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Le elezioni in Francia e il futuro dell’Europa

L’attentato terroristico in Francia alla vigilia del primo turno delle elezioni presidenziali è la conferma di come venga fatto un uso “strategico” della paura, intesa come ressort, cioè “molla” o, meglio, come principio ad agire e a organizzare un vero e proprio “Stato di paura”. 

La onnipresenza del principio della paura, intesa, dunque, non soltanto come emozione e/o sentimento, ma anche come principio organizzativo, come strumento di lotta politica per far prevalere spinte autoritarie pronte a giustificare la limitazione delle libertà. Eppure, proprio per evitare di cadere negli errori e negli orrori del passato, i principi e l’organizzazione del potere statuale devono essere sempre strumentali al riconoscimento e alla tutela della dignità della persona e dei diritti umani inviolabili e inalienabili. 

La paura come principio della tirannide, come teorizzato dai classici del pensiero politico-costituzionale (basti pensare a Montesquieu); la paura per disaggregare e poi riaggregare la comunità assecondando spinte nazionalistiche; la paura per favorire nuove forme di populismo e movimenti antieuropeisti; la paura per alimentare la criminalizzazione dello straniero; la paura per una idea di sicurezza in chiave antidemocratica. 

Occorre contrastare e svelare gli usi “strategici” di sentimenti ed emozioni - come la paura - che fanno parte del bagaglio umano e sono anche utili meccanismi di sopravvivenza quando non sono manipolati. È il loro surriscaldarsi artificiosamente che come in una malattia autoimmune fa "ammalare" la società.

Contro gli usi manipolatori della paura, il miglior antidoto è il principio e il dovere di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2 Cost. it.). Dalla concreta attuazione di questo principio dipende oggi anche la sicurezza dei diritti nello spazio pubblico europeo, dipende la cittadinanza inclusiva intesa come cittadinanza dei diritti fondamentali.

Le elezioni presidenziali in Francia, come quelle che si sono già tenute in Austria, potevano essere un rischio. Ma almeno l’esito del primo turno delle votazioni non ha cambiato i pronostici della vigilia elettorale. Ciò significa che i francesi hanno respinto gli usi "strategici" e manipolatori della paura e hanno colto che per il futuro della Francia e dell’Europa il problema è quello di costruire una nuova integrazione europea. E per fare questo - sostiene Alain Touraine in una recente intervista “c’è bisogno di soggetti e attori all’altezza della sfida, che è quella di una democratizzazione delle istituzioni comunitarie, sospinta dal basso”.

 

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