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La storia si ripete: l’elezione della Schlein a segretari* del PD.

Non siamo in presenza di nessuna rivoluzione, chi pensa questo è fuori dal mondo. A partire dalla sua fondazione il PD ha fatto fondamentalmente due cose: americanizzarsi, ricorderete tutti il richiamo a Kennedy di Veltroni, ed evitare che alla sua sinistra nasca qualcosa realmente di sinistra. 

In prospettiva l’elezione della Schlein non porterà voti aggiuntivi ad una possibile coalizione tra PD, M5S, SI e roba simile. Il Pd della Schlein si sovrappone elettoralmente al M5S il quale privo di una organizzazione territoriale e di una identità politica definita, se non corre ai ripari, finirà con l’essere ridimensionato dal PD e relegato a un ruolo subalterno. Il PD nel campo progressista assumerà una posizione centrale diventando il punto di riferimento per raggruppamenti minori come il M5S, lo stesso duo Calenda – Renzi, + Europa, Verdi , SI . Con la Schlein il PD tenta la carta dell’egemonia politica e culturale del centrosinistra. Campo largo, progressisti, i nomi e le definizioni si sprecano ma il senso non cambia, il fine è lo stesso: mettere insieme una compagine la più ampia possibile da contrapporre all’alleanza di centrodestra. Il tentativo egemone condotto da Conte nel Lazio, dove sperava di superare il PD nei consensi, è fallito, persa questa occasione non se ne intravedono altre all’orizzonte. Conte è sulla via del tramonto. Che sia così lo provano ampiamente due dati: il primo la telefonata della Meloni alla Schlein, non è una semplice telefonata di rito per complimentarsi. Con questa telefonata la Meloni legittima la Schlein come unica oppositrice avendo già bene in mente il tipo di contrapposizione che avrà durante il corso della legislatura; il secondo il riconoscimento unanime che viene dall’establishment mediatico ed economico alla Schlein. L’oppositore della Meloni è la Schlein, non c’è più spazio per nessuno. La radicalità delle rispettive posizioni su temi sensibili porta ad una identificazione netta dei ruoli. Il né di destra e né di sinistra o l’essere semplicemente “progressista” del M5S a guida Conte non ha più cittadinanza nel quadro politico nazionale. Le proposte economiche del PD a guida Schlein, elaborate da Misiani, si sovrappongono a quelle del M5S rendendole, in alcuni casi, anche più attraenti. Penso, ad esempio , allo stesso Reddito di Cittadinanza e allo stesso bonus del 110%. Per rendersene conto è sufficiente raffrontare le varie proposte. Questo non vuol dire che il PD con la Schlein sia diventato di sinistra, non va oltre la cultura politica Liberal americana. E’ solo interesse dei media di destra stigmatizzarla come di sinistra se non addirittura “comunista”. Con la cultura politica della Sinistra storica italiana , ossia Comunista e Socialista, non ha nulla a che vedere. La Schlein è l’espressione del progressismo post moderno, fluido, destrutturato, globalista, individualista. Sul piano delle politiche del lavoro proporre la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario non è poi cosi “rivoluzionario”. Se ne discute da tempo e dal momento che la riduzione dell’orario di lavoro, combinata con l’innovazione tecnologica favorisce la produttività, è ben accetta da quelle imprese che operano sul mercato globale tant’è che alcune di esse stanno già operando in tal senso. La stessa Meloni tramite il Ministro Urso ha aperto alla proposta della CGIL circa la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Come si evince da diversi studi condotti sulle riforme introdotte in Francia e Portogallo negli anni 90 la riduzione dell’orario di lavoro aumenta la produttività per cui proporre , come fanno tanto il M5S quanto il PD, debba prevedere degli incentivi alle imprese mi lascia a dir poco perplesso. Una impresa riduce l’orario di lavoro garantendo lo stesso salario solo se da questa operazione trarrà benefici e non certamente perché viene introdotto un sistema di incentivi. Pensare poi che la riduzione dell’orario di lavoro possa incentivare l’occupazione è solo una pia illusione. Sono molti gli studi che provano che la riduzione dell’orario di lavoro non crea automaticamente occupazione. Riduzione dell’orario di lavoro, salario minimo orario, lo stesso reddito di cittadinanza sul quale la stessa Schlein si è dichiarata a favore, sono tutte misure funzionali, comunque , al mercato e al sistema economico capitalista. Sono provvedimenti che non mettono in discussione il sistema economico capitalista. Il salario minimo orario, ad esempio, se fosse davvero risolutivo ai fini del lotta alla povertà avrebbe dovuto eliminare la povertà e la disuguaglianza nei Paesi dove già vige e invece così non è. La contrapposizione Schlein – Meloni finirà con il riguardare le questioni valoriali non certamente le politiche economiche. La contrapposizione, tutta ideologica, riguarderà la famiglia, l’eutanasia, la riproposizione del DDL ZAN; la gestazione per altri, ecc. . La stessa questione ambientale non segnerà un netto distinguo tra le due posizioni. Entrambi gli schieramenti parleranno del tema ma nessuno dei due sarà in grado di affrontare in modo chiaro il nodo centrale e cioè chi paga i costi. Non parliamo poi della questione migratoria. Anche su questo punto la contrapposizione sarà tra una destra che affronta il problema in termini di ordine pubblico e un PD che l’affronterà solo dal punto di vista morale. Nessuno dei due schieramenti entrerà nel merito della questione perché essa attiene le politiche neoliberali e il sistema capitalista. I media alimenteranno la contrapposizione soffermandosi sui temi valoriali non certamente economici e di scelta di politica internazionale. La mia impressione è che alla fine ciò che crescerà sarà l’astensione, la non partecipazione al voto. La Democrazia sarà sempre più “post” secondo la felice intuizione di Colin Crouch. La Post – Democrazia ridotta a pure e semplice competizione tra lobby, nazionali e trans nazionali, e media. Come scrive Colin Crouch nel sua saggio dal titolo appunto “Combattere la Postdemocrazia” << Anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi , il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente elettorale, condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dal’integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici>> . Il fatto che le due leader siano poi due donne con caratteristiche e personalità alternative è quanto di più funzionale ci sia ai media e alle lobby che attraverso essi agiscono per occultare alle masse il confronto sulle questioni appunto economiche, questioni che continueranno ad essere affrontate in chiave sempre e soltanto neoliberale. In conclusione niente di nuovo sotto il cielo. La politica si fa a condizioni date e l’unica cosa è cercare di smuovere in qualche modo le coscienze cercando di uscire dall’idiozia dominante alimentata ad arte da influencer, opinionisti, esperti di marketing e gente dello spettacolo che quotidianamente contribuisce ad alimentare un sistema politico ormai “Postdemocratico”.

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