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Lettera aperta alla giornalista Laura Incremona e al Preside dell’istituto "G. Carducci" di Comiso

Questa lettera, che propongo a un pubblico che la rete la conosce bene, è stata censurata dal sito www.comisoweb.it. È una lettera di protesta nei confronti di chi fa cattiva informazione. Purtroppo, in una realtà piccola come quella del mio paese, l’informazione la fanno in due o in tre, per questo le denunce non arrivano mai. Sono uno studente di Scienze della Comunicazione che sta provando a fare quello che i giornalisti di Comiso non fanno: pura e semplice informazione.

Mi scuso con i lettori per l’eccessiva lunghezza della lettera. Mi rendo conto che non è un testo adatto al web, ma volevo cercare di essere quanto più chiaro possibile. Spero di aver raggiunto lo scopo.

Al preside Corrado Roccaro,
Al consigliere comunale Giuseppe Caruso,
Al segretario dei Giovani Democratici Biagio Guastella,
Alla cortese attenzione di Laura Incremona

Gentili signori,


ho letto con particolare interesse il vostro dibattito nato in seguito all’articolo di Laura Incremona sul Corriere di Ragusa e volevo fare alcune considerazioni sull’accaduto. Facendo un piccolo riassunto della vicenda si possono individuare quattro momenti: l’articolo-denuncia di Laura Incremona; le dichiarazioni del consigliere Caruso che pone alcuni dubbi in merito alla presunta «esiguità dei finanziamenti per potere organizzare dei corsi di formazione per studenti e genitori»; il dibattito squisitamente politico tra Guastella e Caruso; e infine la risposta del preside Roccaro al consigliere Caruso. Tutto questo è stato scatenato da un articolo, che alla luce delle dichiarazioni di Roccaro, fa sorgere molti dubbi sull’attuale stato dell’informazione locale. Nell’articolo di Laura Incremona si legge: «Una ragazza di 17 anni sviene durante la pausa ricreazione a causa della debilitazione fisica. C´è lo spettro dell´anoressia. E’ successo al Liceo Classico "Carducci" di Comiso davanti a compagni di classe e professori. Il docente di Eduzione fisica, il prof. Spataro, ha prestato le cure fino a farla rinvenire. Era pallida, senza forze, per qualche minuto priva di conoscenza. La certezza arriva dalle mezze ammissioni delle compagne: pare che la ragazza stesse seguendo una dieta ferrea, «il totale digiuno»». Personalmente, conoscendo i fatti e i soggetti coinvolti, posso senza dubbio affermare che Laura Incremona non li conosceva, o faceva finta di conoscerli per dare rilevanza al suo pezzo. La ragazza, naturalmente, non è anoressica e posso ipotizzare che non c’è stato nessun tipo di ammissione delle compagne. Qual’ora qualche ammissione ci fosse stata, da laureando in Scienze della Comunicazione, avrei valutato bene la fonte. Un giornalista non può mettersi nelle mani di alcune ragazze di sedici anni ma non può neppure screditarle, stiamo parlando pur sempre di testimonianze (nel caso in cui ci fossero davvero state). Da giornalista, penso che sarebbe stato più utile e produttivo parlare con i genitori della ragazza prima di fare una diagnosi medica su una ragazza minorenne. Ecco, penso che per fare buona informazione bisognerebbe informarsi, conoscere le fonti e magari dire i fatti senza colorarli troppo. Ma non è finita, purtroppo. Dall’articolo del "Corriere di Ragusa" si evince che il preside Roccaro ha dichiarato: «Non è la prima volta che qualche ragazza svenga a causa del digiuno reiterato. I modelli femminili massicciamente proposti dai media non danno tregua, ed i nostri giovani assimilano qualunque messaggio senza filtri psicologici. Ho proposto già da tempo dei corsi di formazione in merito all’alimentazione, ed ancor più in merito ai suggerimenti comportamentali da offrire ai genitori. Ma come si sa, i finanziamenti alle scuole sono stati fortemente ridimensionati e i margini di movimento sono ormai minimi». Quando ho letto le parole del preside mi sono meravigliato: ho frequentato quel liceo per cinque anni, tutt’ora mantengo i contatti con alcuni docenti e alunni, e so benissimo che in quella scuola non c’è mai stato nessun caso di svenimento per «digiuno reitarato». Se, invece, si parlava delle ragazze di tutto il mondo, sarebbe stato meglio specificarlo. Dall’articolo in questione, e in particolare dalle parole del preside Roccaro, sono sorte le polemiche del consigliere Caruso e, quindi, il curioso siparietto politico tra il cosigliere del Pdl e il segretario dei Giovani Democratici Biagio Guastella. Non voglio addentrarmi sulle polemiche fatte dai due perchè non sono preparato in materia, ma anche perchè la lettera aperta scritta dal preside Corrado Roccaro fa perdere di credibilità la causa delle polemiche, cioè l’articolo di Laura Incremona: la giornalista dice che la ragazza è anoressica e continua scrivendo che il preside ha dichiarato di non avere finanziamenti per organizzare dei corsi di formazione; dal canto suo, il preside dice: «Innanzitutto mi preme chiarire che l’alunna di cui inopportunamente si è scritto non è affatto anoressica e gode di ottima salute» e prosegue illustrando tutte le iniziative realizzate dal liceo: «L’anno scorso nel nostro Istituto è stato realizzato un progetto che vedeva impegnati genitori e alunni su tematiche quali il disagio scolastico e sociale, l’uso dell’alcool e delle droghe, ed inoltre che è attivo un servizio chiamato C.I.C. (Centro Informazione e Consulenza), molto utilizzato dagli studenti, che vede la presenza e la preziosa collaborazione di una psicologa. Le comunico, altresì, che si realizzano annualmente progetti inerenti l’Educazione alla salute, alla legalità, alla raccolta differenziata dei rifiuti, alla sana percezione e gestione del proprio corpo, alla donazione del sangue e degli organi ed ancora tanti altri progetti idonei alla crescita umana e culturale dei ragazzi». La lettera del preside prosegue senza mai citare quello che, probabilmente, è stato dichiarato alla giornalista: la mancanza di fondi.

Concludendo volevo spiegare quali sono, secondo me, i veri problemi dell’istituto statale di scuola superiore "G. Carducci". I docenti, di cui tanto si vanta il preside Roccaro, sono preparati nelle loro materie ma molti non sono formati all’insegnamento. In quel liceo mi ricordo di docenti che entravano in classe e, al posto di fare lezione, raccontavano le loro vacanze; c’è chi ha alcuni problemi di autostima; chi ha perso ogni genere di dignità e chi invece è arrivato ad alti livelli di comicità. Nella sua lettera aperta, il preside scrive: «A scuola che mi onoro di dirigere, per i risultati eccellenti , le attività che annualmente svolge, la serietà di tutto il personale impegnato, si pone sicuramente ai primi posti in provincia e nella Regione Sicilia». Una persona che non ha mai frequentato quella scuola potrebbe crederci, e questo è male. Purtroppo non è come dice il preside, in particolare quando si parla di «serietà del personale impegnato». Naturalmente non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma la rappresentanza di docenti che non sanno insegnare è davvero elevata al liceo "G. Carducci". Mi meraviglia la difesa agli insegnanti del mio amico Biagio Guastella, con il quale ho passato cinque anni della mia vita nello stesso istituto: mi piacerebbe avviare un dibattito con lui sull’argomento. Infine, volevo invitare Laura Incremona a fare delle scuse ufficiali alla ragazza e ai suoi genitori, in modo da mettere la parola "fine" su questa storia che non ha fatto altro che raccontare delle favole alla gente. Le persone vogliono ascoltare i fatti, vogliono leggere le inchieste, per questo mi piacerebbe leggere sul Corriere di Ragusa una bella inchiesta sui docenti del liceo "Carducci". 

Volevo terminare la mia lettera citando le parole, molto interessanti, di uno psicologo che ho avuto modo di conoscere a Perugia, e che parla di formazione, quella dei formatori però: « [..] Perdere il controllo sui "formandi" equivale, comunemente, a diminuire una funzionalità operativa della propria azione. La "de-ruolizzazione" si pone l’obbiettivo di sciogliere questa equazione. Infatti il controllo interpersonale non è mai unidirezionale: il controllore è controllato dalla sua stessa ossessione di controllare; inoltre, il voler controllare non è relazionalmente formativo: è un’impostazione che impedisce l’apertura intercontestuale e promuove la paura ed il conformismo. [..] Tra i fattori che diminuiscono le potenzialità di azione e di interazione dei formatori, non va dimenticato, comunque, quello derivante dalla loro eccessiva "ruolizzazione" degli atteggiamenti e dei comportamenti. La "ruolizzazione" può diventare una vera e propria "sotto-cultura" locale, statica ed angusta. Essa può arrivare a coincidere con il contesto relazionale degli insegnanti e dei formatori. Queste vere e proprie "deformazioni professionali" sono ovviamente tramandate e date in dotazione da una generazione all’altra, insieme ai necessari bagagli di esperienze e conoscenze, così da essere difficilmente separabili.

Ecco perchè non si può fare appello unicamente ad un aggiornamento esclusivamente contenutistico degli insegnanti. Il bagaglio di conoscenze necessario indubbiamente cresce, ma se non sono accompagnate da una preziosa "de-ruolizzazione", le stesse conoscenze possono diventare un fardello pesante, che blocca il cambiamento ed il movimento per ristrutturare lo sfondo professionale dal quale emerge la quotidianità del lavoro. La "de-ruolizzazione" è, inoltre, indispensabile per quel processo, assolutamente imprescindibile per l’insegnamento, che Pask chiama il "teach-back". Questo processo è così sintetizzato: ’non si insegna se al contempo non si impara; non si impara se al contempo non si insegna...’ [..] ». (Marco Milella - "La rete nascosta" pp. 171, 202, 203)

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