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 Home page > Tribuna Libera > La vita è un nostro diritto, suicidio assistito la svolta

La vita è un nostro diritto, suicidio assistito la svolta

L'argomento è quanto mai impegnativo e per la cui risoluzione non sono bastati anni di battaglie, anni di commenti, di trasmissioni televisive, di pagine scritte.

 
Ovvero di quella nostra non più vita, di quelle sofferenze a cui si deve mettere un fine se richiesto personalmente o se non si è più in grado di farlo da chi ci sta vicino. La consulta ha nuovamente sopperito quella mancanza di legislazione da tanti attesa, quella legislazione che la politica era tenuta a fare sul suicidio assistito di cui alla nota vicenda di Marco Cappato, la cui decisione è stata non punibile per aver aiutato dj Fabo a quella pace del fine vita che non poteva trovare in questa vita terrena.
 
 Quella pace che tanti, tantissimi, (come il sottoscritto) cercherebbero nelle condizioni simili, di una sofferenza sia fisica che spirituale, a quelle sofferenze proprie ed ancor di piu di quelle di chi ci ama e soffre nel vederci soffrire.
 
Ma è cosi difficile far recepire una simile situazione? La nostra vita non è un diritto? Ed a chi appartiene?
Dio ci ha dato la vita, ma di certo non può esserne il padrone. Un dono è un dono senza compromessi, un dono è nella nostra disponibilità non più in colui che l'ha donato. La nostra vita deve rimanere a nostra disposizione, una nostra decisione scritta o verbale in un momento del genere che non auguro a nessuno, in cui l'unica vita è quella artificiale ovvero di essere attaccati a quelle macchine che ci danno l' ossigeno, ci procurano quel battito e infondono i nostri organi non più capaci di funzionare.
Sono anni che scrivo sull'argomento in questione,certamente non pretendo che il mio modesto modo di vedere di una cosi delicata situazione sia in sintonia a quello di addetti ai lavori, ma la questione merita doverosamente una regolamentazione,essa va solo regolamentata con apposite leggi particolari in casi particolari e non proibita come da decisione della Consulta .
La vita è e deve rimanere un nostro diritto disponibile, il porre fine a quelle sofferenze di una non speranza, tra un'agonia del non vivere e tra una forzatura ad una non vita non può essere soggetto a proibizione ma solo di regole, nessuna legge divina o terrena può imporre un qualcosa come un peccato o un reato. La legge deve regolamentare. Quelle norme del codice penale risalgano agli anni quaranta quando la scienza e la medicina giammai poteva pensare ad una cosi avanzata tecnologia di quelle macchine che artificialmente continuano a tenere in vita chi purtroppo e lo dico con vero dolore, chi in quella vita gia non esiste più.
 
Non può essere un peccato né divino né del codice un atto d'amore, tale va solo regolamentato come da anni vige un'apposita legislazione in tal senso in paesi Europei.
Non è possibile fare quei viaggi della speranza per aiutare chi è affetto da mali a interpretare quella terapia migliore, ma quei viaggi fuori dalla Nazione dove da anni vige una legislazione sull'eutanasia o suicidio assistito.
 
Un agonia non può essere sostenuta dalla scienza, né dalla religione, la scienza deve, al contario, porre fine ad un agonia, questo deve esclusivamente essere visto come un estremo atto d'amore.
Ma mi chiedo come si potrebbe pensare il contrario per un persona che tanto si ama?
Foto: Pixabay
 

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