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 Home page > Tribuna Libera > Laudato siì: dalla globalizzazione del potere a quella dei diritti

Laudato siì: dalla globalizzazione del potere a quella dei diritti

“Laudato si'" è una diagnosi impietosa dei mali del mondo, ma anche un messaggio di speranza, un elenco dettagliato dei guasti della terra, ma anche una serie minuziosa di proposte, aperte al futuro.

Nel documento convivono la dimensione sociale, e la dimensione spirituale del processo di globalizzazione che attraversa l’ambiente, la finanza, l’economia reale e la società. 

Un processo in cui il mondo è la casa di tutti, la terra è casa nostra, la societa mondiale la nostra famiglia, il mondo è mercato interno, in un processo regolato dal principio della interdipendenza.

E allora a qualità della vita, il verde e le disuguaglianze, lo sviluppo e la povertà sono tutte tematiche che non camminano per contro proprio, ma si influenzano reciprocamente, per cui ciò che capita in un settore, determina effetti in un altro, ciò che capita in un paese determina conseguenze in altri. 

In coerenza con questa analisi, Francesco sviluppa un approccio ecologico integrale, secondo una visione attenta e preoccupata, per l’umanità sofferente per i diseredati per in poveri.

Per questo “Laudato si'" è un enciclica che tratta di ecologia, ma non solo di ecologia, che è solo il punto di partenza di un’analisi, tesa ad evidenziare il legame tra le dinamiche ambientali ed i processi economici e sociali.

Il riscaldamento della terra, l’inquinamento dell’aria e del suolo che nascono dall’economia del profitto si traducono, non solo in un ridimensionamento della qualità dell vita che riguarda tutti, ma in un‘accentuazione delle disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri. Il degrado della terra danneggia tutti, specialmente i più poveri.

Il rimedio? Il rimedio sono i beni comuni e la decrescita,che investe nella sua totalità il consumismo ,e quindi non solo il settore alimentare,ma anche il risparmio energetico e l’uso di energie rinnovabili, che permettono di accumulare risorse per lo sviluppo sostenibile dei paesi poveri, e per risolvere il loro debito.

La terra è un “bene comune” ,che tutti siamo tutti chiamati a custodire per noi e per le generazioni successive. Un bene che appartiene a tutti, ma anche da assicurare e rendere usufruibile per tutti (acqua pulita per chi non ha acqua potabile).

In questa duplice dimensione di bene comune, come bene da custodire e rendere disponibile, viene prospettata la soluzione ai rischi di devastazione ecologica, conseguente allo sfruttamento indiscriminato del suolo, e ai rischi bellici, per il rifiuto dell’acqua e del cibo, a chi ne ha bisogno.

Peraltro, in un mondo in cui i paesi ricchi sottraggono ai paesi poveri il 20% delle risorse necessarie per la loro sopravvivenza, è riduttivo e non risolutivo, proporre come unico e solo rimedio lo sviluppo sostenibile, anche perché esso non supera lo squilibrio tra pesi ricchi e paesi poveri giacché avviene all’interno di una logica finanziaria e tecnocratica che conserva lo status quo.

Occorre diminuire la crescita dei paesi ricchi, per procurare risorse ai paesi poveri. Francesco auspica un nuovo modello di sviluppo che vada oltre la crescita sostenibile, e promuova la decrescita, che diventa fattore di equilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri.

Decrescita e bene comune sono le linee fondanti di un vero e proprio programma, per sostituire alla globalizzazione del potere finanziario ed economico, la globalizzazione dei diritti ambientali, sociali e di conoscenza. 

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