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Le lacrime di una bambina che donna non sarà mai: il futuro interrotto dall’infibulazione

Ogni anno, due milioni di bambine sono sottoposte a questo rito disumano che consiste nella mutilazione degli organi genitali. Considerato alla stregua di un rito di iniziazione, non è mai stata menzionata da alcuna religione, ma laddove non arriva la sfera religiosa, giunge l'ignoranza e le sue vittime sono sempre più numerose. In molti, se non in tutti, i paesi coinvolti in questa pratica, infatti, si lascia intendere che sia la religione ad imporla, specialmente nei paesi confessionali musulmani in cui ciò viene fatto credere a chi non sa leggere l'arabo coranico. “L'unico pericolo sociale è l'ignoranza” avrebbe detto Victor Hugo. Come dargli torto.

Waris Dirie, ambasciatrice ONU per la lotta contro l'infibulazione ed in primis vittima di tale pratica, racconta nel suo libro: 

le vittime vengono mutilate con utensili d'uso comune, quali lame di rasoio, coltelli, forbici, o, peggio, con schegge di vetro, pietre appuntite o persino a morsi. Invece di diminuire, il numero delle ragazze che vengono mutilate (dai 3 ai 14 anni) aumenta. Molti africani emigrati in Europa o negli Stati Uniti non hanno abbandonato questa consuetudine. Con l'infibulazione la donna viene privata del piacere sessuale, quindi anche del desiderio, mentre la cucitura della vagina, serve a garantire la verginità, assimilata alla purezza. Le vergini sono un bene prezioso in Africa ed è questo uno degli inconfessabili moventi dell'infibulazione: mio padre poteva ricavare un ottimo compenso dalla vendita delle figlie belle e vergini.

È un fenomeno, dunque, che ha varcato i confini dei paesi d'origine, è immigrato insieme alle persone che, nella loro valigia ricca di speranze per un futuro migliore altrove, vi hanno riposto la loro cultura. Anche la sua parte più nera.

Neanche l'Italia è stata risparmiata da questa pratica e sono sempre di più le bambine, figlie di immigrati, che devono subire tale barbaria. Sta divenendo quindi un problema interno, che come tale non può essere sottovalutato, motivo per cui già l'anno scorso il Parlamento Europeo ha dichiarato le mutilazioni genitali femminili come “violenza che per nessuna circostanza può essere giustificata nel rispetto delle tradizioni culturali di vario genere o di cerimonie di iniziazione”.

E, arrivando a casa nostra, Plan Italia ha lanciato una petizione che, una volta accettata dal governo, possa far valere sanzioni per chi pratica mutilazioni genitali e assistenza sanitaria gratuita alle bambine e alle donne vittime di tale sopruso.

Tiziana Fattori, direttore nazionale di Plan Italia, ha dichiarato in una recente intervista che qualche passo in avanti si sta facendo, per esempio in Guinea Bissau, paese in cui il 49 % delle bambine è vittima di questo fenomeno, Sawandim Sawo, che ha praticato le mutilazioni per 18 anni, grazie agli interventi di Plan Italia, ha smesso di farlo perchè non si rendeva conto dei gravi problemi di salute che creava. Qualche altro passo potrebbe essere fatto, e io aggiungerei qualcosa in più di qualche piccolo passo. Anche solo firmare la petizione, che per farlo non bisogna neanche muoversi di casa. Con il risultato che, per chi ne gioverà, sarà una corsa, una corsa felice verso la libertà dalle azioni dettate dall'abominio della mente umana.

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