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Libia: "Il figlio di Gheddafi lo processiamo noi"

Il ministro della Giustizia Ali Ashour è stato chiaro: Saif al-Islam Gheddafi, il più celebre e influente dei figli dell’ex leader libico, non verrà consegnato alla Corte penale internazionale (Icc) e sarà processato in Libia.“La legge libica è il corretto sistema giudiziario che dev’essere usato per processarlo” – ha sentenziato il ministro, respingendo la richiesta dell’Icc, che dopo una serie di incertezze e dichiarazioni contraddittorie aveva infine deciso che Saif al Islam dovesse essere processato all’Aja: dove è infatti incriminato (tecnicamente, “ricercato” ) per crimini contro l’umanità.

Saif al Islam, catturato dai ribelli lo scorso novembre, continua a essere in custodia di questi ultimi in un centro segreto di prigionia di Zintan. Su di lui, le accuse di corruzione, omicidio e stupro. Se giudicato colpevole in Libia, va incontro alla pena di morte.

Degli altri due incriminati dall’IccMuammar Gheddafi, come noto, è stato ucciso dai ribelli dopo essere stato catturato vivo mentre il capo dei servizi segretiAbdullah al-Senussi è stato arrestato un mese fa in Mauritania e rischia di essere estradato in Libia.

Le organizzazioni per i diritti umani sono preoccupate.

Il sistema giudiziario libico, infatti, continua a essere praticamente paralizzato e i procedimenti contro migliaia di detenuti, per lo più indiziati di crimini di guerra, devono ancora avere inizio: nel frattempo, la maggior parte di essi è trattenuta instrutture che si collocano al fuori del contesto legale e non ha accesso agli avvocati. Amnesty International teme che i detenuti siano stati costretti a confermare, firmandole o timbrandole col pollice, “confessioni” estorte sotto tortura o coercizione.

Anche di Saif al-Islam si dice che abbia subito maltrattamenti. Per il ministro Ashour, invece, va tutto bene: “Mangia insieme ai suoi secondini ed è in buone condizioni”.

Sempre secondo il ministro Ashour, sarebbero in corso negoziati coi ribelli per trasferire Saif al-Islam dal carcere segreto di Zintan a una struttura detentiva di Tripoli.

Va ricordato che la risoluzione 1970, adottata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 26 febbraio 2011, obbliga la Libia a cooperare con l’Icc. Se Tripoli continuasse a rifiutare, come pare evidente, di trasferire Saif al-Islam all’Icc, il Consiglio di sicurezza potrebbe di nuovo intervenire.

Se ne avesse voglia, ovviamente…

Di voglia di chiamare a rispondere le nuove autorità libiche per il campionario diviolazioni dei diritti umani che stanno avvenendo nel paese, pare essercene poca.

Molta meno voglia di quella che c’è di sottoscrivere accordi con la Libia post-Gheddafi e che ha recentemente portato il ministro degli Interni italiano a Tripoli a firmare un testo il cui contenuto e non è stato ancora reso pubblico.

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