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La mancanza di sovranità monetaria alla base del debito pubblico

 

                                 

Gli Stati hanno rinunciato alla loro podestà di emettere moneta e la hanno invece delegata al sistema bancario (ossia a banchieri privati). Ciò risale al XVII secolo, allorquando le aristocrazie regnanti nei paesi europei si accordarono con i banchieri creditori di tali paesi a che fondassero banche private, a cui trasferire la potestà (dapprima prerogativa dei Re) di emette denaro, creando in favore di tali banche il monopolio della emissione e prestito della moneta, la qual cosa perdura anche oggi ed anzi si è maggiormente consolidata nelle mani del sistema delle banche centrali.  

Nel XX secolo poi si sviluppa il passaggio del denaro da mezzo di scambio (il cui valore viene garantito dalla convertibilità in oro) a prodotto che ha un valore di per se stesso. Il processo si completa il 15 agosto 1971, a Camp David, allorquando il presidente statunitense Richard Nixon annunciò la decisione di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, perché il Tesoro americano non era più in grado di sostenere le richieste di convertibilità. A questo punto il denaro diviene definitivamente un valore in sé, virtualizzato e dematerializzato dalla cessazione della convertibilità in oro.   

Il tumore della speculazione può esplodere sregolatamente in quanto non più antagonizzato dagli anticorpi della convertibilità in oro, che ancorava il mezzo di scambio del denaro alla concretezza ed alla oggettiva materialità dell’oro. Il sistema non è più economia, ma finanza; cioè si consolida un processo di astrazione, per cui la banconota, fondata sul nulla (o meglio su sempre più perverse convenzioni), perde il concreto contatto con la materialità dell’economia (produttività, organizzazione del lavoro e così via) ed assume una vita propria, un’autonomia che la rende oggetto di tutti i giochi possibili ed immaginabili e facendole perdere la sua originaria connotazione, che è quella di essere un mezzo convenzionale di scambio.                     

Che il denaro sia totalmente smaterializzato è comprovato dal fatto che le attuali riserve auree dei paesi del mondo non superano le 200.000 tonnellate, mentre il corrispettivo in oro di tutte le banconote e degli equivalenti monetari - che girano per il mondo - ammonta ai prezzi correnti ad un corrispettivo di 75.000.000 di tonnellate di oro!         

Le Banche centrali - Banca d’Italia, Federal riserve, Banca centrale europea - dunque non sono pubbliche, ma sono private e stampano i soldi (al mero costo di carta ed inchiostro), che poi vendono allo Stato. In Italia lo Stato paga con i buoni del Tesoro: ecco come nasce il debito pubblico. Come l’usura insegna, da un iniziale minimo debito, con il meccanismo perverso degli interessi, si arriva a cifre astronomiche.     

Il fatto è che alcuni meccanismi si sono inceppati e rastrellare denaro dai cittadini - attraverso tagli, prelievi ed altro - per sanare il debito pubblico è una mancata soluzione del vero problema: la possibile soluzione è invece che lo Stato acquisisca la completa sovranità monetaria, esercitando la legittima potestà di stampare le banconote, togliendo così alle Banche centrali, che sono private (ed al connesso circuito finanziario speculativo) il dominio sul denaro, di cui il debito pubblico è una dannosa conseguenza (in Italia il 43% del debito pubblico è detenuto dalla Banca d’Italia e da Istituzioni Finanziarie e Monetarie italiane). Tutto ciò con buona pace di forbiti economisti e docenti universitari (collusi?).   

La sovranità monetaria è ciò che veramente manca al compimento di una reale democrazia. La divisione tra economia e politica è strumentale, in quanto l’economia fa parte della realtà e la politica è il governo della realtà collettiva. In effetti il rapporto con il denaro è basilarmente emotivo e quindi è fasullo dire che l'economia si basa su oggettività e razionalità, che invece si sovrappongono successivamente sul nucleo emotivo di fondo del rapporto con il denaro. Non esisterebbero dunque leggi economiche che siano indipendenti dai fondamentali atteggiamenti e comportamenti degli individui. E' l'economia parte dell'esistenza e non l'esistenza parte dell'economia! 

Acquisendo dunque la sovranità monetaria, che esprime la funzione di potere più autentica ed incisiva, i cittadini - finora espropriati della propria sovranità in quanto l'emissione delle banconote avviene da parte del sistema bancario - si riprenderebbero pienamente i propri diritti e le proprie prerogative, finora esercitati da organi non espressione della volontà popolare, ma da soggetti prevalentemente privati (che attualmente si identificano nella Federal Riserve, nella Banca Centrale Europea, nella Bank of England, nella Banca del Giappone e nella Banca della Cina), riconferendosi così alle istituzioni parlamentari (espressioni della sovranità popolare) la piena decisionalità politica in tema di economia.           

Del resto lo stesso Giulio Tremonti, intervistato in diretta nazionale al TG1 la sera di venerdì 6 marzo 2009, ebbe tra l'altro a dire "(...) la causa principale della formazione del debito pubblico è che gli Stati hanno ceduto la sovranità monetaria (...)".   

Forse conosceva quanto Thomas Jefferson aveva scritto a John Madison nel 1816: "Se mai il popolo americano permetterà alle banche private di gestire l'emissione della sua moneta, allora, alternando inflazione e deflazione, le banche e le società finanziarie spoglieranno il popolo di ogni proprietà, finché i suoi figli si sveglieranno senza un tetto nel continente che i loro padri conquistarono. Credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per la nostra libertà che eserciti in armi ... il potere di emissione dovrebbe essere tolto alle banche e restituito allo Stato a cui esso propriamente appartiene.".  

Sono trascorsi circa due secoli da questa analisi di Thomas Jefferson e gli Stati non hanno ancora la propria sovranità monetaria!    .                                                                                  

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