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La libertà basta volerla

Pensavo alla libertà, al significato in senso stretto del termine e la sua corrispondenza nella società civile.

Spesso si sente parlare di libertà, da destra a sinistra, ma in realtà cosa significa?

Quelli che ne parlano spesso sono realmente liberi? Il dettato costituzionale riserva parecchio alla libertà, eppure nel corso del tempo tanti aspetti e sensibilità sono mutate, trascinandola in una dimensione il cui fronte principale è la mercificazione di tutto, persino dei lineamenti più intimi di un individuo.

Alla parola libertà, corrisponde questo significato: stato di chi è libero, condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui.

Dunque un individuo non piegato al volere altrui, capace di decidere senza imposizioni di nessun genere. Sembra tutto chiaro e lineare, ma poi forse non è così semplice, anzi. Essere liberi oggi non è per nulla facile, per certi versi impossibile. A questo proposito, un recente articolo di Gustavo Zagrebelsky pubblicato su “la Repubblica” esprime molto bene gli aspetti quotidiani per i quali si perde la libertà.

In una società basata fortemente sul senso della carriera, del benessere a tutti i costi, dell’immagine, quale “spettacolarizzazione” della propria persona, si cerca in tutti i modi di “adeguarsi” alle masse formate dal consumo e dalla Tv, comportamenti che vanno oltre la precarizzazione della libertà.

Zagrebelsky suddivide i “tipi umani” in quattro differenti categorie: il conformista, l’opportunista, il gretto e il timoroso.

Il conformista è chi non dà valore a se stesso, prosegue Zagrebelsky: “…Il conformista è arrivista e formalista: vuole approdare in una terra che non è la sua, e non in quanto essere, ma in quanto apparire. Così, il desiderio di imitare si traduce nello spontaneo soggiogarsi alle opinioni, e l’autenticità della vita si sacrifica alla peggiore e più ridicola delle sudditanze: l’affettazione modaiola…”.

L’oppurtunista: “…è un carrierista, disposto a “mettersi al traino”. Il potere altrui è la sua occasione, quando gli passa vicino e riesce ad agganciarlo. Per ottenere favori e protezione, che cosa può dare in cambio? Piaggeria e fedeltà, cioè rinuncia alla libertà. Messosi nella disponibilità del protettore, cessa d’essere libero e si trasforma in materiale di costruzione di sistemi di potere. Così, a partire dalla libertà, si creano catene soffocanti che legano gli uni agli altri…”.

Il gretto: “…è interessato solo a ciò che tocca la piccola sfera dei suoi interessi privati, indifferente o sospettoso verso la vita che si svolge al di là, che chiama spregiativamente “la politica”. Rispetto alle questioni comuni, il suo atteggiamento l’ipocrita superiorità…” e poi ancora: “…la grettezza è incapace di pensieri generali. Al più, in comune si coltivano piccoli interessi, hobby, manie, peccatucci privati, unitamente a rancori verso la società nel suo insieme. Nell’ambiente ristretto dove si alimentano queste attività e questi umori, ci si sente sicuri di sé e aggressivi ma, appena se ne esce, si è come storditi, spersi, impotenti…”.

Il timoroso: “…la libertà può fare paura ai timorosi. Siamo sicuri di reggere le conseguenze della libertà? Bisogna fare i conti con la nostra “costituzione psichica”, dice Freud: l’uomo civile ha barattato una parte della sua libertà per un po’ di sicurezza…”.

Analisi, quella di Zagrebelsky che ricalca fedelmente la società di oggi, tanto celebrativa nei confronti della libertà quanto avvitata su se stessa, schiava delle sue paure, delle sue incertezze, prigioniera del pensiero altrui, pensiero che giudica la tua vita, generando così una infinità di conflitti interiori che hanno fatto rinunciare alla libertà.

Conclude Zagrebelsky: “La libertà ha bisogno che ci liberiamo dei nemici che portiamo dentro di noi. Il conformismo, si combatte con l’amore per la diversità; l’opportunismo, con la legalità e l’uguaglianza; la grettezza, con la cultura; la debolezza, con la sobrietà. Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà: ecco il necessario nutrimento della libertà”.

Già, i nemici che portiamo dentro di noi, sono proprio loro i veri responsabili dell’incapacità di essere liberi.

Coraggio, ci vuole coraggio.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.224) 20 giugno 2011 18:03

    Zagrebelsky è come spesso accade un acuto analista della società italiana, potendo contare sue conoscienze giuridiche e filosofiche...ma viene da pensare se anche uno come Zagrebelsky, non abbia contribuito a costruire questo tipo di società, magari con omissioni da uomo non libero...se fosse vera questa ipotesi...le belle chiacchere sulla libertà da qualsiasi parte provengano, non sarebbero altro che chiacchere ipocrite...

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