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La svolta moralizzatrice di Silvio

 
Dopo anni di garantismo esasperato, di complotti evocati, di toghe rosse, Berlusconi cambia registro. Così sempre più spesso, si sente l’uomo pronunciare frasi come "chi sbaglia paghi" e "licenzieremo i colpevoli", con a ruota i suoi seguaci come Frattini che sentenzia: ”i corrotti devono essere ineleggibili”, quindi i suoi giornali che chiedono le dimissioni per Scajola e formulano proposte di trasparenza per i politici. 
Perché questa improvvisa inversione di marcia? Il fatto è che il Cavaliere vuole frenare la caduta libera del governo nel gradimento della gente. L’opinione pubblica è molto reattiva rispetto a questa nuova tangentopoli, per il tipo di corruzione praticato che utilizza la casa come merce di scambio e per la crisi finanziaria che affligge il paese, chiamato a nuovi e più pesanti sacrifici. In ogni caso Berlusconi si vuol tirar fuori da Appaltopoli, dove non è indagato.
 
Ma l’abbandono della linea garantista e l’abbraccio della linea moralizzatrice, conducono il Cavaliere su un terreno per lui impraticabile. E ciò anche in considerazione degli inevitabili interrogativi sulla sua legittimazione ad assumere tale veste. Anche a volere tralasciare gli elogi pubblici al mafioso Mangano e gli attacchi a Saviano, chi è legittimato a fare il moralista quando ancora oggi è coinvolto in numerosi processi? La regola delle dimissioni vale per tutti o solo per alcuni? Se vale per tutti, perché non vale per Berlusconi?
 
Perché Scajola è stato costretto a dimettersi e Verdini no? Perché Scajola sì e Bertolaso o Cosentino no?
 
Scajola è sacrificabile gli altri no, perché il loro allontanamento può provocare crisi di immagine e politiche non recuperabili. Le dimissioni di Cosentino significano crisi della Regione Campania, mentre quelle di Verdini, uno dei tre coordinatori del partito, significano crisi del Pdl, già in una situazione precaria per le lotte intestine.
 
Per talune dimissioni inevitabili ma riferibili a soggetti non scaricabili è probabile una procedura soft. Come per Bertolaso, che preannuncia il suo distacco dalla Protezione Civile, nel rispettoso silenzio del giornale di famiglia così agguerrito contro la corruzione e il malaffare.
 
E quanto ha di reale una linea moralizzatrice che lascia fuori la gran parte dei personaggi coinvolti nell’indagine di Perugia, senza intaccare in alcun modo tutti quei provvedimenti che ostacolano la lotta dei tutori dell’ordine al malaffare?
 
Nessuno annuncio è stato fatto in tal senso, mentre è ancora in piedi il decreto sulle intercettazioni, che imbavaglia la stampa e blocca la magistratura, cioè i protagonisti della lotta contro cricca. Quale credibilità è possibile immaginare per questa linea moralizzatrice? Ma questa non è certo una linea strategica vera.
 
Questo è uno spot. E’ il disperato tentativo di arginare una crisi ormai irreversibile del potere berlusconiano. Un’operazione di piccolo cabotaggio, intesa a guadagnare tempo, quello necessario per l’approvazione della legge sulle intercettazioni che paralizzerà la magistratura e la stampa.

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