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La morte di J. D. Salinger

Morte di un morto? J.D Salinger moriva ieri, a casa sua, nel New Hempshire...

La morte di J. D. Salinger

Certamente qualcuno si ricorderà dello scrittore americano Jerome David Salinger, quel tale che scrisse Il Giovane Holden, quel romanzo che più o meno tutti hanno letto o anche solo cominciato a leggere...

Ebbene, quel tale moriva ieri a 91 anni: da cinquanta lustri ormai viveva da recluso, come l’eremita di Cent’anni di solitudine, il patriarca colonello Aureliano Buendia che ormai morente si sarebbe ricordato di quando ancor piccolo suo padre lo portò a conoscere il ghiaccio...

"Salinger è morto nella sua casa del New Hampshire", ha dichiarato ieri il suo freddo-ghiacciato agente Phyllis Westberg.

Nato nel 1919 a Manhattan dove suo padre importava formaggi e salami, il giovane Saily raggiunge presto un pensionato militare (lo ritroveremo questo pensionato come un Convitato di Pietra - ingombrante ombra paterna - in tutta la sua opera sotto il nome di Pencey Prep).

A diciott’anni partirà in Europa dell’Est per seguire uno stage presso i macelli per animali. Obiettivo: imparare il mestiere di salumiere.

Lui preferisce scrivere e tre anni dopo sulla rivista Story, la stessa dove passeggiarono infanti Tennesse Williams, Truman Capote e Norman Mailer, compare il suo primo racconto.

Durante la guerra - come Céline e Bunuel - si dedica al controspionaggio: è incaricato di depistare i nazisti, muovendosi tra civili francesi e ufficiali alemanni.

E’ l’agosto del 1944, quando sbarca a Utah Beach, sopravvivendovi, e partendo subito dopo alla ricerca di un brillante corrispondente di guerra che erra in una Francia finalemente libera: è Hernest Hemingway. Diventerà suo amico ma gli preferirà la solitudine e il ritiro.

Nel 1951 tra Cadillac, palle da baseball e pop-corn usciva Il Giovane Holden, il romanzo della notorietà e del successo, dal 1953 lo scrittore viveva nascosto nel fondo di una tana situata al nord est del Humpshire freddo e arido, lontano da quel successo famelico che imperterrito lo inseguiva.

Rifiutando quel successo e quella gloria. 

Salinger parlava ormai molto poco e pubblicava ancora meno.

Il suo Il giovane Holden è un classico della letteratura di ogni tempo: linguaggio semplice, diretto, telegrafico, alla Hemingway, vena di rabbia sotterranea alla Osborne, sessualità e prostituzione come icone maledette di un adolescente americano in piena crisi: Holden Caufield appunto.

L’ultimo libro di Salinger risale al 1965, in mezzo un po’ di tutto e un po’ di niente, come avrebbe detto Breaston Ellis, suo grande ammiratore. 

Gli abitanti della piccola città dove lo scrittore si nascondeva dicono alle televisioni che non rispondeva più al telefono né alle lettere degli ammiratori. Talvolta impellenti necessità domestiche o l’abilità di scaltri giornalisti lo portavano suo malgrado alla luce di pallide ribalte montane.

Un giorno - poco prima di sparire - Salinger scrisse: "Dirò una cosa che a molti sembrerà strana, sospetta perlomeno: l’anonimato dell’oscurità o - se preferite- l’oscurità dell’anonimato, costituisce per uno scrittore una delle riserve più preziose a cui la sua anima possa attingere in tempi di felicità..

Sua figlia un giorno - poco prima che suo padre sparisse - disse che l’aveva udito pregare in lingue sconosciute...

Holden a sua volta conosceva un sacco di parole, le più sapienti e le più oscene.

Salinger scrittore conosceva il linguaggio dei Maestri, ma "non poteva spiegarlo, e anche se avesse potuto non sarebbe stato sicuro d’averne voglia..."

Salinger è morto, ma sarà poi vero?

 

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