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La società della (in)comunicazione

 

I tempi sono davvero cambiati…la tecnologia fa passi da gigante, non si fa a tempo a pronunciare le parole “ho acquistato l’ultimo modello…” che ne è già uscito subito un altro più sofisticato. Al giorno d’oggi si possono inviare contenuti più o meno importanti dall’altro capo del mondo in pochi secondi comodamente da casa propria…ecco, è proprio questo il punto: “da casa propria”.

Ormai l’esasperazione della velocità e della comodità a tutti i costi ha portato a nuove forme di “comunicazione”, sicuramente più celeri e comode ma forse meno…umane. Ultimamente, se piace una ragazza non si chiede più il numero di telefono ma il contatto di Facebook e piuttosto che chiederle di uscire si preferisce passare lunghe ore davanti a un monitor chattando con tutti e con nessuno; così sembra di essere in contatto con tante persone ma in realtà sei solo nella tua stanza.



“Solo”, questa parola fa paura solo al pronunciarla. Intanto sembra che quanto più aumenti la possibilità di comunicare con i nuovi mezzi di comunicazione, in modo inversamente proporzionale diminuisca il contatto umano tra le persone; può risultare paradossale ma è così. E allora mi chiedo se mettendo sul piatto della bilancia i vantaggi dei mass-media con gli svantaggi non vi sia una pendenza sempre più palpabile verso i secondi. Se forse non dovremmo imparare a recuperare il piacere di un caffè con un amico o il coraggio di confessarsi all’amata senza messaggini, acronimi ed emoticon; in altre parole, il coraggio di mettersi in gioco in prima persona.

Provate a carpire la differenza di una risata fatta in compagnia di amici rispetto ad una scaturita magari da una battuta scritta su un “instant messenger”. Penso allora che vada un attimo rivista la scaletta delle priorità, dando al progresso la giusta importanza facendo in modo che non prevalga su ciò che conta di più. Nessuna macchina potrà mai trasmettere un’emozione. “Macchina. Operaio senz’anima ma più veloce.” Thomas Carlyle 

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