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Le mafie... non esistono

Si è tenuto a Rocca di Papa l’annuale seminario organizzativo, a cui ho partecipato, di Libera, l’associazione contro le mafie presieduta da don Luigi Ciotti. L’incontro di quest’anno aveva come tema “Conoscere i territori, conoscersi nei territori”.

E stato fatto il punto sullo stato di salute di un’associazione in forte crescita, come numero di associati e come numero di realtà territoriali in cui è presente. E come tutte le associazioni in forte crescita sono stati evidenziati i problemi che questa crescita ha comportato e comporta. Di tali problemi vi è stata piena consapevolezza e sono state avanzate anche delle proposte per affrontarli nel modo dovuto.

Ma, anche se le questioni interne, quelle organizzative, hanno oggettivamente assunto un notevole rilievo, in alcune relazioni sono state affrontate problematiche diverse, inerenti lo “stato di salute” delle mafie ed alcune caratteristiche che il fenomeno mafioso assume in certe regioni dove la mafia… non esiste. O meglio in certe regioni dove alcuni sostengono o sostenevano l’assenza delle mafie ed anche in seguito alle attività di Libera è cambiato il modo di considerare la criminalità organizzata in quei territori.

E’stata analizzata la situazione di tre regioni, in particolare, la Lombardia, la Basilicata e l’Abruzzo, in quest’ultimo caso rivolgendo l’attenzione prevalentemente su L’Aquila, prima e dopo il terremoto.

Il “viaggio” iniziale tra Lombardia e Basilicata ha avuto un significato ben preciso. Infatti il capoluogo della prima, Milano, è stata la città dove nel marzo dell’anno passato si è svolta la consueta giornata della memoria, giornata in cui con varie manifestazioni si ricordano le vittime delle mafie, e il capoluogo della seconda, Potenza, è la città dove il 19 marzo prossimo si terrà la giornata della memoria per il 2011.

Per quanto concerne la Lombardia, dove la mafia era “invisibile” è stato esaminato quanto avvenuto in un anno nel corso del quale le motivazioni che spinsero Libera a decidere di scegliere Milano, per il suo principale appuntamento annuale, si sono tradotte in avvenimenti molto concreti che hanno dimostrato l’esistenza delle mafie anche in quella regione: soprattutto numerosi arresti che hanno testimoniato la presenza molto attiva soprattutto della ‘ndrangheta. Altre indagini della magistratura hanno ancor più evidenziato l’esistenza di quella che don Ciotti da alcuni anni ha chiamato la quinta mafia, la mafia dei colletti bianchi, la mafia degli affari e degli appalti non certo “puliti”, spesso in connessione con il fenomeno della corruzione. Una mafia che raramente si traduce in atti violenti, nella presenza di “morti ammazzati” o di vere e proprie stragi che caratterizzano e che, soprattutto hanno caratterizzato, in primo luogo in certi periodi ben precisi, le altre mafie.

La quinta mafia quindi un mafia “non violenta” ma ugualmente molto pericolosa. Di qui, tra l’altro, l’attenzione da parte di Libera nei confronti della corruzione che si è tradotta in una vera e propria campagna, contraddistinta in particolare dalla raccolta di un milione di firme che verranno consegnate al presidente della Repubblica, finalizzata all’adozione di iniziative, legislative e non, rivolte a ridurre la diffusione della corruzione nel nostro paese.

Poi la Basilicata, dove la “mafia non si chiama mafia” e dove per molti anni l’impegno di quei pochi, che tendevano a richiamare l’attenzione della popolazione e delle istituzioni sul fatto che anche la regione lucana era tutt’altro che esente dal fenomeno mafioso, fu contrastato anche duramente, talvolta deriso. Oggi soprattutto grazie a Libera, e ovviamente alle indagini della magistratura, è cresciuta la consapevolezza che in Basilicata sono presenti, e non in misura secondaria, le mafie. La prossima giornata della memoria rappresenterà senza dubbio un ulteriore passo in avanti per diffondere la consapevolezza tra i lucani, e non solo, che le mafie sono presenti, in forme anche molto diverse, in Basilicata, come in altre regioni dove si crede o si fa finta di credere che le mafie non esistono.

Da qui all’Abruzzo e a L’Aquila il cammino è breve. E proprio L’Aquila è stata la terza tappa del viaggio nei territori dove le mafie “non esistono”, effettuato nell’incontro di Rocca di Papa. Per quanto riguardo L’Aquila è stato innanzitutto rilevato come le mafie esistessero anche prima del terremoto, pur se, anche in questo caso, i pochi che sollevarono il problema furono presi per “matti”. Come lo furono considerati, almeno inizialmente, i pochi aderenti a Libera che si sforzavano di evidenziare che le mafie erano presenti fin dai giorni successivi al terremoto. Quanto rilevato in precedenza da Libera Abruzzo fu preso in considerazione solo quanto emerse l’indagine di Firenze nei confronti della “cricca”, che coinvolse anche alcune parti degli stessi vertici della protezione civile. E a proposito della situazione che ha caratterizzato L’Aquila, prima e dopo il terremoto, Libera ha elaborato un vero e proprio dossier che è stato presentato proprio a Rocca di Papa, consultabile anche sul sito www.site.it. Tra i diversi aspetti molto interessanti del dossier vi è anche la descrizione di quanto L’Aquila sia stata “militarizzata”, soprattutto da ambienti dei vertici della protezione civile, fatto che ha impedito o quanto meno fortemente ostacolato il controllo democratico su quanto avveniva di “poco pulito” dopo il terremoto. Sono quindi contenute nel dossier informazioni ancora quasi del tutto sconosciute nel nostro paese “grazie” soprattutto al ruolo che non hanno svolto i principali mass media.

Un incontro, pertanto, molto importante, quello di Rocca di Papa, per Libera, anche in preparazione della ormai prossima giornata della memoria di Potenza, alla quale invito tutti a partecipare. Ricordare le vittime delle mafie è più che doveroso, anche se alla memoria devono seguire i fatti, impegni concreti, che, generalmente contraddistinguono l’associazione presieduta da don Ciotti, spesso, peraltro, apertamente e duramente contrastata dalle mafie.

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