La cura letale e i fantasmi dell’oltretomba finanziaria

Mario Seminerio è un economista non allineato che considera gli attuali sacrifici economici molto sproporzionati e dannatamente dannosi.
Nel saggio “La cura letale” (Bur, ottobre 2012) Seminerio ci ricorda che l’economia italiana si trova da troppo mesi in zona retrocessione e ci informa relativamente alle principali problematiche e ai retroscena finanziari che continuano ad aggravare le condizioni del sistema economico italiano.
La Germania impone politiche europee retrograde e tiranniche che aumentano gli squilibri delle bilance commerciali e gli interessi da pagare sui debiti pubblici, mentre paesi come l’Italia hanno bisogno di meno tasse, di meno burocrazia e di una vera lotta alla corruzione. Le tasse dovrebbero gravare sui prodotti finanziari, sulle rendite e non sui produttori (imprenditori e lavoratori).
D’altra parte molti “governi europei ricorrono ai trasferimenti di welfare (ad esempio sotto forma di sussidi di disoccupazione o di riduzione del gettito d’imposta) come a stabilizzatori automatici macroeconomici”, in modo da non deprimere il mercato. Quindi per Seminerio “il punto non è che l’austerità fa male sempre e comunque. Il punto è che l’austerità concentrata e violenta fa male a chiunque, e che l’unione monetaria europea resta una grande opera incompiuta”.
Inoltre Seminerio sottolinea l’importanza dell’equazione di Fisher: “Un aumento del tasso di interesse o una caduta del Pil possono condurre a un rapporto debito-Pil crescente, anche se il governo tiene il punto su spese e tasse. Per contro, se i tassi nominali restano bassi, un governo che ha un deficit nei conti pubblici può ancora riuscire a ridurre il rapporto debito-Pil facendo leva sull’inflazione, come ad esempio è successo negli Usa, e non solo, nel secondo Dopoguerra” (p. 80). I tassi nominali sono gli interessi da pagare o da incassare al netto dell’inflazione, perciò in mancanza di crescita economica la cosa più razionale da fare è quella di tenere i tassi di interesse nominali “bloccati sotto il livello dell’inflazione” (operazione riservata alle banche centrali).
Quindi bisognerebbe “capire che, dietro al rapporto debito-Pil e alla sua dinamica, non ci sono soltanto governi dalle mani bucate, ma una pluralità di variabili… Ecco perché i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) hanno fallito nel tentativo di seguire le loro tabelle di marcia verso il pareggio di bilancio” (p. 81). E attraverso le imposte patrimoniali come le tasse sulla casa e sui fabbricati si riducono pericolosamente i risparmi e la liquidità aziendale, in un momento in cui i redditi si abbassano o scompaiono a causa della crisi economica.
Comunque non è vero che in Italia esistono troppi dipendenti pubblici: a livello di bilancio nazionale, “l’anomalia italiana è rappresentata da un eccesso di spesa per pensioni (232 miliardi) e interessi (70 miliardi), che assieme costituiscono il 43 per cento dell’intera spesa corrente. Tolti questi, in rapporto al Pil, in realtà spendiamo meno di quasi tutti i Paesi dell’Ocse per i servizi pubblici fondamentali: sanità, istruzione, giustizia, ordine pubblico, difesa. La spesa in conto capitale, poco più di 50 miliardi, è al minimo storico” (Massimo Bordignon, economista dell’Università Cattolica, Lavoce.info del 2 maggio 2012).
In conclusione si può affermare che pure i governanti turchi sono più onesti e più furbi dei burocrati italiani, poiché fanno pagare tassi di interesse sui titoli di Stato che non superano mai il tasso di inflazione (Pier Paolo Flammini, Rivieraoggi.it, 21 dicembre 2012). Solo in Italia si pagano tassi di interessi positivi superiori all’inflazione da circa 30 anni (Giovanni Zibordi, www.cobraf.com), pensando di non creare problemi a lungo termine. Del resto dal lievitare delle rendite da interessi ci guadagnano di sicuro tutti banchieri e i loro azionisti, per cui risulta ancora veritiero il vecchio motto per cui “i politicanti sono i camerieri dei banchieri” (Ezra Pound). E i banchieri sono diventati dei fantasmi che si aggirano tra le tombe dei nostri soldi.
Mario Seminerio è un analista macroeconomico e un consulente finanziario. Scrive per “il Tempo”, per “il Fatto Quotidiano” e su http://phastidio.net.
Per dimenticare le involuzioni economiche e per seguire le ultime evoluzioni economiche consiglio un paio di siti: www.memmt.info (Mosler Economic Modern Monetary Theory for public purpose) e www.economonitor.com (il pensatoio indipendente di Nouriel Roubini).
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox