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La seduzione dei Media che ci ruba la libertà

Nel libro “La sindrome di Lolita. Perché i nostri figli crescono troppo in fretta” (Rizzoli, giugno 2008) si descrivono le trappole della TV, i rischi di Internet e la seduzione dei Media, che attraverso la pubblicità e lo sfruttamento commerciale delle emozioni limitano la libertà dei bambini e riducono fortemente anche i gradi di libertà degli adulti. Quindi nel corso dell’evoluzione sociale dell’uomo lo sfruttamento psicologico dei bambini sta sostituendo quello lavorativo e quello sessuale (che a volte unisce tutti i tipi di sfruttamento nei casi della vendita matrimoniale delle ragazzine obbligate a prestazioni sessuali e lavorative).

L’autrice, la psicologa Anna Oliverio Ferraris (docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma e direttrice della rivista Psicologia contemporanea), ci fa capire il rischio che sta correndo la libertà personale in questa decadente e squattrinata società consumistica. “Come ci ha spiegato Marshall McLuhan, oggi migliaia delle migliori menti (pubblicitari e massmediologi) si occupano a tempo pieno di analizzare la psicologia collettiva, sfruttarla e tenerla sotto controllo. Le tecniche dei “persuasori occulti” (vedi il libro del 1958 di Vance Packard), fanno leva sul nostro inconscio attraverso messaggi seduttivi che sollecitano le nostre pulsioni, il nostro eros e, più semplicemente, la nostra ricerca di novità, quella curiosità che ci spinge a prestare attenzione a ogni nuovo richiamo” (A. Oliverio Ferraris). In questo modo il compito della TV si riduce semplicemente a vendere clienti alla pubblicità (Patrick Le Lay, Tele France 1).

 

Perciò da quando i padroni del marketing hanno puntato sui soggetti più malleabili e influenzabili, i bambini sono diventati gli orientatori e i decisori dei consumi dell’intera famiglia, perché sono predisposti ad assorbire fin dalla più tenera età tutti quei messaggi pubblicitari diretti e indiretti che giocano sulla loro grande capacità ad imitare i comportamenti dei più grandi attraverso gli ormai famosi “neuroni-specchio” (quindi molto spesso come le scimmie ammaestrate ripetono gesti di cui non conoscono il vero significato). Inoltre i bambini reagiscono meglio verso prodotti che consentono loro di avere il controllo e di operare delle scelte, quindi una semplice caramella può rappresentare il loro spazio di libertà (Il Marketing all’assalto dell’infanzia, Linn S., Orme editori, 2005).

Come afferma l’esperto di marketing James McNeal “I bambini sono i consumatori più ingenui, posseggono poco e vorrebbero molto; quindi si trovano nella posizione ideale per essere catturati” (1992). E, come ha scritto Joel Bakan (The Corporation. La patologica ricerca del profitto e del potere, Fandango, 2004), “Nell’universo psicopatico delle corporation, la vulnerabilità è una sollecitazione allo sfruttamento, non un motivo di tutela”. Come poi appare anche nell’omonimo film tratto dal suo libro, la natura predatoria e amorale del mondo degli affari nuoce gravemente alla salute sociale e personale dei cittadini se non è regolamentata da sane amministrazioni pubbliche e da politici capaci ed onesti.

La decisione di aggredire in maniera spudorata il cervello di bimbi che a volte non sono nemmeno in grado di parlare è basato su tre fattori principali:

1) I bimbi dai 2 ai 4 anni consumano prodotti a cui i genitori difficilmente possono sottrarsi o su cui possono pensare di risparmiare. E i bambini possono assillare i genitori con i loro capricci.

2) I bambini non chiedono solo prodotti a loro destinati ma anche altri di largo consumo di cui hanno visto la pubblicità in televisione (biscotti, succhi di frutta, riso, acqua, ecc.).

3) Il terzo motivo è la fedeltà alla marca ed è il più importante. I bambini di oggi diventeranno il mercato degli adulti di domani.

L’arma preferita e più utilizzata dagli strateghi del marketing è quella della “Ferita Narcisistica” che induce all’acquisto come metodo di “autoguarigione” (il preferito dalle donne): “Una pubblicità ben riuscita deve far sentire al consumatore che senza quel prodotto è un perdente. I bambini sono molto sensibili a questo tipo di messaggio... Se tu fai capire che chi non ha quel prodotto è una nullità, ottieni subito la loro attenzione (Nancy Shalek, Presidente di un’agenzia pubblicitaria, in Linn, 2005). 

Così nella società della comunicazione di massa si sta forse creando un grosso equivoco e si pensa “che la libertà delle persone coincida con il fruire di una meteora inesauribile di emozioni che derivano dagli spot, dai serial televisivi, dai videogiochi, dai vip che si esibiscono in tv, dall’acquisto di infiniti prodotti fatti per suscitare un’ulteriore gamma di sentimenti, sempre pilotati dall’esterno”, sempre legati alle mode del momento (A. Oliverio Ferraris). Anche nel libro “Divertirsi da morire: il discorso pubblico nell’era dello spettacolo” (Postman N., Marsilio, 2002) si parla della degenerazione civile della società dello spettacolo. Comunque la definizione più accettabile e poetica di un pubblicitario è secondo me quella di Kevin Roberts della Saatchi & Saatchi: “il consumatore deve poter sentire la marca e aggrapparvisi come a un’amante” (in Bénilde M.,Paris, 2007). Invece uno dei libri più pratici e più semplici per capire nel bene e nel male i fenomeni della persuasione, e quindi anche molto utile per potersi difendere dal marketing e dai venditori, è ancora quello scritto nel 1989 da Robert Cialdini: “Le armi della persuasione” (Giunti, Firenze).

Ci sarebbe poi da prendere in esame i vari problemi derivanti dalla sessualizzazione precoce dei bambini e dalle carenze di attenzione e di immaginazione dovute all’abuso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ma purtroppo non posso dilungarmi troppo. Si può comunque affermare che se tutti gli stimoli derivanti dalle attività su internet possono arricchire l’immaginario (la realtà che viene dall’esterno, cioè pilotata come un viaggio organizzato), all’atto pratico tutte queste emozioni indotte riducono però le capacità di attenzione, e di comunicazione e immaginazione (il viaggio interno costruito dal viaggiatore). In Giappone questa deriva ha creato i famosi Hikikomori: cioè i ragazzi socialmente esclusi e disadattati. Un altro problema è quella legato alla dipendenza dai siti pornografici che può creare grosse difficoltà nello studio, nel lavoro e nelle relazioni. A chi volesse approfondire il tema, consiglio il sito di un uomo che è riuscito ad uscire dalla dipendenza di: www.noallapornodipendenza.it (è anche un gruppo di autoaiuto).

Il problema centrale è quindi quello educativo, poiché genitori e insegnanti preferiscono mettersi allo stesso livello degli adolescenti. Invece l’educatore deve avere il ruolo di guida autorevole “e trattare l’adolescente come un proprio pari significa non contenerlo, e soprattutto lasciarlo solo di fronte alle proprie pulsioni e all’ansia che ne deriva. La relazione tra giovani e adulti non è simmetrica” (Umberto Galimberti, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli, 2008). Purtroppo la discesa costante nelle classifiche internazionali (dal 2001 al 2006) che riguardano le capacità matematiche e di lettura (Test PISA-OCSE), dimostrano le grosse difficoltà di adattamento dei ragazzi italiani alla nuova società della conoscenza e potrebbe originare dei livelli i disoccupazione difficilmente rimediabili e arginabili (nel 2006 gli studenti italiani si sono classificati al 36° posto su 57 Paesi considerati). I nostri ragazzi diventano quindi sempre più manipolabili: delle marionette pilotate per consumare e votare senza pensare. E quando si vogliono fiaccare eventuali resistenze si fa focalizzare la loro attenzione sulla paura… “Non sappiamo cos’è realmente spaventoso e cosa è stato inventato per tentarci o costringerci a spendere soldi in cose di cui non abbiamo veramente bisogno, o per dare il nostro sostegno a politici che non hanno necessariamente a cuore i nostri interessi” (Zygmunt Bauman, Paura Liquida, Laterza, 2008). Quindi “i governi e manager sono interessati a tenere intatto il volume delle paure; anzi, se è possibile, a innalzarlo” (Z.B.,il Giornale 25-2-08). 

Passando poi al fenomeno dell’erotizzazione precoce dell’infanzia si potrebbe definire come uno dei problemi minori, anche perché è forse ineliminabile, poiché è collegata alla sempre più abbondante alimentazione e ad un rapido sviluppo sessuale soprattutto nelle femmine (l’età media della prima mestruazione è in ribasso da più di 150 anni) . Ricordiamo poi che in molte società non occidentali molte ragazze sono pronte a sposarsi e a fare figli dai tredici anni in su. E sicuramente hanno molto meno problemi delle donne occidentali che vogliono sfidare le regole naturali e iniziano a fare i figli dopo i 35 anni o addirittura dopo i 40 anni. Questo è il problema delle nostre società industriali con molte possibilità di studio e scarse probabilità di lavoro (decente), che si stanno ficcando in una strada senza uscita delimitata dai reali limiti biologici della specie Homo Sapiens (che sta involvendo in Homo Immaginarius).

Oggi viviamo in una società dove far vedere è potere e dove vedere è godere (passivamente). E “ciò che è più terribile nella comunicazione è l’inconscio della comunicazione” (Pierre Bourdieu, sociologo). Infatti il secondo livello della comunicazione umana è quello metacomunicativo che ha la funzione di influenza e di comando: trasmette agli interlocutori il modo e il senso dell’interpretazione (il primo livello è chiaramente quello dell’informazione, e cioè del contenuto). Una cosa che dovrebbe far riflettere, è la continua crescita di Fiction televisiva ed editoriale. E cala l’interesse e la vendita per i saggi e aumenta invece l’acquisto di romanzi e di letteratura di basso livello improntata al disimpegno e al divertimento. La perdita di qualità dei romanzi finisce per creare dei libri che diventano favole per adulti che non vogliono crescere. E’ per questo che i nostri genitori si tengono felicemente figli di 30 o 40 anni in casa: così anche loro si possono credere più giovani di quello che realmente sono (e così non affronteranno la famigerata Sindrome del nido vuoto).

P.S. “World War III will be a guerrilla information war, with no division between military and civilian participation” (Marshall McLuhan).

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.119) 5 gennaio 2009 22:49

    Quando guardi la TV, sia che assisti ad un varietà, o a un telegiornale o ascolti distrattamente la pubblicità, ricorda sempre che la merce sei tu, la vera merce oggetto di compravendita, quella che sostiene gli ingenti bilanci delle agenzia di pubblicità e delle TV. Solo in subordine la merce è il prodotto reclamizzato. La prima merce sei tu.

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