• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > La sala dei "Carabinieri genovesi"

La sala dei "Carabinieri genovesi"

La voglia di unità, cui si accompagnano puntualmente le accuse di pulsioni microidentitarie rivolte a chi non si lascia incantare dal fascino della parola, domina purtroppo il dibattito sulle regionali in Campania. Un dibattito strumentale, in cui l’unità fa da paravento al livore per un giovane movimento che sta legittimamente costruendo una sua via. Tanti, troppi purtroppo, insistono su questo argomento fuorviante e ignorano, o fingono d’ignorare, che non è possibile capire il presente, se si cancella il passato.

Nel 1892, contro i socialisti che il 14 e 15 agosto, nella sala dei “Garibaldini genovesi”, si costituirono in partito, i sempiterni “unitari” si dissociarono, lanciarono le stesse accuse feroci che oggi si rivolgono a chi a sinistra va per la sua via. Era un coro di voci stridenti: anarchici, operaisti, repubblicani, radicali, che inveivano contro i “socialisti identitari” e “settari”. I fatti hanno poi ampiamente dimostrato che non si potevano tenere assieme e sommare, patate, pomodori e fagioli: l’unità tra statalisti e antistatalisti, classisti e interclassisti, riformisti e rivoluzionari non era più possibile e occorreva far chiarezza. Questo per andare lontani.

Più recentemente, gli “unitari”, dotati di una memoria singolarmente debole, hanno dimostrato coi fatti che, quando si va a votare, il loro amore per l’unità è una finzione. “Unitari” – così dicevano di essere – erano coloro che, alle ultime elezioni nazionali, nelle indicazioni di voto, sostenevano Leu e i 5Stelle contro i candidati di Pap. E parlo di cose che ho vissuto. “Unitari” naturalmente erano anche i “sinistri” che pochi mesi fa, pur di non votare il candidato di sinistra, non diedero indicazioni di voto o, peggio ancora, votarono e invitarono a votare Ruotolo, che ora sostiene De Luca e il PD, così come gli “unitari” di fino Ottocento finirono nel primo governo Mussolini.

Ho conservato come reliquie le male parole che mi furono dedicate e il fango che mi si è stato rovesciato addosso pochi mesi fa da chi oggi predica l’unità e mi pare che sia tempo di finirla.
Invece d’inseguire il mito di una unità in cui evidentemente non crede, questa gente, che si dice di sinistra ma di fatto ha appoggiato il candidato di Renzi, De Luca e Zingaretti, scelga la sua via: segua Ruotolo e soci, come ha già fatto e sia coerente o voti il candidato della sinistra che c’è. Faccia quello che gli pare, insomma, ma smetta di invocare l’unità che ha distrutto. Il tempo dei cartelli elettorali che nascono oggi e muoiono domani è scaduto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità