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Levi ci riprova con il ddl sull’editoria e...

...la blogsfera è subito in agitazione.

"Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro." (art. 8, c. 3, prop. legge n. 1269/08, Camera dei deputati).

Non voglio ripetermi. Non vorrei ripetermi… I blogger, salvo eccezioni, non sono coinvolti nella proposta di legge n. 1269 dell’onorevole Levi. O meglio, non tutti! Resta valido quanto considerato in un mio precedente post (qui) e rinvio all’amico SKA che fornisce ulteriori chiarimenti…

Quindi non posso essere d’accordo né con Punto Informatico, né con Valentino Spataro (il link è a un vecchio post) o Luca Spinelli. Tanto meno con Beppe Grillo (ora e prima) o l’esponente dell’Idv Antonio Di Pietro.
E’ Minotti, invece, che mi pare beccare il bersaglio quando, analizzando l’articolo 8, comma 3, della proposta di legge in esame, ammette l’esclusione per la maggior parte dei blogger ma segnala come alcuni (e solo alcuni) potrebbero rientrare nell’ambito applicativo della novella, riferendosi espressamente a blogger come Grillo. Inoltre Minotti, nei commenti intercorsi con Spinelli, spiega immediatamente e intelligentemente come l’utilizzo di AdSense non provoca, di per sé, attività imprenditoriale (non so quante volte ho provato a spiegarlo in giro, sulla rete…).

Se quindi i blogger “tipici”, quelli come la maggior parte di chi legge questo post, resterebbero esclusi (e ancora una volta è opportuno il riferimento al mio precedente post, che richiamo integralmente), una sola domanda resta da porsi: come mai si ripropone questo timore agitando la rete? Forse gente come Grillo non vuole vincoli in quella che, tramite il weblog, potrebbe davvero essere equiparata ad una attività imprenditoriale? Forse è comodo nascondersi dietro agli altri blogger per tutelare se stessi? Forse questa proposta di legge è rivolta proprio a Grillo e pochi altri eletti? O forse, semplicemente, piace alla rete creare scandolo sulla rete?

Non so rispondervi, ma come blogger mi sento di poter fare sogni tranquilli. Buona notte a tutti.

(Luca Lodi - pubblicato sul suo blog il 16 Nov. 2008, ore 23.30)

Commenti all'articolo

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 18 novembre 2008 18:52

      l’intervento di luca lodi sulla futura legge ammazzablogger e’ assolutamente da respingere.
     tralascio il fatto di per se grottesco di difendere un provvedimento del regime governativo attuale in uno dei pochissimi campi in cui non riesce a estendere il suo totalitarismo, ovvero la rete.
     mi limito invece a constatare come in italia ci sia, gia’ da diversi anni, una legislazione relativa ad internet sempre piu’ repressiva e lesiva della privacy, sebbene, nella vulgata ufficiale, per il "nostro bene" e coi piu’ nobili motivi.
     vorrei ricordare il decreto urbani contro il p2p del 2004, il decreto pisanu del 2005 (con obblighi di data retention quasi unici al mondo e stigmatizzati in sede europea), i "filtraggi" del decreto gentiloni del 2007 (che hanno ridicolizzato il governo italiano agli occhi dei provider di mezzo mondo), per non dire della famigerata legge 38/2006 che, col pretesto del pedoporno, ha legalizzato la censura governativa.
     ecco: queste sono alcune delle attenzioni del potere al web: non internet nelle scuole o nelle biblioteche, non l’adsl nei comuni minori, non il wi max libero. no nulla di tutto cio’. quando la casta si muove, specie in italia, e’ solo per censurare, ostacolare, inibire la comunicazione e la conoscenza libera e indipendente della rete.
      questi sono i fatti. e costituiscono la premessa da cui partire se si vuole capire il presente.
     un buon giornalista/blogger dovrebbe, prima di tutto, contestualizzare, ripeto: contestualizzare. altrimenti, nel migliore dei casi, non fa bene il suo lavoro e rende un buon servizio a chi legge.
     ci si dovrebbe porre la domanda: a cosa (e soprattutto a chi) serve una "regolamentazione" del web non richiesta da nessuno se non dalla casta al potere?
     ci si dovrebbe poi domandare in quali paesi attualmente abbiamo "regolamentazioni" del web e scopriremmo che cina e corea del nord sono le piu’ "regolari"...
     con questa legge non migliora la comunicazione, la connessione, la trasparenza.
    il succo di questo provvedimento liberticida e’ che si vogliono estendere le norme penali dei "reati a mezzo stampa" anche ai blog che danno fastidio ai governativi.
     certo, caro luca lodi, non tutti i blog italiani saranno colpiti, anche perche’ sarebbe materialmente difficile. 
     eppero’, basta punire i piu’ seguiti per evitare il sommo pericolo: che la rete si organizzi e si polarizzi intorno a blog importanti. le monadi sparse non fanno paura al potere: e’ il dissenso organizzato e consapevole che terrorizza il regime; di "caio sulpicio. com" anche se scrive che berlusconi e’ un mafioso, non gliene frega a nessuno, perche’ non lo "vede" praticamente nessuno. il problema sorge se lo dice uno conosciuto come travaglio.
     e poi come non notare le evidenti, grossolane analogie del costituendo ROC (il registro di schedatura governativa dei blogger) con l’invenzione di matrice fascista dell’ordine dei giornalisti? l’autore dell’articolo non si e’ mai posto la domanda sul perche’ di tale provvedimento e non ne vede il filo rosso della tradizione? 
     bisogna forse risalire agli obblighi governativi imposti ai pamphlet politici del diciottesimo secolo per evidenziare che sempre il potere cerca di scoraggiare il libero pensiero.
     persino negli usa, che come liberta’ d’espressione sono forse il paese piu’ libero del pianeta, il senatore mc cain tento’, un paio d’anni or sono, di far passare una legge di "regolamentazione" del web: proposta poi cassata, ma laggiu’ hanno il primo emendamento, il freedom of information act e cose del genere, mentre noi, sino a poco fa, avevamo l’influsso vaticano dell’index librorum prohibitorum...come dire: tradizioni libertarie un po’ diverse.
     per queste ragioni mi trovo in totale disaccordo col pezzo di luca lodi. credo che i fatti e i precedenti dimostrino che il pericolo per la liberta’ di espressione c’e’ e ci sara’ sempre e dovunque.
      occorre vigilare, mobilitarsi e combattere per difendere la liberta’ e oggi quella del web e’ tra le piu’ importanti e certo la piu’ sostanziale.
     il pensiero sara’ sempre libero, indipendente e anarchico, come diceva bertrand russell. oppure non sara’. anche se puo’ non piacere al potere di turno. e dobbiamo lottare per questa liberta’. questo e’ tutto.
     


  • Di paolo (---.---.---.153) 18 novembre 2008 22:35

    Non posso accettare alcun tipo di limitazione alla libera espressione con Grilli e Grillini compresi purchè non sia lesiva delle libertà altrui.
    Pertanto non sono d’accordo con la tua tesi.
    Mi sembra che ci si stiano spendendo troppe parole in difesa di questa legge lesiva della libertà di informazione.


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