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La lotta di Piermario Morosini

Questa è la storia di Pier, un ragazzo poco conosciuto che credeva nel valore dei sogni.

Questo ragazzo è cresciuto a pane e pallone, sperando, un giorno, di poter dire la sua nel mondo del calcio, in serie A. Ha iniziato a giocare nella sua città, a Bergamo, nell'Atalanta. Centrocampista, correva in mezzo al campo, sradicando palloni agli avversari e impostando l'azione offensiva della sua squadra. In poco tempo è arrivato in Nazionale e piano piano ha iniziato a credere nel suo sogno, che stava diventando realtà.

Pier non ha smesso un secondo di credere e di sperare in qualcosa, neanche quando nel 2001, a soli quindici anni, perde la mamma per un tumore. Però nella famiglia e nei suoi amici trova la forza di provare ancora a seguire il suo sogno. Nel 2003 Pier perde anche il papà, un anno dopo il fratello disabile si suicida e il calciatore rimane solo con sua sorella maggiore, anche lei malata.

In quanti sarebbero riusciti ad andare avanti ancora una volta, a non mollare nulla, dopo quest'altra brutta botta? Piermario, con il suo solito sorriso, ricomincia a correre sul campo verde, cercando di realizzare davvero questo suo obiettivo, perché così i suoi genitori sarebbero stati felici. 

Nel 2005 arriva il suo momento: Serse Cosmi lo fa debuttare in Serie A, in un Udinese-Inter. Corre, insegue gli avversari, non molla, ancora una volta. A fine partita è felicissimo. Poi l'Udinese inizia a farlo maturare calcisticamente: Bologna, Vicenza, Padova, Reggina, ancora Vicenza e infine Livorno. In ogni squadra in cui è andato si è lasciato dietro tanti amici, affascinati dalla sua voglia di vivere nonostante le tante tragedie familiari.

E proprio quando sta per spiccare il volo, proprio quando stava giocando bene e si stava valorizzando, viene buttato giù dal destino. Il 14 aprile 2012, durante Pescara-Livorno, al 31° del primo tempo, Pier si accascia in campo, accusando dei dolori. Nonostante tutto, prova ancora una volta a rialzarsi, deve giocare e coronare il suo sogno. Si rimette in piedi, prova uno scatto, ma ricade a terra, rigido.

Il massaggiatore del Pescara entra subito in campo, tra il pubblico e inizia ad aleggiare paura, i giocatori si disperano. Mentre i massaggiatori cercano di rianimarlo, si aspetta l'ambulanza per tre lunghissimi minuti e appena arriva sono gli stessi giocatori ad andare a prendere la barella, per velocizzare le operazioni.

Pier arriva in ospedale e lì continua la sua lotta per la vita. Per un ora è in coma farmacologico. Però il destino è crudele, è insensibile: il giovane calciatore non ce la fa. Piermario Morosini muore per arresto cardio-circolatorio dopo un'ora di tentativi invani per rianimarlo. Il primario di cardiologia dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara, Leonardo Paloscia, già presente in campo, spiega: "Morosini non ha mai ripreso un battito". 

Il calcio si stringe intorno a lui, a questo giovane che non ha mai smesso di lottare e di sperare. La vita nei suoi confronti è stata ingiusta. "Perché tutto questo?", è l' unica domanda che passa nella testa di tutti gli sportivi. Dovremmo maledire il destino, la sfortuna, i medici o chi altro?

Nella sua vita Pier ha avuto il coraggio, nonostante tutto, di provare a essere felice. Il modo migliore per ricordarlo sarà con il suo sorriso di sempre, che rendeva feliceanche chi gli stava attorno.

Ciao Pier, scusaci se ci siamo accorti così tardi di te e del tuo coraggio.

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