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La governabilità possibile e la sconfitta di Berlusconi

Berlusconi ha perso, perché ha perso voti, perché ha fallito il suo obiettivo politico di impedire a Bersani di Governare. Il cavaliere è passato dal 38% al 29% e non ha nelle sue mani la governabilità del Paese. La governabilità è nelle mani della coalizione PD/SEL e di Grillo.

Arbitri della situazione sono dunque Grillo e il centrosinistra, chiamati a misurarsi con una situazione difficile del Paese. Eppure ancora una volta si camuffa la realtà, e si spaccia per vittoria della destra, quella che è stata una sconfitta onorevole, meglio del previsto ma pur sempre sconfitta.

Berlusconi può gridare alla vittoria solo se si va ad elezioni subito o il PD fa la grande ammucchiata con il PDL e Monti. In questa caso la vittoria nebulosa quanto si vuole del PD, ma pur sempre vittoria può diventare disfatta. 

Non è Berlusconi arbitro della situazione. E questo deve essere chiaro ai mercati e al Paese. Si è realizzato quello che era previsto. L’ipotesi di una maggioranza assoluta della coalizione PD/SEL era un’ipotesi irrealistica, tutti lo sapevano e nessuno ci credeva.

L’ipotesi ritenuta più probabile, era quella di una vittoria alla camera e di un pareggio al Senato. Ed è ciò che si è verificato. I risultati elettorali assicurano una vittoria di misura del centrosinistra alla camere e al senato. Ma il Senato non ha la maggioranza dei seggi.

La coalizione PD/SEL è arrivata prima, ma non può governare senza l’aiuto di partiti o movimenti estranei alla coalizione. Può governare con l’aiuto di Grillo. Ma Grillo rifiuta ogni tipo di alleanza, con tutti i partiti. Il suo obiettivo è dare un colpo alla democrazia delegata a favore della democrazia diretta.

Ci sono comunque le condizioni per scongiurare l’ingovernabilità, e vanificare l’obiettivo politico della destra, che è quello di impedire al centro sinistra di governare.

È possibile ripetere l’esperienza siciliana, dove PD e M5S governano, trovando l’accordo sui singoli provvedimenti. I grillini escono dall’aula al momento del voto di fiducia, e poi votano di volta in volta i singoli provvedimenti che condividono.

Oggi è difficile governare ma non impossibile. Diventa impossibile se l’ala moderata del PD, della classe imprenditoriale e giornalistica, quella che odia tutto ciò che è sinistra, e quindi anche parte del programma di Grillo, comincia a creare ostacoli all’accordo con il comico genovese e a lavorare per l’ammucchiata.

Ma bisogna dare una risposta agli esodati, occorre trovare le risorse per il finanziamento della casa di integrazione, e dare un segnale ai mercati.

La corruzione, il conflitto di interessi, le riforme istituzionali, sono tematiche su cui è possibile una convergenza con Grillo, cosi come sono possibili convergenze in tema di lavoro e di diritti civili. Insomma si possono costruire e rendere operative maggioranze di scopo.

Il problema è vedere questi tasselli in quale linea strategica si collocano. Sfociano in una politica kenesiana così come auspica Bersani, oppure evocano un intervento pubblico nell’economia come auspicato da Grillo?

Questo è il nodo che devono sciogliere i due leader.

Dopo venti anni è possibile emarginare Berlusconi, voltare pagina e dire addio alla degenerazione della politica, cultura, moralità, legalità e senso dello Stato. Dopo venti anni è possibile metter fuori gioco la politica affaristica, postfascista, secessionismo, antifemminismo.

E tutto ciò non può non avere una risposta, se non si vuole precipitare nel baratro. E allora ognuno si assuma le proprie responsabilità. Vero Grillo?

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