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La crudele indifferenza del clero

Ancora una volta nel mondo si discute della chiesa cattolica, e ancora una volta se ne discute per un aspetto negativo ormai ricorrente: la squallida gestione degli abusi sessuali commessi da religiosi. Il rapporto su settant’anni di pedofilia in Francia è stato pubblicato qualche giorno fa, e se ne è parlato ovunque perché i dati raccolti sono impressionanti.

Come si è arrivato a questo? Qualche anno fa è scoppiato lo scandalo di padre Preynat, un predatore seriale di scout cattolici. L’inchiesta ha portato alla luce le responsabilità del cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione e primate di tutte le Gallie, che è stato accusato di aver insabbiato i suoi crimini. Il cineasta François Ozon ha annunciato l’intenzione di girare un film sulla vicenda. La conferenza episcopale ha quindi pensato che, prima che lo facesse lo stato, sarebbe stato opportuno ordinare una propria inchiesta sulle dimensioni del fenomeno dal dopoguerra a oggi. Ne è stata incaricata una commissione indipendente, formata anche da non credenti e guidata da Jean-Marc Sauvé, già membro del Consiglio di stato e della Corte di giustizia dell’Unione europea. Una mossa intelligente, in quel momento.

Ma i nodi sono comunque venuti al pettine. Nei giorni scorsi la commissione ha presentato il rapporto conclusivo di quasi tre anni di lavoro. 2.500 pagine che contengono cifre senza precedenti: 216.000 vittime di violenze da parte di religiosi, che diventano 330.000 se si aggiungono i dipendenti delle organizzazioni cattoliche, per una media di tredici violenze al giorno per settant’anni. L’80% delle vittime è rappresentato da maschi tra i dieci e i tredici anni, ma non mancano le femmine (anche attraverso l’uso di crocifissi). La percentuale dei religiosi abusatori (2,6%) è poco meno della metà di quanto riscontrato altrove, e meriterebbe qualche approfondimento ulteriore. Il picco delle violenze è stato raggiunto tra il 1950 e il 1970: circostanza che (ammesso che ce ne fosse stato bisogno) smentisce la surreale tesi di Benedetto XVI secondo cui la pedofilia religiosa è nata con il «collasso morale» e «l’assenza di dio» provocati dal Sessantotto. Purtroppo per lui, è invece figlia del cattolicesimo reale.

Quello cattolico resta infatti il terzo ambiente più pericoloso dove rischiare di essere stuprati, immediatamente dopo la famiglia e la cerchia amicale: è decisamente meno sicuro della scuola pubblica e delle associazioni culturali o sportive. Se pensiamo che da decenni la Francia è il paese di tradizione cattolica con il più basso numero di sacerdoti in rapporto alla popolazione, possiamo renderci conto della dimensione che il fenomeno potrebbe aver assunto altrove. La commissione ha formulato numerose raccomandazioni per evitare il ripetersi degli abusi, e non ha usato molti giri di parole per ricordare che la chiesa «per molto tempo ha cercato di agire in primo luogo come istituzione, mostrando una completa e persino crudele indifferenza verso coloro che hanno subito aggressioni».

Non sembra però essere stata ascoltata. Il presidente della Conferenza episcopale ha sostenuto che «il segreto della confessione è più forte delle leggi della repubblica», un altro prelato ha affermato che i vescovi non devono rispondere alle convocazioni del ministero dell’interno. I vertici confidano nemmeno tanto sottovoce nelle prescrizioni, e anche il papa ha minimizzato, parlando di «momento della vergogna» (come se il problema fosse la visibilità planetaria ricevuta dal rapporto) e invitando «i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la chiesa sia una casa sicura per tutti» (come se non fossero in prima battuta sue, visto che è il detentore unico di tutti i poteri all’interno della chiesa).

Barbarin è stato condannato in primo grado a sei mesi di carcere con la condizionale ed è stato prosciolto in appello grazie alla caduta in prescrizione del reato. Nonostante i ricorsi legali per bloccarne l’uscita, presentati dai religiosi di cui raccontava le tristi gesta, Grazie a Dio, il film di Ozon, è uscito nelle sale nel 2019 e ha ottenuto diversi riconoscimenti: papa Francesco non ha trovato di meglio che organizzare, in contemporanea, un evento autoassolutorio in cui ha scaricato le colpe su Satana e «sul male», ottenendo il solo risultato di esasperare ulteriormente le vittime.

Gli atteggiamenti equivoci dei vertici della chiesa scoraggiano infatti anche i credenti più sinceri. Che sono poi gli stessi a cui i vescovi intendono ora chiedere i fondi necessari per i risarcimenti, anche se la commissione ha suggerito che si debba attingere «dal patrimonio degli aggressori e dalla chiesa di Francia» – e perché non anche dal ricchissimo Vaticano? In Canada (dove lo scandalo è addirittura maggiore, in quanto presso le scuole cattoliche sono state trovate fosse comuni con ciò che resta dei corpi di migliaia di bambini nativi) è emerso che i vescovi hanno premuto sulle istituzioni per non riconoscere le somme dovute.

Nulla di nuovo, in fondo. La chiesa si è sempre ritenuta una realtà divina, quindi perfetta: come osa qualche insignificante essere umano metterla in discussione? La crudele indifferenza del clero verso qualunque sofferenza discende da questa mentalità arcaica: la ditta è ritenuta intoccabile, i suoi dirigenti anche, e gli abusi sessuali sono dunque soltanto un microscopico danno collaterale lungo la maestosa strada che conduce al Regno di Dio. Un’arroganza senza paragoni che è favorita anche dalle istituzioni: nessuna di esse vuol mettere in discussione l’organizzazione ecclesiastica, nonostante centinaia di migliaia di crimini già conclamati. I prelati condannati sono considerati eccezioni, mosche bianche che non devono intaccarne la reputazione. Gli uomini di governo continuano dappertutto a renderle omaggio, anche quando non sono cattolici.

C’è per fortuna un’enorme novità: è una strategia che non sembra funzionare più con l’opinione pubblica, che la sua condanna morale delle gerarchie vaticane l’ha ormai già pronunciata. La sfiducia è ai minimi storici persino in Italia, nonostante l’onnipresenza del popolare populista Bergoglio. Cercheranno una volta ancora di cavarsela con riforme di facciata, confidando nella collaborazione di governi e mass media. Ma di questo passo finiranno soltanto per screditarsi ulteriormente.

Raffaele Carcano

 

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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