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 Home page > Attualità > Cronaca > "Lo stato trattò con la mafia" - Giovanni Brusca 21/5/2009

"Lo stato trattò con la mafia" - Giovanni Brusca 21/5/2009

A pochi giorni di distanza dalla presa di posizione di Napolitano sulla inesistenza di una questione "doppio stato" in Italia, di una gestione cioè parallela del potere sulla scena pubblica e su un livello occulto segnato da gravissime connivenze fra mafia e Stato, il pentito Brusca ci propone la sua versione dei fatti. Suscitando ben poco interesse nell’informazione pubblica.

Una ricerca a chiave "Brusca" su google news riporta una trentina di risultati riguardo alle clamorose dichiarazioni rilasciate il 21 Maggio dal pentito Giovanni Brusca nell’aula bunker di Rebibbia: praticamente nulla. Fra le fonti più note solo Ansa e Il Messaggero, per il resto solo testate locali siciliane o associazioni contro la mafia.

Alcuni stralci, dall’articolo de Il Messaggero:

"Riina mi disse il nome dell’uomo delle istituzioni con il quale venne avviata, attraverso uomini delle forze dell’ordine, la trattativa con Cosa nostra. [...] Brusca racconta che tra la strage di Falcone e quella di Borsellino «persone dello Stato o delle istituzioni» si erano «fatti sotto» con Riina, il quale aveva loro consegnato un «papello» di richieste per mettere fine agli attentati. Per la prima volta in un pubblico dibattimento, Brusca afferma di aver saputo da Riina il nome della persona a cui era rivolta la trattativa. Ma, quando il pm Nino Di Matteo gli chiede di farlo davanti ai giudici quel nome, Brusca si ferma e dice: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, perché su questa vicenda vi sono indagini in corso e non posso rivelare nulla» [...] Tra l’omicidio di Salvo Lima e quello del dottor Falcone alcuni politici si proposero a Riina per prendere il posto che era stato dell’europarlamentare ucciso. Ma Riina non era soddisfatto, voleva di più. E qualcuno tentò di proporgli anche un contatto con la Lega di Bossi. Ma non so cosa ne fece, perché nel frattempo Riina aveva trovato il canale giusto ed era soddisfattissimo. [...] la strage di Capaci, così come è stata fatta, Provenzano non la voleva, perché lui preferiva che Falcone venisse ucciso a Roma o in altri luoghi, senza fare troppo clamore.A Provenzano non piaceva la spettacolarizzazione degli omicidi, ma condivideva con Riina l’uccisione dei magistrati Falcone e Borsellino"

L’ipotesi del doppio stato, desumibile da un’analisi ragionata e correlazionale sulle risultanze degli atti sui processi per stragi e mafia della prima e seconda Repubblica, trova quindi ulteriore sostegno nella testimonianza di chi, la mafia, è stato.



In attesa di ulteriori aggiornamenti, vi invito a leggere il libro di Roberto Scarpinato, "Il ritorno del Principe" nel quale la questione del doppio stato è analizzata nella sua ormai secolare evoluzione. Come suggerisce il procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo:

"Non è vero che la mafia è quella che si vede in tv, e che i corrotti e i criminali sono una malattia della nostra società. Qui, in Italia, la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere, a parte poche eccezioni (la Costituente, Mani pulite, il maxiprocesso a Cosa nostra). Ricordate il "Principe" di Machiavelli? In politica qualsiasi mezzo è lecito. C’è un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe), ci sono i volti impresentabili di Riina, Provenzano, Lo Piccolo, e poi c’è la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento. Ma il potere è lo stesso, la mano è la stessa. II libro è questo: racconta il fuori scena del potere, quello che non si vede e non è mai stato raccontato ma che decide, fa politica e piega le leggi ai propri interessi. Ci avviamo verso una democrazia mafiosa? Gli italiani possono reagire, è già successo"

Segue il video dell’intervento di Travaglio alla Fiera del Libro di Torino, critico verso l’affermazione di Napolitano e il modo in cui certa stampa ha approfittato per cercare di imporre di riflesso la parola fine sull’idea stessa di doppio stato e screditarne i teorizzatori.


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