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La legge danese sui ai beni dei rifugiati: la spirale discendente

di Marianella Kloka

Le voci diffuse un mese fa su una nuova legge da parte delle autorità danesi, che permette la confisca di beni di valore e risorse finanziarie dei rifugiati e dei richiedenti asilo, hanno causato molte reazioni in Europa. In Grecia, in particolare, questa voce relativa a un governo misto straniero guidato da neoliberali ha rafforzato lo scetticismo riguardo all’”Europa dei popoli”, così come le attuali politiche implementate, sia in ambito finanziario che a livello gestionale, riguardanti questa crisi senza precedenti dei rifugiati. Alle politiche di austerità (per l’abbattimento delle quali la Grecia ha dato battaglia durante la prima metà del 2015, in primo luogo con l’importante decisione di un referendum, svoltosi in luglio, il cui risultato è stato la rigidità con cui il Parlamento Europeo ne ha affrontato gli effetti) ora fanno seguito la chiusura delle frontiere da parte di diversi paesi europei, la costruzione di molti più muri, la “minaccia” per la Grecia di abolire i privilegi del Trattato di Schengen e naturalmente le operazioni congiunte di “respingimento” da parte della guardia costiera greca e di FRONTEX nel Mar Egeo, che stanno avvenendo proprio ora.

Queste voci hanno anche provocato la reazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, che in una lettera di sette pagine richiama l’attenzione su una serie di violazioni riscontrate dal Parlamento danese sul quadro legislativo a causa di un tal genere di cambiamenti. Una di queste violazioni riguarda sia i beni di valore che il denaro dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Ma non è la sola: il lento processo di ricongiunzione familiare, la possibilità di detenzione di rifugiati e richiedenti asilo (che dovrebbe essere l’ultima misura a cui ricorrere che un governo possa introdurre, secondo la legge internazionale), così come una serie di altre violazioni riportate in dettaglio dall’Alto Commissario. Sono dello stesso spirito le raccomandazioni del Commissario europeo per i Diritti Umani consegnate per tempo al Parlamento danese prima delle decisioni definitive prese durante la riunione del 26 gennaio.

Evidente l’imbarazzo tra i greci neoliberisti: “Una legge del genere non è ancora passata e voi vi affrettate a condannare la Danimarca semplicemente a causa di voci. Non abbiate fretta!”. Così ho deciso di essere paziente, di non avere fretta, di scrivere questo articolo dopo la conclusione di tutti i procedimenti amministrativi in modo da evitare la condanna del parlamento di un paese europeo solo a causa di voci o dell’idea di una tale decisione di confisca. Nel frattempo, solo pochi giorni fa, ho visto questa brutta discussione diffondersi in Svizzera e in Baviera. Quindi oggi ho il “privilegio” di scrivere di una legge, all’interno dell’Europa, che rappresenta una pietra miliare nella soppressione dei diritti umani. La condanno dal profondo del mio cuore. Fortunatamente non sono solo, molti altri hanno commentato questo atteggiamento da parte del Parlamento danese.

C’è qui un falso argomento secondo cui “l’accaparramento dei beni di valore e del denaro è una pratica comune anche per i disoccupati o i senza tetto danesi” (perché non si tratta di nient’altro che di accaparramento, dal momento che stiamo parlando di popolazioni vulnerabili in fuga dalla guerra, che danno tutti i loro averi ai trafficanti visto che non c’è alcun passaggio sicuro attraverso la frontiera dell’Evros o un trasferimento diretto dalla Siria per mezzo, ad esempio, di aerei e navi a noleggio).

Questo argomento decade facilmente al solo pensiero di cos’è un diritto umano per quei richiedenti asilo, sulla base dei trattati internazionali e delle convenzioni europee che tutti gli stati membri delle Nazioni Unite hanno firmato. Per non parlare del serio dibattito che si apre su una simile pratica applicata a chi è nato nel paese, se vogliamo essere chiari su ciò che un paese europeo dovrebbe attuare per far valere il diritto al cibo e alla casa.

Il reddito pro capite (in termini di PIL) in Danimarca, secondo la Banca Mondiale, è 46.000 dollari, mentre per un cittadino siriano l’equivalente è solo 5.100 dollari. Allo stesso tempo la Danimarca è al 14° posto nella classifica mondiale della spesa in armamenti del 2015, in base ai dati SIPRI, mentre è al 20° per quanto riguarda il suo debito estero.

E’ importante spiegare come l’accordo politico e sociale sia stato a lungo coltivato in Danimarca attraverso le previsioni di una caduta del PIL nella seconda metà del 2015, causata dalla difficoltà di mantenere i livelli di esportazione nell’UE. Claus Hjort Frederiksen, il ministro delle finanze danese, ha commentato che la sfortunata predizione sul PIL del paese ha ampiamente a che fare con l’incremento dello 0,8% della spesa pubblica riguardante “l’impennata” del numero dei richiedenti asilo che arrivano in Danimarca.

E’ molto facile fare un confronto tra questa legislazione (che sarà presto seguita da altri paesi dell’UE) e le prime misure adottate contro gli Ebrei dai regimi fascisti durante il periodo di preparazione alla seconda guerra mondiale. Per non parlare del fatto che non è solo il diritto di proprietà ad essere stato ingiustamente violato, ma come ho già detto, molte altre misure restrittive dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, come sia l’Alta Commissione che il Commissario per i diritti europei hanno segnalato.

Comunque cosa vorrei che ci preoccupasse nell’immediato? Il fatto che nonostante in Europa abbiamo sperimentato l’irrazionalità delle politiche di austerità, con quasi nessun paese che non sia debitore da qualche parte (che si parli di debito pubblico o estero), contemporaneamente guardiamo il modo convulso con cui questi paesi investono costantemente in programmi di armamento e rafforzano le zone di conflitto, credendo che si rifaranno delle loro perdite in seguito, semplicemente riempiendo i mercati di merci. Queste politiche neoliberiste, adottate oggi con grande facilità come una panacea, hanno un impatto negativo sugli impegni dei paesi al rispetto dei diritti umani persino degli stessi nativi (aumento della disoccupazione, taglio di stipendi e pensioni, tagli ai servizi sociali, ecc.). Tuttavia ciò ha un effetto negativo su impegni specifici che ci siamo assunti come “Europa dei Diritti” nei confronti dei rifugiati, così come sulle procedure di richiesta di asilo. Certe responsabilità sorgono e coloro che promuovono tali politiche neoliberiste cercano di tirarsene fuori rivoltando l’opinione pubblica contro le persone svantaggiate: in questo caso contro i rifugiati e i senzatetto del proprio paese: in altre parole, accusando quelli che vivono “alle spalle di”, quelli che consumano anche un piatto di cibo al giorno anzichè contribuire alle esportazioni, allo “sviluppo” e alla crescita del PIL.

Ancora una volta i mercati e l’economia sono posti al di sopra degli esseri umani. Non abbiamo sognato questa Europa. Non vogliamo questa Europa. La cambieremo oppure l’abbandoneremo.

 

Foto: metropolico.org/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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