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La proprietà de-privata

Ha fatto molto discutere la dichiarazione dell’imprenditrice bolognese Elisabetta Franchi sulle assunzioni nella sua azienda. Riassumendo, la Franchi ha spiegato che, sì, assume le donne, ma solo quelle che abbiano almeno quarant’anni, in sostanza quelle che non dovranno assentarsi a causa di matrimoni e maternità.

Io non capisco tanto stupore per l’ennesimo esponente della razza padrona italiana che confonde il perimetro della propria casa con i confini del mondo. Anzi, meno male che esistono questi personaggi a ricordarci che non siamo tutti uguali, né per ceto né per civiltà. Se non ci fossero nessuno si accorgerebbe che quanto detto dalla Franchi è la normalità nel mondo produttivo italiano.

La quotidianità dello sfruttamento e l’erosione ormai quasi totale dei diritti sono parte integrante della vita di lavoratrici e lavoratori. Solo quando una Franchi lo dice ad alta voce i giornali si accorgono che è tornato il “medioevo” nel mondo del lavoro (a cominciare dal giornalismo) ma trattano la notizia come colore, come l’eccezione. E’ molto esaustivo invece l’appoggio dato alla Franchi da tale Bruganelli Sonia, moglie di Bonolis e famosa per il suo ostentato disprezzo verso i poveri, al grido: “L’azienda è sua”.


In questa diatriba infatti ha ragione la Bruganelli, nell’utilizzo come ultima sentenza di Cassazione di quel pronome possessivo, in cui c’è la sostanza dello scontro tra mondi. Non c’è bisogno di essere comunisti per contestare il valore dominante di mio, tuo, suo, nostro, vostro loro. Perché oggi non esprime soltanto proprietà ma la riduzione della propria proprietà all’universo mondo. Se una cosa è mia, è il sottinteso falsamente democratico, ne faccio ciò che voglio.

Può valere per un quadro, per una borsa, per un oggetto, ma, quando viene applicato a un’azienda, questi personaggi scoprono che esistono proprietà individuali che rispondono a leggi pubbliche.
Un punto che sembrano aver scordato un po’ tutti, padroni e commentatori, sindacati non pervenuti. Siccome questa casa è mia allora faccio i lavori e tolgo il muro portante per far posto a un open space molto cool che attira gli amici, poco importa se poi crollerà tutto il palazzo a causa dei lavori che ho fatto nella “mia” casa, chi se ne frega di quelle degli altri, anzi è colpa dello Stato che non ha fatto controlli.
Il concetto di proprietà privata attuale estende quindi il possesso di un bene particolare all’assoggettamento di tutto ciò che è nell’area di vita del possessore del bene privato. Per questo ha ancora un senso mettere in discussione nel ventunesimo secolo il concetto di proprietà privata.

(*) L’articolo originale è stato pubblicato qui 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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