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Laicità. Se il “collegio dei sindaci” fosse un istituto educativo

Nel 1983 i Pink Floyd pubblicavano The Fletcher Memorial Home, un brano in cui l’autore Roger Waters ipotizzava la creazione di un istituto di contenimento per i potenti del mondo responsabili dell’utilizzo spregiudicato della guerra, e quindi della vita dei militari, a scopi politici e personali. Alzi la mano chi non ha mai avuto occasione di chiedersi, davanti alla decisione particolarmente scellerata presa dal governante di turno, se non fosse meglio per tutti che quel governante dismettesse il ruolo di leader, di guida delle masse, per tornare dietro i banchi a rispolverare il significato di concetti quali l’interesse comune e il rispetto della popolazione.

A dirla tutta spesso, e purtroppo, prima ancora del rispetto delle persone a mancare è il rispetto verso i loro diritti, verso la legge e i principi democratici. Tanto più se si scende al livello del governo delle città, in numero ben maggiore, con una base elettorale ristretta e dunque con maggiori rischi di finire amministrate da sindaci di dubbie capacità, che magari riducono la demo­crazia al rispetto della vo­lontà della maggio­ranza. Come se le minoranze non esistessero, o non avessero il diritto di essere rispettate. In realtà ne hanno molto più che il diritto; ne hanno il bisogno, perché a differenza della maggioranza sono costrette a lottare per ottenere riconoscimento.

Con questo non si vuole ovviamente dire che i termini andrebbero invertiti, è chiaro che nelle decisioni e nelle deliberazioni a pesare deve per forza essere la maggioranza dei voti, ma c’è un limite invalicabile oltre il quale la regolamentazione diventa prevaricazione. Tanto per cominciare non si può pretendere di imporre alla minoranza la cultura della maggioranza, perché la democrazia è prima di tutto pluralismo. Ne è un esempio lampante la vicenda di Pontoglio, città del bresciano al cui ingresso erano apparsi dei cartelli monitori che invitavano chi voleva mettere in discussione il cristianesimo a girare i tacchi e andarsene. C’è voluta una condanna del Tribunale per dire loro che una cosa simile è inconcepibile in uno Stato di diritto, e a questo punto viene da chiedersi come mai ad amministrare quel Comune ci sia gente che non era in grado di arrivarci da sola. Forse sarebbe utile che i sindaci che attentano così platealmente ai diritti delle minoranze garantiti dalla legge e dalla Costituzione fossero condannati a seguire una sorta di corso di recupero. Non certo una “Fletcher Memorial Home” come quella di Waters, che finisce pure male, ma qualcosa come un corso di recupero con esame di riparazione non guasterebbe.

Guardando alle cronache recenti ci sarebbero parecchi sindaci papabili candidati per corsi simili. Ad esempio al sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi, occorrerebbe chiedere in che modo la sua espressione “valutare di trattenere altrove i propri figli nell’occasione di una singola Messa”, riferita a chi ha protestato per l’atto di culto in orario scolastico ottenendo che la dirigente lo sospendesse, si concilierebbe con l’altra sua frase: “sono per il rispetto di tutte le idee e di tutte le sensibilità”. E già che c’è potrebbe dire cosa ci sia di rispettoso nell’andare personalmente a montare crocifissi e presepi nelle scuole, come lui stesso ha dichiarato di essere pronto a fare. Per una volta, poi, che in una scuola si riesce a ottenere qualcosa di laico, che buttalo via di questi tempi. Si veda come esempio opposto Imola, dove pur di non rinunciare alla messa un istituto si è permesso di esortare gli alunni a marinare la scuola. Per non parlare poi delle paritarie che arrivano perfino a discriminare per l’orientamento sessuale di docenti e studenti. Ecco, forse a frequentare i corsi di recupero insieme ai sindaci ci si potrebbe mandare anche qualcuno di questi dirigenti scolastici.

Ma tornando ai sindaci ci sono una miriade di comportamenti, di dichiarazioni e perfino di determinazioni lesive dei diritti della minoranza da cui peraltro la maggioranza non trae alcun beneficio, fatta eccezione per l’inqualificabile soddisfazione di vedere imposta la propria cultura e i propri principi morali e moralizzatori. Innumerevoli sono quelli che ostacolano le unioni civili, un servizio che la legge impone loro di erogare e quindi a maggior ragione sarebbero meritevoli di riparare. Uno di questi, il padovano Massimo Bitonci, incalzato dalle Iene ha pure ammesso di aver modificato una delibera che originalmente prevedeva, a spese della collettività, una missione dei suoi vigili urbani a Roma in occasione del Giubileo. Altra amministrazione, altra violazione di legge: a Sulmona la giunta ha concesso una rotonda per l’installazione di una statua del papa emerito Ratzinger, senza nemmeno dare comunicazione sul suo sito della delibera che risulta evidenziata nel cartello del cantiere; avrà forse a che fare col fatto, segnalato dal circolo Uaar dell’Aquila, che la legge vieta di erigere statue raffiguranti persone viventi o decedute da meno di dieci anni?

Anche la semplice presenza in veste ufficiale a cerimonie religiose è da censurare perché comunque contraddice il principio costituzionale di laicità delle istituzioni, e negli ultimi giorni contro questo principio si sono mossi in parecchi: il sindaco di Taranto che si è recato all’udienza del papa con una delegazione del Comune, quello di Napoli che ha presenziato alla liquefazione del sangue di S. Gennaro, quello di Ragusa che è andato a messa insieme alla Guardia di Finanza e all’Ordine dei commercialisti, quelli dei Comuni terremotati che non hanno rinunciato a indossare la fascia tricolore per recarsi a messa. Chiunque è libero di andare a titolo personale a tutte le funzioni religiose che vuole, ma nel momento in cui si decide di parteciparvi indossando il carattere distintivo del proprio ruolo istituzionale, che nel caso dei sindaci è la fascia mentre per i militari è la divisa, non è più la persona a essere presente ma è la carica. È l’istituzione, laica per Costituzione. Almeno un ripassino delle sentenze della Consulta prima di ambire a rappresentare una cittadinanza intera non sarebbe male.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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