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Le emozioni degli adulti viste dai bambini

A sei mesi di vita già riconosciamo felicità e rabbia, capaci di interpretare in modo distinto quello che vediamo e quello che sentiamo intorno a noi

“Cosa penserà? Cosa avrà capito? I bambini capiscono le emozioni degli adulti?” ci domandiamo spesso osservando bambini molto piccoli che ci guardano e ridono o piangono anche a minime variazioni espressive del nostro viso.

Uno studio apparso su PlosOne, condotto da un team di ricercatori del BabyLab dell’Università di Ginevra, è riuscito a capire qualcosa in più del mondo dell’apprendimento dei bambini. Hanno dimostrato che già a sei mesi di vita sono in grado di riconoscere le emozioni di felicità e rabbia, interpretando in modo distinto stimoli visivi e uditivi.

I protagonisti della ricerca sono ventiquattro bambini di sei mesi di età, coinvolti in un esperimento che si suddivideva in sei sequenze. Nella prima, ai bambini veniva proposta una voce neutra per due volte di seguito. A seguire, nello stesso momento, due visi con un’espressione felice e arrabbiata. Questa prima parte aveva l’obiettivo di creare una sorta di familiarità con quanto sarebbe stato poi proposto ai fini dello studio. Sono seguite infatti quattro differenti sequenze di voci e visi che esprimevano felicità o rabbia.

I bambini quindi capiscono le emozioni degli adulti guardando un viso? “Nell’ipotesi che i bambini di sei mesi siano capaci di riconoscere le emozioni in modo chiaro, sarebbero in grado di mettere in relazione una voce che esprime felicità a un viso felice: la felicità è la prima emozione che i bambini distinguono fin dai primissimi mesi di vita” scrivono i ricercatori.

“Ci aspettavamo, quindi, che l’espressione di un volto felice fosse più facile da trasmettere rispetto a un volto arrabbiato”. Tuttavia, il team svizzero ha rilevato come i bambini guardassero più a lungo un viso arrabbiato, osservandone soprattutto la bocca, se prima avevano ascoltato una voce che esprimeva allegria. Un risultato che denota un maggiore interesse per la novità e che – per la prima volta – dimostra a sei mesi l’abilità di fare un passaggio di informazioni emotivo dalla sfera dell’udito a quella visuale.

Il ricercatori, in uno dei pochi studi compiuti su bambini di così tenera età, si sono avvalsi della tecnologia dell’eye-tracking. Questo ha permesso di misurare con estrema precisione il movimento degli occhi e capire per quanto tempo lo sguardo si soffermava sull’una o l’altra espressione, o l’una o l’altra area del viso. Nello specifico sulla bocca e sugli occhi, in relazione al tipo di voce ascoltata.

Se i bambini avessero guardato con la stessa intensità i due visi, non sarebbe stato possibile concludere che c’era qualche differenza. “All’opposto, se i bambini guardano più a lungo a una delle due espressioni, possiamo dedurre che notano una differenza tra i due volti” afferma Amaya Palama, prima autrice dell’articolo, ricercatrice del Laboratory of Sensorimotor, Affective and Social Development alla facoltà di Psicologia e Scienze sociali dell’Università di Ginevra.

I risultati dello studio apportano delle conoscenza sul linguaggio dei neonati che contribuiranno a una maggiore comprensione di questo primissimo e delicato periodo della vita.

Segui Federica Lavarini su Twitter

Questo articolo è stato pubblicato qui

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