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 Home page > Attualità > Cultura > La libertà e la dittatura - Corrida # 17

La libertà e la dittatura - Corrida # 17

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

.17

Ogni donna ha un suo modo di camminare. Ci sono donne che letteralmente mangiano la strada con le gambe, decise di una andatura che sa di valere, fiere nella postura ed in ogni singolo passo. Ci sono gambe incerte, che seguono linee spezzate, occhi che raramente guardano l’orizzonte, perdendosi spesso a confrontarsi con i piedi.
Amalia, anche lei, aveva la sua andatura. Ricca di fascino, testimoniava la sua naturale spensieratezza, le sue gambe erano canini decisi ad addentare la vita, i suoi fianchi ondeggiavano sotto l’esile peso delle spalle fini simulando una danza, come se sempre la vita fosse gioiosa.
Con quella camminata la intravidi, asciugandomi le lacrime, partire. Non era finito l’amore, non era finita l’intesa, eravamo ancora io e lei; il fatto era che tutto era già stato deciso prima, e forse, prematuramente.
Come un dito allungandosi anela alla luna, voleva un altro futuro, un’altra terra che non fosse Mesas, voleva addentare la vita, appunto, e non finire contadina a sfornare figli contadini. C’era la dittatura ed una popolazione da difendere, con la quale schierarsi. C’erano problemi seri, mi disse, che andavano ben oltre lo sguardo miope ed egoista di una coppia.
C’era tutto un popolo da dover abbracciare.

Così partì, con qualche lacrima anche lei, ma decisa, nelle idee e nell’andatura. Sentii il suo odore forte mischiarsi al sapore salato delle lacrime sulle labbra, e tentennai, coem un ubriaco, incerto sul futuro, sul da farsi.
Andava a Barcellona, non sapevo dove di preciso, solo che aveva un contatto e che mi avrebbe scritto per comunicarmelo, nient’altro.

Passò un giorno, dedicato a guardare la finestra nella penombra, e ne passò un altro ancora. Non mangiai per ventiquattro ore filate, sentivo un peso pulsare contro il mio addome ed il solo istinto di vomitare. Ed alla vista di chiunque nei dintorni odoravo la sola voglia di scappare, ma forse nemmeno di raggiungerla, che lei non mi aveva chiesto di seguirla. Ugualmente Felipe si fece strada nella penombra della mia stanza.

"Come va malato d’amore?"
silenzio
"Da queste parti siamo soliti dire che non esiste male peggiore, e che non c’è ferita alcuna che lasci fondamenta così profonde. Ti disturbo?"
silenzio
"volevo solo dirti... cosa aspetti, lì come uno struzzo con la testa rintanata? Vai. Seguila, per dio."

Mi girai di scatto, come se mi riprendessi da uno strano sogno. Era la cosa giusta da fare, o forse no, solo che all’improvviso sembrava saggia. Seguirla, raggiungerla, magari farle anche una sorpresa.
E vissero felici e contenti, questo pensavo.
Fanculo la patria, fanculo il popolo, la libertà e la dittatura. Fanculo anche i gatti e la fiesta.
Amalia. Io voglio solo Amalia. Questo pensavo.

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