 minzoliniano la notizia per cui Mills fosse stato assolto mentre, come sappiamo, l’accusa era stata prescritta, l’ultima battaglia del collettivo guidato dalla tenace Arianna Ciccone assieme a Libertà e Giustizia è quello di spostare l’attenzione sulla legge elettorale, il famoso Porcellum, col quale saremmo costretti a votare se la situazione politica italiana dovesse precipitare definitivamente e si andasse a nuove elezioni. Un sistema, come ormai tutti sanno, voluto da Calderoli - che poco dopo lo definì una porcata – e che non permette ai cittadini di votare il proprio candidato, ma una selezione di nomi, una lista chiusa di nomi decisa a tavolino nelle stanze dei bottoni della politica italiana.
 
Come è scritto sul sito di Libertà e Giustizia “i punti fondamentali della campagna, secondo il presidente onorario di LeG, Gustavo Zagrebelsky sono:
 
1) dire un forte NO “alla spoliazione del diritto di scegliere il Parlamento”
2) “abolire l’assurdo premio di maggioranza col quale si cerca di riformare il sistema politico forzando il sistema elettorale””
 
Una delle caratteristiche di Valigia Blu è l’attivismo online, che però, appena possibile, si trasforma da virtuale in pratico, portando le persone a protestare e confrontarsi in piazze reali. Ma di principio è il web il primo motore delle varie mobilitazioni e, oltre al sito, è con Facebook, in particolare, che il gruppo tesse relazioni e si confronta sui temi più caldi della cronaca quotidiana.
 
Ma proprio un paio di giorni fa Facebook ha privato gli amministratori della pagina Ridateci la nostra democrazia dell’accesso. Quello dello stop alle pagine del più popolare social network al mondo è un problema di cui in rete si discute da tempo. Tante le segnalazioni e le accuse di stop senza motivazioni. Facebook, infatti, non è obbligata a dare spiegazioni del perché una pagina viene chiusa, basta quindi una segnalazione per rischiare di vedersi privati dell’accesso. Spesso, però, si è notato un accanimento verso pagine “sgradite al Governo” come segnala anche Vittorio Zambardino in questo post.
 
Anche noi, quindi, come ha fatto Zambardino e hanno fatto tante altre persone ci uniamo al coro di chi chiede il ripristino della pagina del gruppo, un gruppo che porta avanti una battaglia comune a molte persone. Ma la richiesta bisogna allargarla e chiediamo che da oggi Facebook cominci a motivare la chiusura delle pagine, per rispetto (minimo, almeno) verso tutti i milioni di utenti che permettono a questo social network di esistere!

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