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Liberato l’imprenditore ostaggio dei suoi operai in Cina

Venerdì 18 giugno era volato in Cina per questioni d’affari. La sua intenzione era di recarsi nella sua fabbrica per “tagliare alcune teste” ed invece è stato tenuto in ostaggio dai suoi stessi operai a causa di una disputa su pagamenti arretrati e licenziamenti in atto

È successo a Pechino dove Chip Starnes, quarantaduenne imprenditore statunitense e fondatore della Special Medical Supplies, impresa impegnata nella produzione di forniture mediche speciali è stato liberato ieri dopo una settimana di prigionia.

Il manager ha raccontato di essere stato costretto dalle autorità locali a firmare un accordo con cui ha acconsentito alle richieste degli operai, che chiedevano lo stesso trattamento ricevuto da 30 lavoratori destinati gradualmente al licenziamento. 

Chip è stato tenuto in ostaggio nel suo ufficio da circa 80 persone che gli hanno impedito di dormire e hanno chiuso ogni possibile via d’uscita dalla fabbrica.

 “Mi sento come un animale in trappola: quanto accade è disumano. A partire dal comportamento del governo cinese” ha detto l’imprenditore americano. La mancata liquidazione dei suoi operai e lo spostamento del comparto dell’azienda a Mombai, In India, sarebbero dunque il movente del rapimento.

Tuttavia, le motivazioni che si celano dietro fatti di questo tipo non sono lontani da quello che accade anche in Italia dove lavoratori, sottopagati e costantemente preoccupati di perdere il lavoro, a causa dei tagli o della delocalizzazione aziendali in altri paesi in cui il costo della mano d’opera è molto più basso compiono i gesti più estremi, dal rapimento al suicidio.

 

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