La sessualizzazione dell’infanzia e lo sguardo degli adulti
Nel 2016 il Consiglio D’Europa ha emanato una raccomandazione e una risoluzione per sollecitare gli stati membri a combattere i fenomeni di sessualizzazione dei bambini e degli adolescenti. La necessità di una attivazione da parte del Consiglio Europeo evidenzia la portata e la pericolosità di un fenomeno sempre più pervasivo, che può incidere pesantemente sul benessere psico-fisico dei minori.
Secondo la definizione dell’American Psychological Association il concetto di sessualizzazione comprende quattro fattori, ognuno dei quali singolarmente può esserne già indicatore senza che siano necessariamente tutti compresenti, e sono:
• il valore di un individuo è determinato esclusivamente dal suo sex appeal o dal suo comportamento sessuale.
• Una persona deve conformarsi al principio che equipara l’attrattiva fisica con l’essere seducente.
• Una persona è considerata al pari di un oggetto sessuale ed è destinata ad essere trattata come tale, piuttosto che essere valutata per l’autonomia e le capacità decisionali.
• La sessualità viene imposta ad una persona in modo inappropriato. ( APA, Task Force on the Sexualization of Girls, 2002).
La sessualizzazione dell’infanzia produce conseguenze permanenti, soprattutto sulle bambine e adolescenti che possono interiorizzare lo stereotipo secondo il quale le donne hanno il “compito” di essere sessualmente attraenti per gli uomini, ed imparare così a dipendere dallo sguardo maschile per sentire di esistere, con conseguente impatto negativo sul funzionamento cognitivo di molte ragazze e sulla loro salute fisica e mentale (Ng, 2016).
Considerare come un imperativo categorico il rispondere a canoni estetici elevati sembra essere associato, secondo uno studio del 2016, ad una diminuzione del successo scolastico e a cali della motivazione tra le ragazze nella prima adolescenza ( dai 10 ai 15 anni), con tutte le conseguenze negative sul grado di scolarizzazione che ne derivano( McKenney, Bigler, 2016).
I messaggi che arrivano ai minori dai media, social, e dai personaggi famosi sono fortemente focalizzati sulla seduzione e sul consumo, aspetti che vengono legittimati come caratteristiche identificative di una personalità vincente.
Ad esempio, anche l’industria della moda spinge gli acquirenti verso un abbigliamento infantile conforme a quello per adulti: privilegiando il glamour alla praticità. Molte aziende propongono linee di abiti identici per madri e figlie: la tendenza “Mini-me”, lanciata dalle star americane con il coinvolgimento di grandi marchi, e recepita successivamente anche dalle aziende di moda low cost, viene interpretata da molti come un vezzo apparentemente innocuo. In realtà, potrebbe anche essere letta come una tendenza verso un’infanzia e adolescenza condivise tra genitori e figli e una pressione per abolire i confini generazionali. ( Oliverio Ferraris, 2018).
Gerding Speno e Aubry (2018), hanno analizzato il contenuto di 540 immagini pubblicitarie ed editoriali di riviste statunitensi evidenziando che “le ragazze sono vestite per sembrare donne e le donne sono vestite per sembrare ragazze”.
Quale è il senso di lanciare sul mercato reggiseni imbottiti per bambine di 8 anni, scarpe con tacchi, minigonne inguinali o leggings in pelle, se non quello di sessualizzare un corpo che è ancora privo di caratteri sessuali secondari sviluppati? È evidente che le bambine che hanno atteggiamenti da bambine non abbiano molto spazio nel mondo dei media, sembrano “non essere di moda”.
Ci sono molti prodotti mediatici apparentemente innocui che, se letti con maggiore attenzione, si comprende come possano veicolare messaggi provocatori e sessualizzanti. Ad esempio, nello scorso agosto, l’Audi ha ritirato lo spot della RS4 che aveva suscitato numerose polemiche. La pubblicità mostrava una bambina con occhiali da sole appoggiata all’auto, mentre mangiava una banana. Gli spettatori hanno argomentato le loro critiche affermando che l’immagine risultava sessualmente suggestiva, in quanto le banane e le auto sportive nell’immaginario collettivo sono spesso intese come simbolizzazioni dell’erotismo e potenza maschili.
Per pubblicizzare la Mostra del Cinema di Venezia, invece, è stato mandato in onda uno spot televisivo in cui c’è una bambina in biancheria intima che si muove in una stanza, con lo slogan “Il festival è donna”. Anche in questo caso non si comprende il collegamento logico che dovrebbe esserci fra un festival ed una bambina in mutande…
Nella famigerata Wuhan città cinese giunta agli onori della cronaca a causa della pandemia da Coronavirus, già da alcuni anni in occasione del Chutian Auto Culture Festival, vengono sfruttate bambine dai 4 ai 7 anni in bikini come “decorazione”, insieme a modelle adulte, per abbellire le auto esposte. Bisogna considerare che il bikini in Cina è raro che venga indossato dalle ragazze, perché viene visto come una “divisa della sessualità” utilizzata nell’ambito di convention in cui vengono presentate le novità automobilistiche.
Nonostante diversi sondaggi dimostrino che la maggior parte delle persone siano contrarie alla sessualizzazione precoce, pochi si scandalizzano per l’apertura di saloni di bellezza dedicati alle bambine dove è facile trovare “clienti” di 3-4 anni che ricevono trattamenti come manicure, depilazione, correzione delle sopracciglia e colpi di sole.
La sessualizzazione precoce porta all’oggettivizzazione del corpo che viene svuotato di tutto ciò che non sia apparenza e sensualità, ciò può generare nelle ragazze molto giovani, che dispongono di poche capacità critiche, la falsa credenza che un corpo sessualmente desiderabile sia una sorta di passepartout che apre tutte le porte. Questo porta le ragazze, ad aderire sempre più precocemente a modelli di bellezza e sensualità molto elevati, spesso inarrivabili, con pesanti ripercussioni sull’autostima, sul rapporto col proprio corpo, ansia fino a vere e proprie derive depressive, autolesionismo e pensieri suicidari. (APA, 2007). E, una ragazzina con cattiva salute mentale può divenire oggetto di manipolazioni, false promesse, maltrattamenti fino ad abusi e violenze.
A parte l’immagine sessualmente esplicita delle minorenni veicolata dai media, spesso anche le famiglie o gli amici possono involontariamente oggettivare ed erotizzare le ragazzine, imponendo loro di comportarsi in modo diverso rispetto ai coetanei maschi, meno spontaneo e più artefatto.
Bisognerebbe comprendere che si continua ad educare le bambine e ragazzine secondo i criteri di una società che ancora riverbera stereotipi patriarcali, le si condanna ad essere arrendevoli, dipendenti, poco sicure di sé, senza adeguati strumenti per contrastare l’oggettificazione e la sessualizzazione…
È davvero questo quello che vogliamo riservare loro?
Bibliografia
• Consiglio D’Europa, Risoluzione 2119 (2016), e Raccomandazione 2092 (2016) del 21 giugno 2016 Fighting the Over – Sexualisation of Children
Sitografia
• Stephanie V Ng, MD. Social Media and the Sexualization of Adolescent Girls. The American Journal Psychiatry Residents’ Journal. 2016; 12(11):14-14
• https://doi.org/10.1016/j.bodyim.20...
• https://www.apa.org/pi/women/progra...
• http://www.oliverio.eu/anna/SESSUAL...
• https://doi.org/10.17502/m.rcs.v6i1.231
• https://doi.org/10.1111/jora.12179
• Du Plooy C, Coetzee H, van Rensburg E. Psychological effects of multimedia-induced sexualisation of girls in middle childhood: a systematic literature review. J Child Adolesc Ment Health. 2018 Aug;30(2):67-85. doi: 10.2989/17280583.2018.1496921. PMID: 30236035.
• https://doi.org/10.1177%2F107769901...
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