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La foglia di fico di Fini che delude anche la destra

La foglia di fico di Fini che delude anche la destra

Il voto di fiducia sulla legge bavaglio era la prima vera grande prova di democrazia, dopo il "confronto" a muso duro tra Fini e Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl. I seguaci del presidente della Camera potevano metterci un piedino e fare uno sgambetto al Napoleone della Brianza, ed invece tutti allineati e coperti. Cosa diranno adesso ad editori, direttori di giornali, giornalisti, poliziotti, magistrati e direzione nazionale Antimafia? Quale credibilità ha ancora Fini dopo il voto di oggi al Senato?

Troppo presto abbiamo cantato il Te Deum, troppo credito abbiamo dato alle aperture del leader di quella che voleva essere una destra moderna, europea e liberale. Aveva ragione chi si era mostrato scettico: Gianfranco Fini ha compiuto l’ennesima "svolta", tornando sui suoi passi di delfino di Almirante. Avevano dunque ragione quelli che pensavano alla solita sceneggiata da telefilm americano: Berlusconi e Fini, il poliziotto cattivo e quello buono, diversi nei ruoli ma uniti come culo e camicia.

Tutto era cominciato quando il cavaliere aveva annunciato di non rinunciare al suo ruolo in politica finché avrà vita. Si dissolveva così ogni ipotesi di successione a medio termine per l’ex leader di An che aveva accettato di sciogliere il partito dentro il PdL, proprio in vista del ritiro di Berlusconi. Quando invece la prospettiva si è dissolta, a Fini è sembrata venire l’orticaria ed ha cominciato a prendere le distanze dalla linea del cofondatore, in nome di una nuova destra.

Sembrava che la baracca dovesse crollare da un giorno all’altro, lasciando sotto i detriti quel che rimaneva del berlusconismo. Già erano state definite le nuove strategie con un’intesa Casini-Rutelli-Fini, con un occhio rivolto agli ex-amici e concorrenti dell’asse Bossi-Berlusconi, e l’altro ad "accordi istituzionali" con il PD. Siamo arrivati perfino alla conta al Senato ed alla Camera, con Casini ottimista per un fronte anti Lega.

Il bluff è durato lo spazio di un inverno. Con i primi caldi il ghiaccio si è squagliato ed è tornato il sole dentro il partito dell’amore con il voto di fiducia sul progetto di legge bavaglio. Nelle prossime settimane sapremo cosa ha incassato Fini in cambio del voto favorevole dei suoi, di certo oggi si è giocato tutta la carta di credito che l’opposizione gli aveva riconosciuto, non per un’alleanza di governo comunque e contro Berlusconi, ma come voce critica per la riaffermazione della democrazia costituzionale in un periodo molto oscuro della nostra repubblica.

Tutte le (timide) giustificazioni di Fini sono solo una foglia di fico perché - come dice Filippo Rossi nel suo editoriale su FareFuturo - "si poteva fare di più e di meglio. Perché si ha la brutta sensazione di fare la foglia di fico di una decisione che non piace. Perché - come ha detto Fabio Granata ieri [altro finiano doc, NdA] - sulla lotta alla mafia ci sarebbe ancora da cambiare. E sulle sanzioni agli editori, e sulle intercettazioni ambientali, e sui limiti temporali. Tanto è cambiato: è vero. Ma tanto forse poteva ancora cambiare. Ed è inutile nasconderla, questa delusione" anche fra i fans finiani.

Questa legge, aggiunge Rossi, "poteva essere molto, molto migliore. Poteva limitare le esagerazioni di una pratica spiona senza limitare la libertà d’informazione. Poteva. L’elenco è lungo. Date le condizioni, questo era il massimo che si poteva ottenere. Forse. E quel forse, inutile negarlo, pesa come un macigno. Un macigno che ancora schiaccia a terra la politica italiana".

Purtroppo (per lui) anche la firma di Fini passerà alla storia in calce a questa pagina nera per la nostra democrazia, voluta strenuamente da Berlusconi per salvarsi ancora una volta, non certo per il bene del Paese. Fini ora è nudo dietro la foglia di fico, senza credibilità e senza coraggio.

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