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La fabbrica dell’insicurezza fa bene alla destra

In Italia « si produce, si fabbrica » insicurezza. « E la sua fabbrica principale è la televisione » [1], sostiene Giorgio Beretta nel saggio-inchiesta “Il Paese delle Armi”.

 

(Foto di Brad Weaver su Unsplash)

Ecco come funziona la fabbrica dell’insicurezza

Il fenomeno della fabbrica dell’insicurezza è alimentato da « l’alto numero di notizie di cronaca nera che vengono trasmesse dai telegiornali di prima serata delle reti Rai e Mediaset, (…) spesso portando nell’agenda giornalistica nazionale fatti di cronaca locale ».

Continua Beretta: « l’insicurezza come sentimento diffuso nella popolazione trova perciò in questi programmi televisivi [ l’autore considera anche gli “approfondimenti” giornalistici o nei talk-show, NdR ] una cassa di risonanza e di amplificazione: crimini come gli atti di violenza e gli omicidi per furti e rapine nelle abitazioni, che sono fenomeni gravissimi ma statisticamente marginali vengono di conseguenza percepiti come vicini, pervasivi, continuativi ».

« “Le televisioni degli altri paesi europei trasmettono meno notizie di questo tipo, quasi la metà nei telegiornali pubblici” », riporta sempre “Il Paese delle armi” citando un altro studio, quello di Alberto Parmigiani [2].

« Mediaset trasmette un numero maggiore (20 per cento in più) di notizie di crimini della Tv pubblica; e si arriva fino al 43 per cento in più per i servizi sui reati violenti, come omicidi, lesioni dolose e violenze sessuali », precisa Parmigiani su LaVoce.info sostanzialmente denunciando il funzionamento della fabbrica dell’insicurezza [2].

« Non solo – continua Giorgio Beretta -. In particolare riguardo a reati violenti quali omicidi, rapine, violenze sessuali, varie trasmissioni (…) non mancano di proporre dibattiti su eventi di cronaca nera. (…) Si crea un duplice effetto di “spettacolarizzazione” dell’evento e la sua “serializzazione” ».

« Questo tipo di trasmissioni ha un particolare impatto soprattutto sulla popolazione più anziana e meno istruita la quale, nella gran parte, trova nella televisione se non l’unico, il principale canale di informazione », evidenzia Giorgio Beretta.

La denuncia: La tivù, Mediaset in particolare, manipola l’informazione

Senza mezzi termini, Parmigiani scrive di « clima creato ad arte manipolando l’informazione ».

 
Lo scopo è infatti quello di fabbricare insicurezza e, quindi, alimentare « una campagna di informazione volta a creare nell’opinione pubblica un clima favorevole all’approvazione di norme restrittive » e, di fatto, ad indirizzare il voto elettorale verso quel centrodestra notoriamente percepito come più forte su questo tema.

Non sorprende, quindi, che, per le stesse ragioni – aggiunge lo studio di Parmigiani – « Mediaset trasmette più notizie sui reati commessi da stranieri ».

Un pensiero critico contro le fakenews degli “Organi della Verità”

Forse rende meglio l’idea chiamare orwellianamente “Organi della Verità” questi mass media, piuttosto che organi di informazione.

Un nuovo utile studio, a nostro parere, dovrebbe essere realizzato sulle ragioni dell’assenza di pensiero critico negli italiani, sulla loro creduleria, specie quando “lo ha detto la tivù”!

« Una frase, quest’ultima, che inchioda ad una presunta impossibilità di ribattere, di innescare un contradditorio sano e costruttivo, perché solitamente chi la proferisce lo fa con l’idea che la scatola magica possa emanare esclusivamente verità, senza porsi nessun dubbio » [3].

Senza dover arrivare alla Giuria Popolare che valuti le “balle dei media” di grillina memoria, almeno un pensiero critico sarebbe veramente necessario.

Fonti e Note:

Credits: Foto di Brad Weaver su Unsplash

[1] “Il Paese delle Armi”, Giorgio Beretta, 2022.

[2] LaVoce.info, 22 luglio 2017, Alberto Parmigiani, “Quando si fa politica con la cronaca nera”.

[3] Psicopensieri, Brunetta Del Po – Daniela Temponi, “L’hanno detto in televisione: la morte del pensiero critico”.

L’articolo originale può essere letto qui

Questo articolo è stato pubblicato qui

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