• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > La ’ndrangheta (terza parte)

La ’ndrangheta (terza parte)

È invisibile, come l’altra faccia della luna.
Julie Tingwall, sostituto procuratore dello Stato della Florida, riferendosi alla ’ndrangheta.

A Roma era notte fonda, un gruppo di Avanguardia Nazionale si riunisce nei cantieri di Montesacro del costruttore Remo Orlandini, legato al Sid di Vito Miceli. Poco fuori Roma una colonna armata di guardie forestali proveniente da Cittaducale (Rieti) attende ordini. Un’altra unità di neofascisti entra nell’armeria del ministero dell’Interno. Un’altra ancora occupa la sede RAI. Altri ancora attendono con ansia l’arresto del Presidente Della Repubblica Saragat. Dopodiché avrebbero applaudito il discorso del piduista principe nero Junio Valerio Borghese e subito dopo sarebbero partiti con l’uccisione e l’arresto degli esponenti di sinistra.

Ma per fortuna, e nessuno saprà il motivo, tutto questo non si avvererà. Il Principe Nero darà il dietrofront.

Del tentato golpe del 7 dicembre 1970 gli italiani ne verranno a conoscenza dopo alcuni mesi, ma pochi sono a conoscenza che il golpe Borghese era stato preparato, oltre che dai soliti servizi segreti, o dai soliti politici collusi con i poteri forti, o dalla P2 che è poi la stessa cosa, anche dalla ’ndrangheta.

E del loro coinvolgimento ne verremo a sapere addirittura molti anni dopo dal pentito della mafia siciliana Tommaso Buscetta, questo perchè molti capo bastoni calabresi avevano la doppia affiliazione con Cosa Nostra.

Ma come mai la ’ndrangheta era arrivata addirittura ad appoggiare la destra eversiva? E soprattutto cosa aveva a che fare con la P2? Ma la domanda che dovete farvi, come mai ancora oggi, più che mai, è così forte e legata alla politica più di tutte le altre mafie?

La risposta sta in un fatto precedente al golpe Borghese. Tutto grazie ad una riunione degli ’ndranghetisti a Montalto. Quello fu un giorno "epocale" per la ’ndrangheta. Molti avvertirono la necessità di liberarsi di quella mentalità poco elastica che impediva ai boss di avere contatti e rapporti con il potere politico ed economico.


E allora, carissime teste di capra, decisero di entrare in rapporto con la massoneria deviata, ovvero far parte di quella zona grigia nella quale era possibile incontrare magistrati, poliziotti, politici, avvocati e bancari. Anzi dico che fanno di più, tramite una loro struttura interna saranno proprio loro a creare delle logge massoniche coperte.

Per fare ciò venne così creata un’enclave all’interno della ’ndrangheta, detta Santa, composta da 33 persone. E non è un caso che il numero degli appartenenti sia quello.

Trentatré è l’alto grado della Massoneria, numero legato all’età di Cristo, Alessandro Magno o a Adi Shankara. La colonna vertebrale umana è normalmente composta da trentatré vertebre.

Approfondirei volentieri il discorso della simbologia dei numeri ma ho voluto accennarvi questo per dire che nulla è casuale.

Insomma la Santa divenne una vera e propria élite della ’ndrangheta, tanto è vero che un santista pur di salvare l’organizzazione può persino tradire la mafia stessa. Rappresenta uno stadio talmente occulto che gli aderenti non si conoscono nemmeno tra di loro.

Sono tutelati dal segreto, e anche i riti di iniziazione sono diversi. Sostituirono i mitici cavalieri Osso, Mastrosso, Carcagnosso con le figure eroiche massoniche come Garibaldi, Mazzini e La Marmora. Addirittura la Santa, per coprire alcuni personaggi che devono rimanere nel più anonimato possibile, si sottostruttura in una dote chiamata "Vangelo". E addirittura tramite un pentito si viene a sapere che è suddiviso ulteriormente in altre doti come "quintino", "quartino" e "trequartino". Creati appositamente per alcuni personaggi che volevano rimanere in un uno stato di segretezza assoluto.

Insomma capirete che la linea di confine tra la Santa e una loggia massonica deviata è molto labile, e comunque grazie ad essa la ’ndrangheta riuscì ad imporsi, assicurandosi il controllo di tutte le principali attività economiche, compresi gli appalti, e ad infilarsi nelle istituzioni attraverso l’elezione di persone di gradimento e facilmente avvicinabili.

E allora viene spontaneo dire che la ’ndrangheta non collabora esternamente con alcuni apparati dello Stato, ma ne è parte integrante.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares