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Licenziamenti: muoia l’azienda con tutti i posti di lavoro

Sindacalisti in trance agonistica che dovrebbero tener svegli la notte i propri iscritti

 

Era fatale che il momento arrivasse. Dopo aver bloccato i licenziamenti per lunghi mesi, ora il governo è costretto a rilasciare la molla, e gli effetti si vedranno. Cose che accadono, quando la demagogia scalza la razionalità. Ma c’è ancora modo di ridurre gli impatti più pesanti della rimozione del divieto. Ad esempio, mantenendo la cosiddetta cassa Covid per le aziende che hanno sofferto un calo di ricavi lungo un arco temporale significativo. Questo pare essere l’orientamento dell’esecutivo, a conferma che meglio tardi che mai. C’è tuttavia qualcuno che, in trance agonistico-retorica, si spinge oltre i confini dell’autolesionismo.

Questa mattina il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha deciso di sfoderare tutto l’armamentario del sindacalista arrabbiato. In primo luogo, la classica accusa di intelligenza col “nemico padronale”, all’indirizzo del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Che sin qui non è parso dotato di vista d’aquila ma che evidentemente ha realizzato che il blocco a oltranza dei licenziamenti pone le basi per una catastrofe di rara portata.

Ma nulla rispetto a quella che potrebbe scaturire dalle singolari argomentazioni di Bombardieri, se portate agli estremi. Ribadisco il caveat: ognuno tiene le proprie posizioni e difende la propria parte, per carità. Ma direi che est modus in rebus, come sempre. Sostiene Bombardieri:

Abbiamo chiesto al Governo di prorogare gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti. Ricordo che già oggi è possibile licenziare nel caso in cui le aziende chiudano per fallimento o per fine attività.

Ora, vi prego, qualcuno di voi mi spieghi il senso dell’ultima frase perché io sono preoccupato al limite dell’angoscia. Che significa “già oggi è possibile licenziare nel caso in cui le aziende chiudano per fallimento o fine attività”? A parte l’ovvietà tautologica: quella per cui, quando un’azienda cessa di esistere, i suoi dipendenti cessano di essere tali. E qui, potremmo anche chiedere un parere ad una nota “ovvinionista” da social network, per avere conferma. Difficile sfuggire ad una lettura del tipo “ma che vogliono ancora, ‘sti imprenditori? Già possono licenziare in caso di fallimento o cessazione!”

Ma che intende, esattamente, il numero uno della Uil? Forse che gli imprenditori dovrebbero puntare direttamente al fallimento o alla liquidazione dell’azienda, in caso si trovassero con esuberi? Non è una misura un filo radicale, segretario Bombardieri? Spingiamo gli imprenditori a sentirsi in trappola e chiudere su base volontaria, o a sperare nel fallimento per poter ridurre gli organici, in modo definitivo?

Io spero si sia trattato di un fraintendimento della stampa che ha riportato le parole di Bombardieri. E ribadisco la necessità, peraltro già enfatizzata da quei cattivoni keynesian-liberisti del Fondo monetario internazionale, di erogare sussidi per tenere in vita le aziende che potranno sperare di riprendersi, dopo la pandemia. Ma anche di tutelare i lavoratori che fatalmente perderanno il lavoro. Avessimo fatto così negli ultimi dieci anni con Alitalia, per dire, ora avremmo circa diecimila sereni titolari di vitalizio e comunque risparmiato molti miliardi di soldi dei contribuenti. Magari da spendere in un qualche Piano Amaldi, che so.​

Quello che non si può pensare di fare è di uscirsene con frasi che sembrano un messaggio agli imprenditori: l’unico modo per ridurre il personale, in senso definitivo, è portare i libri in tribunale. Se fossi un lavoratore iscritto al sindacato non mi sentirei particolarmente tutelato, da un approccio biblico del genere. Se fossi meno elegante, parlerei di marito che punta a fare l’estremo dispetto alla consorte.

Foto: Pexels

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