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La democrazia e la storia ribaltata

Chi conosce la storia, non solo come nomenclatura disciplinare ma, come materia e studio dei popoli e della loro evoluzione è a conoscenza di come essa abbia avuto consapevolezza di esistere sin dai primi millenni avanti cristo. Anche nei meno, oltre che nei più è noto il detto “La storia la scrivono i vincitori”, ma aggiungerei “I vinti la dettano”. I vincitori che scrivono la storia oggi sono gli stessi che nella “storia” sono stati vinti o quantomeno “civilizzati”. È interessante porsi la domanda sul come molte nazioni, quelle che Machiavelli definiva storiche quali Assiria, Persia, Grecia e Roma oggi siano diventate nazioni datate e monumentali. Quando nella Grecia classica si ergevano i monumenti alla filosofia con Aristotele, ma anche con quelli pre aristotelici, nella Germania della Bundestag vi era una popolazione, germani, che issavano i loro villaggi e la loro solo filosofia o per meglio dire la loro “sofia” era l’arte bellica, a mo’ di primitivismo. Mentre Aristotele dettava canoni sulle unità teatrali, in Germania ci si sorprendeva del fuoco mentre nella prima si facevano ipotesi e miti sulla sua origine.

Agli Assiri, Persiani, Fenici l’umanità è in debito per le loro invenzioni o perfezionamenti in alcuni campi, dal navale all’arte vitrea, mentre in Inghilterra una popolazione che è passata alla storia con il nome di britanni ergevano delle pietre verticali ed orizzontali a mo’ di cerchio degne del miglior critico dell’arte contemporanea, in particolar modo della Land Art.

Il mio non vuole essere un articolo, una summa delle invenzioni e comparazioni con altre nazioni della prima fase storica, ma vuole essere una scintilla. Oggigiorno la situazione di inventori-distruttori o filosofi-bruti si è ribaltata, almeno nelle ideologie di quei bruti o distruttori che “nowadays” hanno indossato un abito nazionale che li ha distinti. Cosa è accaduto nel percorso storico temporale di quelle nazioni che prima erano grandi, maggiormente localizzate nel Sud del mondo o nel “Terzo Mondo”, ed oggi sono diventate talmente piccole che quasi sono classificate insignificanti. La storia non ha teorie, ma ha solo prassi ma questa ad un certo punto si deve essere stata fermata per essere sostituita dalla fiacchezza. Non mi andrebbe di richiamare la corruttella machiavelliana per dare una risposta a questa domanda, in quanto l’accezione è differente. È palese che le nazioni del nord Europa e del nord in generale abbiano fatto progressi in campo culturale e tecnologico solo dal 1500 in poi, almeno quelli più rilevanti, a pochi anni dalla scoperta del Nuovo continente, negli stessi anni che la gloria ma soprattutto la fama culturale e politica di quelle nazioni storiche sia andata scemando con le invasioni di popoli nordici o perlomeno con blocchi come nel caso dei turchi in quel di Lepanto, 1571. La battaglia di Lepanto segna il punto di rottura ahimè tra la gloria del mezzogiorno del globo con quello della mezzanotte dello stesso. La scoperta di nuove terre, i successi della politica territoriale di quei popoli barbari ed ora barbarizzanti, l’importazione dal nuovo continente di nuovi alimenti, il fasto delle monarchie europee dalla seconda metà del 1400 hanno compromesso la gloria di quel sud del mondo. Se nelle nazioni storiche dal punto di vista culturale e politico si discuteva intorno al concetto di politica, sofismi, archè, artistici ed architettonici, in quelle nazioni “moderne”, senso negativo dell’accezione, iniziavano a sorgere scritti di economia, suddivisione dei poteri. È proprio l’economia la battaglia di Lepanto, il predominio delle nazioni moderne su quelle storiche culturali per eccellenza.

L’economia è il gap che ha diviso per sempre le due tipologie concettive di nazione e le ha conquistate sotto la spada vittoriosa del “dollaro”. Le dispute economiche si andavano imponendo su quelle fisiche, artistiche. L’economia è quel vestito che ha abbigliato quei barbari di una volta e li ha resi più bruti con la consapevolezza di qualche politicante che ribadì con fierezza trumpiana “Con la cultura non si mangia”. La democrazia della quale gli ellenici disputavano è stata soppressa dall’economia, divenuta la pseudo democrazia delle nazioni moderne.

Nicola Ancora

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