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Libia: tra risoluzioni di guerra e gli affari dell’Eni

Mentre nello Yemen continuano a morire manifestanti che protestano contro il presidente Ali Abdallah Saleh a Sanaa, dove in poche ore son state registrate oltre 30 persone morte e più di cento ferite a causa di colpi d'arma da fuoco sparati contro la folla, e mentre il Giappone continua a vivere la tragedia nucleare che lascerà devastazione ovunque, sia materiale che immateriale; l'Eni che criticava le sanzioni europee contro la Libia sollevando timori e  preoccupazioni per le forniture energetiche italiane,si vede confermati i contratti con la Libia.

''Abbiamo un'ottima relazione con l'Eni, che lavora qui dagli anni '50 ed e' tra le piu' importanti tra le compagnie che operano in Libia'', ecco quanto riportato dall'Ansa .

Queste parole sono state pronunciate dal Ministro del Petrolio libico Shukri Ghanem, definendo l'ad del gruppo Paolo Scaroni ''un amico''. ''Noi - ha aggiunto - svolgiamo un ruolo fondamentale per la sicurezza energetica dell'Italia. Per quanto ci riguarda confermiamo tutti i contratti con Eni, e speriamo che facciano lo stesso''.

Sarà stato un modo per indurre l'Italia a defilarsi dalla risoluzione Onu come poi approvata?

Alla fine della presente riflessione capirete il perché.

Gli affari sono affari, anche e specialmente in tempo di guerra.

D'altronde nel 2008 l'Eni rinnovava le concessioni in Libia per 35 anni e quindi fino al 2045.

Negli ultimi 10 anni l'Eni ha investito 50 miliardi di dollari e dato occupazione a più di 5 mila persone.

I Paesi petroliferi del Nord Africa (Libia, Tunisia e Algeria e Egitto), pur rappresentando meno del 5% della produzione mondiale di petrolio, per l'Eni rappresentano quasi il 35% delle loro produzioni.

Questo quanto sosteneva l'Eni nel 2008.

Inferno si inferno no, nella confusione mediatica di tale situazione, l'Onu ha approvato la risoluzione n° 1973 che prevede una no-fly zone da applicare su tutto il territorio e su tutti i voli, inclusi quelli umanitari; la protezione dei civili, da subito, a Bengasi; il rafforzamento dell'embargo d'armi, ma escludendo esplicitamente una «forza occupante» in Libia.

Ovviamente è tutto un trucco linguistico con cui si maschera il vero intervento militare occidentale in Libia.

Quali accordi sono stati raggiunti per la gestione delle risorse libiche?

Moriranno ancora una volta civili per il potere del capitale.


L'Onu d'altronde è l'Onu. La Carta delle Nazioni Unite nel suo preambolo afferma testualmente che:

Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per che volte nel corso di questa , generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti dì buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune, ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini. 
 

Leggete ora il preambolo della Carta Costituzionale degli Usa:

Noi, popolo degli Stati Uniti, al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all'interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti d'America.

Sembra di leggere la stessa Carta...

Infine dulcis in fundo, ritorna lo spettro delle armi chimiche

Secondo gli Stati Uniti Gheddafi avrebbe armi chimiche. Si tratta di 14 tonnellate di gas mostarda e simili, come ha scritto il 24 febbraio scorso il Washington Times.

Ed Israele in tutto ciò cosa fa? Guarda? Trema? Rilevato che per lo Stato israeliano la presenza di Gheddafi era una sorta di cuscinetto contro l'islamizzazione di quell'area, certamente ora non naviga in acque tranquille.
 
Ma probabilmente si risolverà tutto con qualche bombettina e qualche vittima sacrificale civile, come sempre. Si evita il flagello della guerra come riconosciuto nella Carta delle Nazioni Unite con la solita guerra preventiva, quindi guerra per evitar guerra; avranno già maturato accordi sul futuro governo finto democratico manovrato dall'Onu/Usa/Israele, e chi tremerà più di ogni altro sarà certamente l'Eni perchè così facendo le multinazionali anglo-americane ed in particolare la BP avranno carta bianca per operare in quell'area ove l'Eni ha investito risorse economiche, umane, politiche di ogni natura e la Bp è la principale concorrente diretta del colosso economico italiano.
 
Ecco il perché del rinnovo unilaterale dei contratti con l'Eni da parte della Libia, ecco perché l'Eni muoveva critiche per risoluzione Onu,ecco il perché del ritardo nell'adozione della risoluzione Onu. Ora bisogna solo capire quale accordo economico è stato raggiunto per tener buona l'Eni. 
 
Democrazia? Capitalcrazia!

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