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Le performance dei sindaci incumbent

Le recenti elezioni amministrative hanno messo alla luce una situazione piuttosto nuova nel panorama italiano: la carica di sindaco uscente (incumbent) in molti casi non costituisce più un valore aggiunto nell’ottica di una riconferma del mandato.

La figura del sindaco, in Italia, è certamente quella del politico/amministratore più vicino – anche materialmente – ai cittadini e ai loro problemi quotidiani più “immediati” (la viabilità, la manutenzione delle strade, la nettezza urbana, etc). La sua elezione dipende, in misura notevole, dalla fiducia che gli elettori ripongono nel candidato, più che dalla sua appartenenza politica; questo spiega bene come mai delle città che in occasione delle elezioni nazionali votano compattamente per uno schieramento talvolta eleggano – anche a breve distanza di tempo – un sindaco di “colore” opposto.

demopolis voto sindaci 300x200 Le performance dei sindaci incumbent

Un recente sondaggio Demopolis mostra i fattori che hanno inciso sulla scelta degli elettori alle recenti Amministrative

Quanto detto ci aiuta a comprendere come mai, di norma, la carica di sindaco uscente risulta spesso un vantaggio decisivo in sede elettorale: a meno che sindaco e giunta comunale non si siano distinti in negativo o siano stati coinvolti in qualche scandalo, la tendenza degli elettori è, nella maggioranza dei casi (e a prescindere dal colore politico) quella di riconfermare il sindaco uscente.

Tale tendenza è stata riscontrata anche nei comuni capoluogo, fino a poco tempo fa. Il seguente grafico mostra come, dal 2007 al 2011, su 49 sindaci di comuni capoluogo ricandidatisi per un secondo mandato, ben 36 (il 73%) siano stati riconfermati. Ed è proprio questa tendenza ad essere stata messa in discussione dalle più recenti tornate elettorali.

grafico incumbent Le performance dei sindaci incumbent

Sia nel 2012 che nel 2013, infatti, i sindaci dei capoluoghi in lizza per un secondo mandato si sono visti riconfermare dai cittadini solamente in un caso su due. Certo, il campione non è numericamente molto consistente, e una conferma più solida potremmo averla forse solo nel 2014, quando andranno al voto molti altri capoluoghi; ma che questa sia una tendenza di cui tener conto è dimostrato dal caso di Roma, dove per la prima volta dal 1993 (anno in cui fu introdotta l’elezione diretta dei sindaci) il sindaco uscente non è stato riconfermato, pur giungendo al ballottaggio – peraltro da inseguitore.

Le ragioni di questa inedita “precarietà” dei sindaci uscenti vanno ricercate, probabilmente, nell’alto tasso di sfiducia che ha colpito la politica negli ultimi anni e che si è ulteriormente aggravata con la crisi finanziaria che ha colpito il nostro Paese dal 2011. Il quadro politico ha subìto una destrutturazione che ha visto nuove forze affiancarsi (o in certi casi sostituirsi) alle due forze “classiche” del bipolarismo italiano; l’affluenza ha fatto registrare un forte calo quasi ovunque. Inoltre, il taglio dei trasferimenti agli enti locali e i rigidi vincoli del patto di stabilità hanno “legato le mani” alle amministrazioni comunali, che in molti casi hanno dovuto limitarsi ad un’amministrazione di “basso profilo” non potendo far ricorso alle risorse economiche necessarie ad attuare i loro programmi elettorali.

Va detto, però, che questa tendenza sembra riguardare i soli comuni capoluogo. Se andiamo a guardare i risultati dei sindaci uscenti che si sono ricandidati nei comuni superiori (non capoluogo) andati al voto negli ultimi tre anni, infatti, possiamo notare come l’esito delle amministrative 2013 mostri addirittura un’inversione di tendenza (in positivo) nel tasso di riconferma, che in quest’ultima tornata è stata pari al 69%* contro il 57% del 2011 e il 46% del 2012.

* Non sono considerati i comuni superiori della Sicilia, molti dei quali andranno a ballottaggio domenica e lunedì prossimo.

 

(grafico a cura di Roberto Mincigrucci)

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