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La “diaria”, il M5S e il proletariato

Il Movimento 5 Stelle non sembra reggere alla prova di alcuni fatti. Vediamo il perché.

A pochi mesi dal successo elettorale il movimento di Grillo si avvia verso un’implosione auto-distruttiva. L’idea di sostituire la politica con la critica di costume collassa di fronte al fatto che gli eletti del M5S non sono asceti, bensì persone emerse dal corpo del moderno proletariato, che mantengono uno status di bisogno materiale. Tutta la storia della “diaria” è impregnata del cinismo del “capo”. Grillo, inconsapevole dei costi del vivere quotidiano, detta una linea che è materialmente insostenibile per i “suoi” eletti.

Verrebbe la voglia di chiedere al comico miliardario se conosce il prezzo corrente del pane. Grillo deve mantenersi ob torto collo su questa linea di moralismo fanatico, non può fare altrimenti poiché oltre il moralismo fanatico emergono la condizione e la natura sociale dei suoi stessi eletti e del suo elettorato che sottintende un’istanza di classe che Grillo cerca di espungere e di rimuovere dal contesto delle vicende politiche.

L’idea che basti una politica moralizzatrice per rimettere in sesto il paese inizia a rivelare tutti i suoi limiti e le sue insufficienze e non convince più coloro che, spinti da sentimenti di indignazione e di rabbia verso una casta politica corrotta e ributtante, iniziano ad accorgersi che il male non consiste solo e semplicemente nell’uso degenere del potere politico, bensì nella natura stessa della politica nel quadro statale borghese.

Una politica che, anche laddove fosse in teoria ricondotta in un ambito di decenza o decoro, in pratica continuerebbe a funzionare e ad agire contro le masse proletarizzate.

Grillo non si accorge, o finge di non accorgersi, che sono ben altre e molto più profonde le pulsioni sociali che vanno germinando nella coscienza del suo elettorato. C’è anzitutto un’idea di giustizia sociale che non può essere soddisfatta dal moralismo o dal giustizialismo deteriore. C’è un rigetto della propria condizione di sottomessi ad un’economia decisa altrove e che funziona come una vera e propria macelleria sociale.

C’è un’idea diversa del modo di produrre il cambiamento dello status sociale di milioni di persone e tutto ciò genera un senso di inquietudine, di insofferenza verso le prediche del “capo”, un fastidio verso una linea politica che si dimostra sempre più una dissimulazione delle ragioni reali che stanno all’origine delle sofferenze e dei disagi di milioni di proletari. E più di tutto Grillo non comprende che l’operazione di demoralizzazione dei proletari, provocata dall’inutilità del voto, non è per nulla riuscita.

Le elezioni hanno denunciato esattamente la fragilità e l’attaccabilità del quadro politico borghese. L’aver messo in moto un processo che ha coinvolto milioni di proletari è una testimonianza palese di come la politica borghese non sia onnipotente, ma possa essere battuta e disarticolata dall’iniziativa cosciente e attiva del moderno proletariato.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.147) 18 maggio 2013 19:14

    La politica di Grillo è fallimentare da ogni punto di vista

    Chi h votato Grillo (almeno quelli provenienti dall’elettorato i sinistra) volevano grandi cambiamenti e invece si sono visti rifilare - dalla politica di Grillo/Casaleggio - il governo Letta / Alfano.

    La "democrazia diretta on line" è una cosa che non sta né in cielo né in terra, infatti non esiste né se ne parla in alcuna parte del mondo.

    La "decrescita felice" è una puttanata pazzesca, una cosa contro natura e contro l’intera storia della specie umana, che può portare - se realmente si provasse ad applicarla - a situazioni del tipo Cambogia di Pol Pot.

    Grillo è un razzista di destra e solo i furboni di destra o gli sciocchi di sinistra possono stargli dietro.

    La cosa più ridicola è che vuole imporre agli altri (i suoi cittadini parlamentari) uno stile austero, ma lui dei 5 milioni di reddito dichiarati, guadagnati dalla politica, non parla mai. Che se ne farà mai di tutti questi soldi???!!!

     

  • Di (---.---.---.224) 18 maggio 2013 20:12

    Grillonza >

    Dettare all’interlocutore politico delle condizioni tassative per aprirsi al confronto è solo una pura “provocazione”.
    La rinuncia ai rimborsi elettorali, l’appoggio all’ineleggibilità di Berlusconi ed all’elezione della Gabanelli. Queste le pregiudiziali poste da Grillo al PD come “primo passo” per vagliare la prospettiva di una qualche iniziativa di governo.

    Tutti hanno visto con quale “pazienza” sia Bersani che Letta hanno sollecitato i delegati M5S ad assumere un ruolo politico “attivo” e responsabile. Di rimando il capogruppo Crimi ha stilato un elenco di ben “30 ragioni” per negare qualsiasi tipo di “fiducia” al PD.

    A tre mesi dall’elezioni il progetto di Grillo è sempre lo stesso.
    Con l’autunno l’Italia “va in bancarotta” e lo Stato finirà i soldi.
    Il suo M5S avrà così l’occasione di conquistare il Parlamento.
    Per fare cosa?
    Facendo a modo suo, assicura Grillo, per i prossimi 4-5 anni “saremo più poveri, ma più contenti”. Mica tutti!!
    Nel suo programma in 20 punti non si trova una sola parola sulla lotta all’evasione fiscale ed alle attività sommerse.
    Una dimenticanza (?) davvero curiosa su una materia che vale alcune centinaia di miliardi l’anno.

    Tant’è. Tutto va bene finchè dura il Consenso Surrogato di chi è sensibile alla fascinazione …

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