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Lavoro: una riforma per creare un esercito di schiavi

"La dignità della persona passa per il lavoro riconosciuto nella sua valenza sociale".

Ancora in merito alla flessibilità in uscita che significa licenziamento, mons. Bregantini si chiede "se il lavoratore sia una persona o una merce". Anche la CEI segue con attenzione la questione della riforma sul lavoro. Tanto accanimento su un art. di legge finora baluardo per i diritti dei lavoratori è incomprensibile e ci si chiede se non fosse stato meglio partire da altre problematiche per creare nuova occupazione.

Siamo in recessione e la crisi delle aziende non si risolve approvando testi di legge sul licenziamento facile. Mancano i liquidi. Le banche non erogano soldi e non concedono crediti decretando la morte delle aziende, costrette a quel punto a licenziare. Inoltre la pressione fiscale in questo paese è la più alta rispetto ad altre realtà europee. Non sarebbe stato il caso di partire proprio da questo incontrovertibile punto? E ancora ci si chiede che fine faranno i cinquantenni che espulsi dal processo produttivo e finita la mobilità diventano rottami da buttare nell'immondizia.

Mentre prima questa categoria di licenziati poteva andare in pensione ora con la nuova riforma dovranno aspettare il sessantasettesimo anno d'età, ragion per cui cosa faranno e dove andranno a sbattere la testa?

Altro fattore di crisi che sta minando l'economia reale è la delocalizzazione selvaggia. Come mai non si è partiti da questo assunto per porre un limite all'emorragia di licenziamenti dovuti ad imprenditori che smantellano baracca e burattini per andare in altri luoghi dove la manodopera costa la metà di quella italiana? Il caso dell'Omsa spiega perfettamente il meccanismo selvaggio al quale è sottoposto l'apparato produttivo italiano.

Precari che si aggiungeranno ad altri precari. Giovani contro vecchi. E in questa totale confusione d'isteria collettiva si adduce come giustificazione il fatto che i giovani entreranno in massa nel mercato del lavoro. Bisognerebbe capire quanto effettivamente guadagneranno o se non ci troviamo davanti ad un escamotage per avere lavoro a prezzi modici. Una specie di slogan pubblicitario del tipo "risparmia e cumparisci"...

Intanto Monti vuole questa riforma per andare in Asia e convincere le imprese di quel continente ad investire in Italia. A questo punto il gioco è ben chiaro. In Cina o in India si produce in scantinati o buchi senza tutela e per pochi spicci, ragion per cui se multinazionali come l'Alcoa il 3 aprile manderanno altre persone in mezzo alla strada significa che il lavoro anche da noi deve essere a basso costo. E non importa se una famiglia riesce a tirare la carretta o a vivere in condizioni disumane, l'importante è accontentare i mercati, nutrire le banche, lasciare le persone in balia di se stessi. Modernizzare il lavoro creando nuovi schiavi, ecco cosa si sta facendo.

E mentre a cinquant'anni per lavorare si è già vecchi, non si capisce perché il Paese debba essere governato dalle mummie del Similaun. La loro saggezza consiste nel destabilizzare le società e creare nuova miseria. Paradossi su paradossi.

Stiamo andando verso la distruzione dell'uomo in quanto tale, negandogli qualsiasi diritto e privandolo della dignità propria di ogni essere umano.

Questo sfruttamento selvaggio, questo vivere in un mondo di lupi è il massimo. Una volta si diceva che i soldi non fanno la felicità. Oggi purtroppo ti guardano prima in tasca e se non hai denaro ti sputano in faccia e ti rottamano o peggio ancora ti considerano un appestato, buono solo per il lazzaretto.

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