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 Home page > Tribuna Libera > La rimonta di Berlusconi. Le responsabilità della crisi

La rimonta di Berlusconi. Le responsabilità della crisi

L’era Berlusconi a molti pareva conclusa. Macchè. In realtà, la strategia dell’ex Premier - il più chiaccherato e scandaloso degli ultimi 150 anni - forse è chiara: ha mollato la “patata bollente” in tempo utile per non sporcarsi troppo le mani. Ha preferito far prendere ad altri la responsabilità di rimettere in sesto una nazione fra le nazioni più colpite dalla crisi economica ma anche politica e sociale.

Così, con un colpo di mano che ormai nessuno si aspettava più, ha deciso di dimettersi. Ma non certo di ritirarsi. Anzi.

Più agguerrito che mai, Silvio Berlusconi ora detta regole, mette puntelli e dichiara che – in ogni caso – il futuro di questo Governo tecnico è destinato ad avere vita breve.

Berlusconi ha rilasciato ieri una lunga intervista al Corriere della Sera. Dove racconta le sue posizioni e quelle del centro destra in relazione al Governo Monti. Fra le dichiarazioni rilasciate, Berlusconi ha detto: “Abbiamo chiesto a Monti e a tutti i suoi ministri di non ricandidarsi alle prossime elezioni e loro hanno risposto di sì. Siamo contrari alla Patrimoniale, ma non chiudiamo a una tassazione immobliare che ci riporti in media con l'Europa". Chissà se l’ex Premier ricorda tutte le volte in cui l’Italia intera ha chiesto a lui di dimettersi o di non ricandidarsi.

E per quanto riguarda l’ostentata negazione di una eventuale patrimoniale, le posizioni restano sempre le stesse: chiusura totale. Il motivo? E’ semplice. Il bacino di elettorato vicino al PdL è quello della fascia medio alta di reddito. Ed è anche quella che ha la più alta incidenza di proprietà immobiliari. Ovvio quindi, che non abbiano alcuna intenzione di andare a bastonare i propri elettori. Ogni singolo individuo appartenente all’Italia cosidetta ricca, può portare altri voti e così via. Effetto domino. Al contrario.

Sta di fatto, che il PdL e l’ex Premier ora sono più che mai al lavoro. Sia per ciò che riguarda una remise en forme del Partito, sia per ciò che riguarda la riallocazione nel panorama politico. Che si presenta ancora fumiginoso e denso di incognite.

Il governo tecnico riuscirà a tirar fuori dall’impasse la nazione? Ora che ciò che molti attendevano accadesse – le dimissioni di Berlusconi – è accaduto, siamo tutti in attesa di comprendere se dalla crisi in qualche modo usciremo, e se questo “nostro” debito, troverà pace. Da segnalare comunque che a settembre 2011 il debito pubblico ha registrato per la prima volta negli ultimi 3 anni una diminuzione grazie al maggior gettito fiscale entrato nelle casse dello Stato. Dai circa 2000 milardi di euro, siamo passati a circa 1850. Non è molto. Ma non è nemmeno poco. Guai ad abituarsi alle grandi cifre, si rischia di perdere il senso delle cose.

Nel frattempo, in Europa, Stati Uniti, Asia, le rivolte civili contro la crisi internazionale e lo strapotere delle Banche non si arresta. In Italia molte le manifestazioni ed i presìdi. Anche contro il Governo Monti, accusato di essere in qualche modo l’artefice del crollo finanziario internazionale essendo stato parte dei vertici della Goldman Sachs.

E non va dimenticato che Mario Monti oltre ad essere l’esimio professore e l’acuto stratega, nonché l’unico censore di Microsoft che la storia dell’uomo ricordi, è anche parte integrante di quelle lobby internazionali che tracciano le linee guida per le grandi nazioni del Pianeta. Strano poi, che abbia sentito la neccessità di dichiarare di non farne parte.

Come si dice: excusatio non petita, accusatio manifesta. Staremo a vedere.

Per concludere, è bene ricordare una cosa: la crisi che stiamo vivendo, ha radici antiche. Tutti, più o meno, i partiti italiani ne sono colpevoli. Ma anche, vi parrà strano, tutti o quasi i cittadini Italiani. I primi, per aver gestito male il denaro pubblico e per non aver mai fatto nulla di concreto e coerente per abbassare i costi della macchina Italia. I secondi, per aver da un lato lasciato fare ai politici tutto ciò che ritenevano opportuno per se stessi, dall’altro, per aver sempre contribuito a fare dell’Italia una nazione di corrotti e corruttori e di piccoli e grandi evasori fiscali.

Inutile tirarsi indietro: ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.75) 21 novembre 2011 20:03

    Cronistoria >

    Ricevuta da Berlusconi la lettera d’impegno la UE ribadisce l’urgenza di concrete misure per la crescita. Il Premier rinvia ancora l’emanazione del dl sviluppo.
    Ottobre si chiude con lo spread Btp-Bund che supera la soglia dei 400 punti.

    La settimana seguente al G20 si concorda l’invio di ispettori Fmi. Il Cavaliere smentisce l’ipotesi di sue dimissioni. La Commissione UE chiede ben 39 “chiarimenti” sul piano governativo.
    Parte allora la corsa al rialzo dello spread che sale a 470 punti.
    Arriva l’8 novembre.
    La Camera approva il rendiconto dello Stato con soli 308 voti a favore.
    Nell’arco di 24 ore, nonostante le annunciate dimissioni di Berlusconi, lo spread fa un balzo fino a 590 punti.
    Solo dopo l’intervento di Napolitano volto a certificare che “non esiste alcuna incertezza” sulle dimissioni del governo lo spread ripiega sotto 550 punti.
    Il 12 novembre, con la definitiva approvazione del dl Stabilità e dopo la salita al Colle di Berlusconi, lo spread scende sotto i 500 punti.

    La “fiammata” speculativa si spenge con l’epilogo del governo Berlusconi.
    Monti ottiene la fiducia della Camera e lo spread torna a 470 punti.
    Eppure il Cavaliere sentenzia che lui “non aveva alcuna colpa” e che “nulla è cambiato”.
    Si sa che “denegare” la realtà dei fatti giova al Consenso Surrogato di chi è sensibile alla fascinazione mediatica …

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