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Le domande sul terrorista ucciso in Italia

La morte in uno scontro a fuoco con lapolizia del terrorista tunisino, ha fatto sorgere in parte del giornalismo italiano la domanda su cosa fosse venuto a fare Amri in Italia, cosa cercasse e con quali identità fosse andato a spasso in Europa.

Dagli anni '70, dal lodo Giovannone (o lodo Moro), questo paese è stato crocevia di gruppi di terroristi arabi.
Rosario Priore e Valerio Cutonilli ne hanno scritto recentemente, del lodo Moro, dell'arresto di una cellula del fronte FPLP, l'inchiesta e il processo sui missili di Cortona per arrivare alla bomba alla stazione di Bologna. Vero, falso, non lo sappiamo. Veri sono i morti di Bologna come veri gli attentati sul suolo italiano a Fiumicino, nel 1973 e nel 1985. Veri anche i morti dei killer di Gheddafi che nella primavera estate del 1980giravano l'Europa per far fuori gli oppositori al regime. E i nostri servizi sapevano di queste azioni.
 
Basterebbe guardarsi indietro nella nostra storia, per non sorprendersi troppo.
E in merito ai documenti falsi, mi è tornato in mente quanto aveva scritto Roberto Saviano nel suo libro:
 
Avevano iniziato ad andare ad assistere al processo che i peli in faccia spuntavano radi e adesso qualcuno di loro teneva una barba da soldato dell'Isis.
E ancora ci andavano presentando le stesse carte d'identità false che avevano mostrato due anni prima, quando il procedimento era alle prime battute.
Perché là dentro si entrava, certo, ma solo se si era maggiorenni. Procurarsele era stato uno scherzo. La città si era specializzata nella produzione di carte d'identità false per jihadisti, figuriamoci per dei guagliuncelli che volevano entrare in tribunale..

 

Da La paranza dei bambini, di Roberto Saviano 
 
Se conoscessimo la nostra storia, se comprendessimo la pericolosità della criminalità organizzata (di cui ormai se ne parla sempre meno), forse avremmo già delle risposte in più.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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