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Lavoratori senza sicurezza, morti annunciate

Incidenti sul lavoro, un altro morto. L’ultimo è quello di un operaio marocchino di 54 anni, El Kej Lahoussine, in provincia di Vercelli ed è il 592 esimo dall’inizio dell’anno; oltre 1000 lavoratori morti l’anno, 30 in più rispetto al 2016 e oltre 380.000 infortuni in poco meno di 9 mesi, dei quali una percentuale considerevole seri o gravi da lasciare invalidità permanenti sui lavoratori: i dati sono dell’INAIL.

di Massimiliano DE ANGELIS

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Per non parlare di quanti infortuni non vengono denunciati perché riguardano lavoratori “in nero" o semplicemente perché altrimenti aumenta il premio assicurativo alla ditta per la quale si lavora.

È una strage, una guerra non convenzionale dichiarata ai lavoratori, a chi lavora e produce facendo arricchire gli imprenditori prima ancora del Paese stesso, soprattutto per imprenditori incapaci o disonesti che, loro sì, si avvalgono di tutele permesse dai governi come i voucher, come i contratti a progetto, come con le categorie speciali e altro ancora, dove si vedono sgravati dei contributi poi a carico della collettività in vece loro e che tutt’al più non versandoli si vedono “graziati” quando vengono scoperti.

Un’altra piaga che colpisce i lavoratori che può capitare come è successo a me, che dopo una denuncia di omessa contribuzione all’Ispettorato del lavoro ci si vede riconosciuti i soli contributi figurativi: una presa in giro.

Ma intanto che io venivo sfruttato e gabbato, il mio datore di lavoro apriva altre società, si comprava villini, automobili da diverse decine di migliaia di euro e non si faceva mancare numerosi viaggi all’estero alla faccia nostra e dello Stato. Quello Stato che poi lo tutelava a suon di corruzione nei suoi organi di controllo: altra piaga per i lavoratori.

La sicurezza sul lavoro…mi viene in mente com’era e come è ancora nel mondo della logistica.


Anni fa subii un incidente che a tutt’oggi ha lasciato i suoi segni sulle mie caviglie cambiando anche quello che ero solito fare e cioè andarmi a fare una partitella tra amici nel fine settimana a calcetto.

Ma ho visto di peggio. Un mio collega è rimasto zoppo perché ha visto – e ho visto – scoppiargli un piede sotto il peso di un carrello elevatore. Sangue dappertutto e io con un collega (nessuna cassetta di pronto soccorso dulcis in fundo) fermargli col mio maglione l’emorragia e bruciare carta igienica da poterlo coprire nelle parti scoperte.

Vedevo le sue ossa del piede ma non vedevo invece i responsabili e nemmeno il datore di lavoro.

Fui persino redarguito perché chiamai il 118 e molto peggio andò al mio collega infortunato: fu messo a riposo e, siccome dipendente di una cooperativa, di conseguenza non stipendiato.

Iil responsabile della sicurezza sul lavoro (parente del titolare, ovviamente) fece sì che risultasse che il lavoratore non avesse con sè le scarpe antinfortunistiche.
Questo è quello che succede nel mondo di certi lavori dove tu che produci a ritmi forsennati, sei solo un “accessorio” e quando non sei competitivo come vuole il sistema allora vieni scartato, eliminato come si fece con quel collega e con molti altri ancora per via del lavoro usurante.

Vedevo giovani non reggersi più in piedi perché per il datore di lavoro era costoso far fare un corso sulla legge 81 e sul sistema lavorativo e, di conseguenza siccome non più competitivi, messi nelle condizioni di lasciare quel lavoro.

Questa è una guerra non convenzionale, silente ma dichiarata ai lavoratori. Essi sono solo un prolungamento delle macchine da produzione, sono solo un numero che non deve avere una anima.
La guerra del capitalismo neoliberista, una volta eliminato lo Statuto dei lavoratori, è anche questa.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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