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Le tv commerciali stanno uccidendo la televisione

Le TV commerciali sono sempre state dipendenti dai clienti che pagano la pubblicità che trasmettono. 

Ciò che conta più di tutto nelle trasmissioni che diffondono è la ricerca costante dell'audience (che consente agli sponsor di avere una garanzia diffusa di visibilità dei loro prodotti e/o servizi) perché se non ci riescono rischiano di perdere il sostegno finanziario di quei clienti che le usano per farsi pubblicità. 

Quindi la qualità dei programmi, i contenuti e la verità di ciò che viene propinato dai loro canali appaiono secondari rispetto a questo aspetto fondamentale per la loro stessa sopravvivenza. 

Non è un caso infatti che la provocazione ad oltranza, il trash, il lavare i panni sporchi in pubblico, la disinformazione e la mediocrità come valore base per qualsiasi conduttore (salvo qualche rarissima eccezione) regnino sovrani in quelle emittenti. 

Di conseguenza, pur di mantenere alti o incrementare i dati di ascolto, è meglio dire una bugia che la verità, è preferibile diffondere uno scandalo in diretta che garantire il rispetto dovuto alla privacy delle persone coinvolte, è prioritario alimentare i litigi e gli scontri verbali e diffondere soltanto i dogmi del neoliberismo e della propaganda yankee evitando di dare troppo spazio (che si riconosce unicamente per dare una parvenza di pluralismo di facciata ma non di sostanza) a chi li mette in discussione. 

Risultato: una TV generalista alla quale si è purtroppo accodata integralmente da tempo anche la TV di Stato (già lottizzata dai partiti) che risulta di uno squallore impressionante e che è incapace di rinnovarsi e di proporre programmi davvero interessanti e divertenti perché limitata dagli stessi elementi che la mantengono in vita, ovvero la pubblicità e gli sponsor. 

Non è un caso che sempre meno gente guardi la TV e/o non segua più programmi che ormai sono un vero e proprio insulto all'intelligenza.

 

Yvan Rettore

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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