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Legge elettorale: accordo politico in dirittura d’arrivo?

Dalla stampa giungono informazioni sui progressi in atto riguardanti le modifiche all’attuale sistema elettorale.

Gli accordi in corso su “premio di governabilità” (12,5%) e quota minima di sbarramento (5 o 4%) per l’accesso al Parlamento sembrano accettabili, considerate le circostanze avverse, per niente premianti, che condizionano l’attività delle forze politiche attualmente in campo.

In una fase storica italiana nella quale si sente il bisogno di ricambio di uomini nei due rami del Parlamento, l’elezione tramite collegio uninominale è il sistema che meglio risponde alle esigenze di efficace rappresentanza.

Il collegio uninominale azzera tutte le negatività legate al micidiale sistema delle preferenze (finanziamento occulto, corruzione, accordi non finalizzati al bene pubblico). Le preferenze creano un sistema di sudditanza dell’eletto che va oltre il momento elettorale e proietta le sue nefaste conseguenze sull’intero lasso temporale del mandato parlamentare.

Il collegio uninominale impone ai partiti politici che si presentano alla competizione elettorale alla scelta obbligata, non eludibile, degli uomini migliori, per capacità, competenza, moralità. Questi, con l’elezione, saranno attenti alle vicende nazionali ed europee, senza mai dimenticare il rapporto fecondo e indissolubile con il territorio di riferimento che di fatto li legittima.

Ovviamente sarebbe auspicabile dimezzare da subito il numero dei parlamentari. Non so se l’intervento sia possibile tenendo conto del tempo disponibile da qui alle elezioni del 2013 e della sensibilità e determinazione delle forze (o debolezze) politiche di assumere questa opportuna modifica all’impianto parlamentare, più volte richiesta e sollecitata.

Del finanziamento pubblico ai partiti, sotto le più svariate forme, non si ha voglia di parlare e resta fuori dagli argomenti pregnanti in discussione. Il tema per le forze politiche è diventato un tabù, prescindendo scientemente dalla volontà contraria di quasi tutti gli italiani e dallo specifico pronunciamento degli stessi a mezzo referendum. Della questione si occuperanno altri in un incerto futuro.

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